Sanremo è la settimana più frenetica della musica italiana, ma anche un grande fenomeno sociale, non solo televisivo. Sul festival si concentra l’attenzione di milioni di persone e spesso vengono sollevati problemi sociali, casi umani e le inevitabili polemiche.
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Tra i volti più attesi di Sanremo 2025 c’è anche Selvaggia Lucarelli, alla sua prima esperienza diretta dentro il Festival, nel ruolo di co-conduttrice del DopoFestival accanto ad Alessandro Cattelan. E com’è nella sua personalità e suo costume, la giornalista non ha perso l’occasione per sollevare critiche o evidenziare problemi.
Appena arrivata, ad esempio, ha inquadrato la folla davanti al teatro Ariston e ha ironizzato: “Sembra di stare a Roccaraso”, un chiaro riferimento al caos scoppiato nella località abruzzese con la tiktoker Rita De Crescenzo e la sua invasione di fan. Lucarelli dopo il debutto ufficiale del Festival, ha chiuso la prima serata nel suo nuovo ruolo, commentando così la kermesse: “È stato un Festival lineare, la più trasgressiva è stata Marcella Bella”. In buona sostanza definendo la rassegna canora diretta da Carlo Conti un po’ datata, quasi da Anni Ottanta.
Ma la vera polemica è sulla canzone di Simone Cristicchi. E’ lì che arriva la vera stoccata, nonostante gli applausi del teatro, sulla canzone e l’interpretazione di Simone Cristicchi. Il brano, dedicato al rapporto di Cristicchi con la madre malata, ha emozionato il pubblico facendo scorrere anche qualche lacrima. Ma la Lucarelli non è convinta: “Ho vissuto l’esperienza di cui parla Cristicchi. Trovo che ci sia un eccesso di romanticizzazione della malattia, che è molto feroce, abbrutisce e toglie dignità”. La giornalista allude a quel processo attraverso cui un qualcosa viene idealizzato pur trattandosi di una condizione di sofferenza.
Il brano, Quando sarai piccola (qui il video dell’esibizione a Sanremo), è dedicato alla madre del cantante, ma per la co-conduttrice del DopoFestival è un racconto edulcorato e lontano dalla realtà: “Cristicchi è venuto al Festival con una canzone che, dice, aveva nel cassetto da cinque anni, ma Amadeus l’aveva rifiutata. Lo rimarca più volte, come a volerci dire – senza dirlo – che Amadeus non capisce nulla. E invece trovo che nella decisione di Amadeus potesse esserci una logica più che comprensibile”.
La giornalista ripercorre poi le dichiarazioni di Cristicchi sull’ispirazione del suo brano, sottolineando come l’aspetto clinico della vicenda della madre non sia del tutto chiaro e critica duramente il modo in cui il brano dipinge la malattia e il ruolo di chi assiste il malato: “La canzone è molto amata dalla critica e altrettanto dal pubblico, la regia di Sanremo si affretta sempre a inquadrare le lacrime di chi tra il pubblico dell’Ariston si commuove e lo stesso Cristicchi si definisce modestamente ‘un poeta’ (‘Sono un oggetto non identificato per lo streaming, dove sono quello con meno ascoltatori mensili, e anche per le radio. Eppure, ricevo consensi trasversali. Credo però che la poesia non si debba basare sui numeri, ma su altri parametri’)”.
Ma per Selvaggia l’effetto è tutt’altro che poetico: “Purtroppo però, nonostante le buone intenzioni e i buoni sentimenti, può succedere che una canzone non sia un granché pure se ha l’ambizione legittima di trattare temi intimi e universali allo stesso tempo. Temi importanti e complessi come la malattia, per esempio.
E la canzone di Cristicchi, dal testo alla melodia, non è un granché. Dirlo suona ‘lesa maestà’, perché se dici che la canzone su una mamma malata è retorica e ridondante, sei cinico e senza cuore”. E aggiunge: “Io che, invece, in questo presepe di inviolabile conformismo sono al massimo la pastorella con la capretta in spalla, mi prendo la briga di dire che la canzone non mi ha commossa. Né al primo ascolto dal vivo né in diretta tv. Mi ha fatto l’effetto contrario. Mi è parso di guardare la versione instagrammabile della storia, la foto in cui al malato nel letto spariscono macchie, tubicini, piaghe e sguardi persi e restano il pigiama stirato, il comodino in ordine e la parte nobile, romantica dell’accudimento”.