Un clamoroso caso giudiziario sta scuotendo uno dei più importanti giornali italiani, La Stampa di Torino. Luca Ferrua, direttore dell’inserto Il Gusto (cibo e vino) del Gruppo Gedi, che esce anche su Repubblica, è indagato per corruzione e turbata libertà di scelta del contraente. L’ufficio del giornalista, nella sede del quotidiano, è stato perquisito dalla polizia giudiziaria.
Il Comitato di redazione della Stampa ha chiesto subito “un intervento dell’azienda che spieghi in che modo si intende tutelare la rispettabilità della testata e di chi ci lavora”. Il Cdr desidera al più presto dall’Azienda “ragguagli rispetto a eventuali provvedimenti in ordine alla possibile violazione del codice etico”.
A Repubblica c’è stato un incontro fra Cdr e il vicedirettore de la Repubblica Carlo Bonini. “Sarà la magistratura a fare il suo corso -scrive il Cdr di quel giornale- Non è certo una rappresentanza sindacale che può condannare o assolvere alcuno, né auspicare provvedimenti dell’editore. Ma sia la direzione che tutta la redazione sanno bene che nei mesi scorsi più e più volte, a volte anche con vigore, abbiamo posto il problema crescente della pericolosa commistione tra informazione e pubblicità. Labili confini e tolleranza rispetto ad ‘aree grigie’ in tal senso espongono tutti a dei rischi enormi, in primis per la credibilità delle nostre testate. Per questa ragione ci eravamo dati delle linee guida contenute in un documento votato a larga maggioranza dall’assemblea, al quale erano seguite delle disposizioni in materia del direttore Maurizio Molinari”.
L’ultima vicenda -secondo il Cdr- “porta con sé un grave danno reputazionale a Gedi e per riflesso a Repubblica, a prescindere dall’esito finale dell’inchiesta. Crediamo però vada colta l’occasione per pensare a regole ancor più stringenti che tutelino il nostro lavoro, il nome di Repubblica e i lettori. La direzione si è detta disponibile ad affrontare nuovamente il tema. Buon lavoro”.
Alla base dell’inchiesta ci sarebbero favori in cambio dell’affidamento di un incarico di promozione della sagra del fritto misto alla piemontese. La procura di Torino ha iscritto cinque nomi nel registro degli indagati: il Direttore del Gusto, Luca Ferrua, la sua socia nella società Rosfert, Maria Ursillo, due funzionari di Visit Piemonte, società in house della Regione, e un consigliere comunale a Baldissero (Torino).
Secondo il pubblico ministero Elisa Buffa, la società Rosfert -di cui il giornalista Ferrua è socio al 50%- avrebbe ricevuto degli incarichi pagati con soldi pubblici per l’organizzazione della sagra del fritto misto di Baldissero, in programma a giugno. Un evento voluto da Regione e Comune per promuovere il Fricassé ‘d Baudisé con un’innovativa cottura green.
La Rosfert secondo l’accusa ha beneficiato di soldi pubblici per costi non sostenuti o falsamente dichiarati. Per un progetto piemontese che coniuga cibo e territorio: “Fricassé ‘d Baudissé angirula”, “Il gusto delle Alpi”, “We are Piemonte-Usa” e “Oro Monferrato”. Eventi che, secondo l’accusa, i vertici di Visit Piemonte avrebbero affidato alla Rosfert “senza gara e con interlocuzioni sulle clausole del bando”.
Il giornalista avrebbe aiutato la città di Baldissero ad ottenere i fondi regionali. Per un totale di 69mila euro. La Rosfert ha poi incassato 48mila euro rendicontando costi non sostenuti.
Gusto, gestito da Ferrua, è l’unico hub (inserto a tema) gestito dalla Stampa, mentre gli altri sono curati da la Repubblica. Dopo l’arrivo alla direzione de la Stampa di Andrea Malaguti, Ferrua è stato anche delegato al coordinamento delle edizioni provinciali. Incarico da cui ora è stato rimosso dalla Direzione.