Le giovani africane, donne coraggiose e preparate, sono in movimento, lottano per i loro Paesi, ma i media italiani, conformisti e malati di provincialismo, al contrario dei grandi mezzi di comunicazione internazionali, ne parlano pochissimo. In sostanza, l’Italia snobba tutto ciò che fermenta in positivo in un continente con la popolazione giovanile più numerosa al mondo.
L’Africa è raccontata come un luogo privo di speranza, come fonte di immigrazione nei Paesi europei. È quanto emerge dalla V edizione de “L’Africa MEDIAta”, il rapporto presentato da Amref Health Africa-Italia, la più grande organizzazione non governativa che si occupa di salute nel continente africano e che ogni assiste oltre 20 milioni di persone, attraverso i suoi progetti. Il rapporto, curato dall’Osservatorio di Pavia *, mette in luce – come negli anni precedenti – la marginalità della comunicazione sull’Africa e sulle persone africane e afrodiscendenti nei media mainstream.
“Esiste un’altra Africa oltre gli sbarchi e le emergenze. Un’Africa di giovani che fronteggia disoccupazione, economia e salute, ma che ha più strumenti rispetto alle generazioni precedenti. Chiediamo al G7, ai responsabili del Piano Mattei, di ascoltare l’Africa. Un continente impegnato a cambiare, il più delle volte dal basso, grazie alle nuove generazioni, che rappresentano la maggioranza della popolazione”, dichiara Guglielmo Micucci, Direttore Generale di Amref Health Africa in Italia.
“Il 70% degli 1,8 miliardi di giovani del mondo vive nell’Africa subsahariana. Questo rappresenta un’opportunità per favorire uno sviluppo sostenibile. In particolare le ragazze stanno lottando con tenacia. I limiti e le difficoltà non riescono ad arginare la forza e l’energia di queste giovani, desiderose di guidare il proprio continente verso una nuova era, all’insegna dei diritti”, dichiara Bitania Lulu Berhanu, direttrice programma Y-ACT Amref. Amerò nel 2017 ha lanciato Youth in Action (Y-ACT), programma pluriennale che è diventato un movimento giovanile influente.
Sul totale degli intervistati nei telegiornali di prima serata (50.573), c’è appena un attivista africano ogni 919 persone, ovvero lo 0,1% di presenza complessiva. Nei tg compare un’attivista africana ogni 4.200 intervistati e su 1.515 puntate di programmi con riferimenti all’Africa, solo in 48 di questi (3,2%) si registra la presenza di 99 attivisti africani. La presenza femminile nei programmi si colloca intorno al 35%, con una visibilità migliore rispetto ai telegiornali. Gli attivisti maggiormente interpellati sono quelli che operano nel campo dei diritti umani e civili (23,2%), come Patrick Zaki.
Il report ha preso in esame 36 attiviste africane, 12 per tre ambiti di interesse: ambiente, salute, arte e cultura. Soltanto 7 di queste raggiungono su Facebook una visibilità che supera i 50 post. I loro nomi circolano all’interno dei gruppi tematici che condividono le stesse battaglie. Ad esempio, la galassia ambientalista per Vanessa Nakate (nella foto tratta dal Nyt), le istituzioni e i soggetti della sfera artistica per Lesley Lokko, Laetitia Ky e Zanele Muholi, i gruppi di lettura e scrittura per Chimamanda Ngozi Adechie o nel caso delle musiciste Fatoumata Diawara e Angélique Kidjo, i post di promozione dei concerti.
Queste personalità catturano l’attenzione delle grandi testate nazionali quando sono protagoniste di grandi eventi in Italia o partecipano a iniziative internazionali, o quando il loro percorso si intreccia a polemiche socio-politiche italiane, come nel caso di Lesley Lokko: ha denunciato che tre dei suoi collaboratori ghanesi non avevano ottenuto il visto dall’ambasciata italiana in Ghana per partecipare alla Biennale di Venezia.
Il 2023 registra il maggior numero di notizie sull’Africa degli ultimi 5 anni con la presenza nei 6 principali quotidiani di 16 notizie in media al mese (più 3 rispetto al 2022). Due notizie su 3 sono ambientate in Italia o in Occidente e riguardano cronaca e migrazioni (80,2%, dato in aumento). L’impegno del governo rispetto alle questioni africane ha aumentato la copertura: dal memorandum Ue-Tunisia al Patto Italia-Albania, fino agli accordi con la Libia.
Nei Tg sono state rilevate 3.457 notizie sull’Africa (numero più alto dopo il 2019). Si conferma una prevalenza della copertura su migrazioni e fatti di cronaca nel contesto occidentale, oltre che sull’intensa attività istituzionale di Meloni e iniziative come il Piano Mattei. L’attenzione verso notizie direttamente legate a persone, temi e fatti del continente africano rimane bassa, con una media dell’1,9% rispetto alle notizie sull’Africa, con una prevalenza di informazioni su guerra, terrorismo e cronaca, con ampia copertura del terremoto in Marocco e dell’alluvione in Libia.
Questa tendenza viene confermata anche nei programmi di infotainment (informazione e intrattenimento) analizzati su sette reti televisive: su 61.320 ore trasmesse in un anno sono stati rilevati, in aumento rispetto allo scorso anno, 1.061 riferimenti all’Africa, in media 1 riferimento ogni 58 ore di programmazione. L’86% dei riferimenti anche in questo caso ha un contesto europeo, con rinnovato peso nell’agenda politica e mediatica della migrazione.
da professionereporter.eu
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- L’Osservatorio di Pavia è un istituto di ricerca indipendente specializzato nell’analisi dei media (web, tv, radio, stampa).