La giornalista francese Ariane Lavrilleux è stata arrestata e la sua abitazione perquisita dagli agenti di polizia della Direzione generale della sicurezza interna (DGSI). La giornalista – accusata di violazione del segreto di Stato sulla sicurezza nazionale e rivelazione dell’identità di agenti sotto copertura – ha pubblicato su Disclose, un collettivo indipendente di giornalisti d’inchiesta, “Egypt Papers”, inchiesta che denunciava l’operazione Sirli, ossia una missione segreta francese condotta in collaborazione con le autorità egiziane tra il 2016 e il 2018 che avrebbe reso la Francia complice dell’uccisione di diverse persone, forse centinaia.
Obiettivo di questo inaccettabile attacco alla libertà di stampa – si legge sul sito aperto di Disclose (Divulgare, in italiano) – identificare le fonti di Disclose che hanno permesso di rivelare l’operazione militare “Sirli”, condotta dalla Francia in Egitto per conto della dittatura di Al Sisi.
Gli agenti di polizia, accompagnati da un giudice istruttore, hanno fermato la giornalista nell’ambito di un’indagine che si è aperta a Roma (non si fa riferimento a quale inchiesta della magistratura romana. Forse sul caso Regeni?, ndr). La Lavrilleux avrebbe compromesso segreti della difesa nazionale e rivelato informazioni che avrebbero potuto portare all’identificazione di un agente segreto sotto copertura. Dopo dieci ore di perquisizione, Ariane Lavrilleux è stata portata alla stazione di polizia di Marsiglia, dove è stata interrogata alla presenza del suo avvocato.
Negli “Egypt Papers” i reporter hanno inoltre dato notizia di una presunta collaborazione con agenzie esterne con sede in Europa, tramite cui la Francia avrebbe permesso alle autorità egiziane di “spiare” i propri cittadini a partire da un sistema di raccolta dati, forse col fine di bloccare la dissidenza sorta dopo il colpo di Stato con cui Al-Sisi depose il presidente eletto Mohammed Morsi, nel 2013.
Disclose, riferendo di una serie di incontri e scambi tra gli esponenti dei due Paesi, sostiene che il governo allora guidato da Fançois Hollande avrebbe così sostenuto l’ascesa di Al-Sisi e del suo governo autoritario, intravedendo interessanti opportunità per l’industria delle armi e della sicurezza francese.
Ecco che cosa ha scritto al riguardo Disclose
“L’obiettivo di questo nuovo episodio di intimidazione inaccettabile contro i giornalisti di Disclose è chiaro: identificare le nostre fonti che hanno permesso di rivelare l’operazione militare Sirli in Egitto. Nel novembre 2021, Disclose si è basata su diverse centinaia di documenti di “difesa riservata” per documentare una campagna di esecuzioni arbitrarie orchestrate dalla dittatura egiziana del maresciallo Al-Sissi, con la complicità dello Stato francese”.
“Per la quinta volta dalla nostra creazione, nel 2019, la redazione di Disclose ha subito un grave tentativo di intimidazione da parte dello Stato francese. Martedì 19 settembre, la nostra giornalista Ariane Lavrilleux è stata messa in custodia di polizia e la sua abitazione è stata perquisita per dieci ore. Motivo addotto: compromissione dei segreti della difesa nazionale e rivelazione di informazioni che potrebbero portare all’identificazione di un agente protetto”.
“Il vero obiettivo di questa procedura, come delle precedenti, è senza dubbio che lo Stato francese vuole identificare le nostre fonti. Quelle che hanno permesso di rivelare, supportata da documenti riservati, la complicità della Francia in potenziali crimini contro l’umanità in Yemen ed Egitto. Queste fonti hanno corso il rischio di parlare con noi per rivelare informazioni di interesse pubblico. Cerchiamo, con ogni mezzo, di proteggere la loro identità e sicurezza. Grazie a loro abbiamo pubblicato più di 120 sondaggi in quattro anni. Tutti, nessuno escluso, sono liberamente accessibili perché, per Disclose, l’informazione è un bene pubblico. Senza pubblicità, senza azionisti, i nostri media no-profit possono continuare il loro lavoro investigativo grazie a voi lettori”.
LE REAZIONI
Molte voci si sono levate a sostegno di Ariane Lavrilleux e della redazione di Disclos, come quella di Reporter Senza Frontiere. “È molto preoccupante che il lavoro dei giornalisti che indagano su temi legati al settore opaco della difesa sia quasi sistematicamente oggetto di un’indagine da parte della DGSI”, ha osservato Amnesty International Francia.
Anche Mediapart e France Télévisions hanno dato il loro sostegno ad Ariane Lavrilleux, denunciando un “attacco intollerabile al segreto delle fonti”. Da parte sua, la Federazione europea dei giornalisti (EFJ) ha scritto che “Questo arresto costringerà il governo francese a rispondere a un attacco intollerabile alla libertà di stampa”.