“La gente era un po’ spaventata”. Con questa motivazione Donald Trump ha sospeso per 90 giorni i dazi commerciali, Cina esclusa a cui viene applicata una tariffa del 125%. L’Unione Europea a sua volta sospende le contromisure. Per la presidente Von der Leyen bisogna dare una possibilità ai negoziati. In vigore i dazi cinesi agli Usa all’84%. Chi ha convinto Trump a fare marcia indietro? C’è chi dice il segretario al Tesoro, Bessent, ma anche le dichiarazioni allarmistiche del ceo della grande banca d’investimentoi JPMorgan Chase, Jamie Dimon .
Donald Trump si accorge di averla fatta grossa accanendosi sui dazi e così dalla mezzanotte di ieri ha sospeso per tre mesi le misure sulle tariffe commerciali a eccezione della Cina, penalizzata dal 125% sull’export negli Stati Uniti.
L’Unione Europea a sua volta blocca per 90 giorni le contromisure e poi sospese ieri sera: ad annunciarlo è stata la presidente della Commissione dell’Ue, Ursula Von der Leyen. Secondo la responsabile, i Ventisette vogliono “dare una possibilità ai negoziati”. Si distendono così, i toni di una trattativa non partita nel migliore dei modi tra Europa e Stati Uniti, dopo l’annuncio nei giorni scorsi, delle nuove tariffe imposte da Trump. Che la situazione si stesse alleggerendo si era capito già dalle prime ore di questa mattinata, quando Ursula Von der Layen, sui social, ha definito la decisione del Tycoon di sospendere i dazi per tre mesi, “un passo importante”.
“Accolgo con favore l’annuncio del Presidente Trump di sospendere i dazi reciproci. È un passo importante verso la stabilizzazione dell’economia globale”. Così la presidente della Commissione dell’Ue, Ursula Von del Leyden -sui social. cco perché ho sempre sostenuto un accordo tariffario zero a zero tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’Unione Europea resta impegnata a condurre negoziati costruttivi con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di raggiungere un commercio senza attriti e reciprocamente vantaggioso”.
“Allo stesso tempo – per Von der Leyen – l’Europa continua a concentrarsi sulla diversificazione delle sue partnership commerciali, interagendo con paesi che rappresentano l’87% del commercio mondiale e condividono il nostro impegno per uno scambio libero e aperto di beni, servizi e idee. Infine, stiamo intensificando il nostro impegno per eliminare le barriere nel nostro mercato unico. Questa crisi ha chiarito una cosa: in tempi di incertezza, il mercato unico è la nostra ancora di stabilità e resilienza. Io e il mio team continueremo a lavorare giorno e notte per proteggere i consumatori, i lavoratori e le imprese europee. Insieme, gli europei usciranno più forti da questa crisi”, ha concluso.
Scrive Antonio Bonanata di RaiNews: “Abituato com’è, e come ha abituato chi lo osserva da lontano, a prendere decisioni di pancia, a fidarsi dell’istinto e del proprio carattere “umorale” (da autentico immobiliarista e affarista), il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha per l’ennesima volta stupito il mondo: dopo aver tenuto col fiato sospeso le economie del pianeta, e aver affossato le borse europee e asiatiche per due giorni di fila, a causa della sua dichiarazione di “guerra commerciale” ai Paesi emergenti, all’Unione europea e soprattutto alla Cina, e dopo le ritorsioni attivate o solo annunciate da alcuni partner, il capo della Casa Bianca ha deciso di sospendere per tre mesi (90 giorni) le tariffe maggiorate per i 75 Paesi che non li hanno imposti a loro volta all’America. Con una vistosa eccezione: Pechino, a cui ha imposto un ulteriore innalzamento del 125% perché resta il principale nemico dell’economia a stelle e strisce.
Ora, dalle parti di Pennsylvania Avenue, tutti plaudono alla grande capacità strategica del presidente di mettere gli avversari in un angolo, costringerli a trattare, se non addirittura calarsi le braghe (“Fanno la fila per venire a baciarmi il culo”, ha elegantemente rivelato). In realtà, a ben vedere, la mossa del tycoon andrebbe letta più correttamente come un cambio di rotta spinto dalla necessità e dalla paura di una crisi prolungata nel tempo, che avrebbe potuto avere ripercussioni sull’economia Usa. “La gente era un po’ spaventata” ha ammesso ieri lo stesso Trump. E il presidente ha tenuto a chiarire che la decisione è stata presa dopo ore di riflessione e di confronti ma senza “avvocati” o altri esperti.
Ma a chi si deve dire grazie per questa giravolta? Soprattutto al segretario al Tesoro Scott Bessent e a quello al Commercio, Howard Lutnick. Sono loro, infatti, da bravi ed esperti ex finanzieri, gli artefici dell’opera di convincimento portata avanti per due giorni nei confronti di “Potus”. Infatti, come ha rivelato lo stesso Lutnick, ieri lui e il collega Bessent hanno letteralmente assistito il presidente nella stesura del lungo post su Truth in cui Trump annunciava la sua decisione di sospendere i dazi e di aumentarli alla Cina. Era presente, intorno al tavolo, anche Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale.
Ma è stato il segretario al Tesoro Bessent, in particolare, a lavorarlo ai fianchi, a blandirlo e a provare a convincerlo passo passo che, a lungo andare, perdite prolungate sulle piazze finanziarie del mondo si sarebbe tradotte in un tracollo troppo grande per l’economia americana, col rischio concreto di recessione. In ogni caso, l’azione persuasiva sul presidente ha altri protagonisti: alcuni sostengono che la vera svolta sia arrivata quando Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, ha detto su Fox News, il canale più in sintonia col Trump-pensiero, che l’imposizione prolungata dei dazi avrebbe provocato molto probabilmente una recessione.