venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

“Elly, apri tu la porta per farli uscire”

L’impermeabile lo ha dismesso perché è quasi estate, l’armocromia tornerà in autunno. L’intervista a Vogue le resterà per sempre sul groppone perché le ha inficiato il curriculum di donna di sinistra. Poi il silenzio di tre-quattro giorni. Elly Schlein sta attraversando un periodo no, almeno a giudicare quel che viene scritto e quel che dicono, non più sottovoce, gli amici-nemici interni.

Non è piaciuta l’assenza per qualche giorno sui mass media (tutti a chiedersi: dove è andata?) e del fatto che durante l’alluvione non si sia concessa, stivali e badile in mano, la passerella in Romagna? Anzi, si è fatta vedere in ritardo, perdippiù, ma che scandalo, in una strada deserta. Il cerchio si stringe con le critiche al fatto che non ha ancora cambiato il Pd, così, con uno schiocco delle dita.

Povera Elly. Quarantotto ore fa, per dire l’ultima, è stata oggetto di un’articolessa sul Corsera a firma di quel tronfio giornalista che risponde al nome di Fabrizio Roncone. Il simpaticone sembra avercela con le donne, se non ricordo male, stando ai tendenziosi articoli contro Virginia Raggi, assediata dai cinghiali, scomparsi di colpo dalla sua penna acuta o biforcuta, non appena in Campidoglio è salito Gualtieri, nonostante i cinghiali continuassero a pascolare per le vie dell’antica Roma.

C’è malumore dentro il Pd, sostiene Roncone. E’ chiusa in un bunker, ha scoperto Roncone. Per la leader critiche pubbliche e nei corridoi del Nazareno, ci avverte Roncone. Tanti nel Pd le rimproverano di non essere efficace negli attacchi al governo, ha appuntato sul taccuino Roncone. Dura la vita per la neosegretaria…

I guasti provocati da Elly sono irreparabili, di tale gravità che dopo le Europee la manderanno in Svizzera, lontana da Bologna dove potrebbe fare ancora danni. Fra tutti i guai, il primo è che la sua elezione sia stata sancita da una fetta di popolo che vota ancora a sinistra, non dalla burocrazia del Nazareno.

Errore imperdonabile per un partito di sistema che non riesce da anni a dire una cosa intelligente, se non banalità e fumisterie condite con parole che sembrano uscite dal vocabolario del conformismo, dell’inconsistenza e delle frasi fatte.

Al primo posto c’è riformismo, che vuol dire tutto e niente, ma che serve, eccome se serve, a nascondere quella transumanza da sinistra al centro che ha portato il Pd ai noti successi elettorali.

E no, i ballottaggi in otto città sono state una débacle (fate attenzione alla parola usata, débacle, mica “impercettibile e fisiologica flessione” riservata agli amici del grande centro e agli amici dei giornali). E’ tutto un no, uno sbarramento: Elly non si schiera sulla guerra in Ucraina. Elly non dice nulla di chiaro sulla maternità surrogata e sulla fidanzata. Eppure nella campagna delle primarie ha detto tante cose, apprezzate a tal punto da farla vincere sul riformista e un po’ renziano, Stefano Bonaccini.

Anche Paola De Micheli, la candidata travolta da migliaia di non-voti (sembra che nessuno si sia accorto della sua partecipazione alle primarie del Pd) indica la via del nuovo rinascimento “con un cambio di passo e un bagno di realtà”. E Alessandra Moretti? “Elly Schlein dev’essere la segretaria dei cattolici e dei riformisti”. Qui voliamo alto. Anche Fratoianni, stavolta però da sinistra, ha qualcosa di ridire sul voto del Pd al Parlamento europeo sulle armi.

Foto di Elly Schlein da biografieonline.it

E che dire di quelli che se ne sono andati sbattendo la porta? Pezzi da novanta come Enrico Borghi (“le prime scelte della Schlein rappresentano una mutazione genetica”, apperò), Andrea Marcucci, tornato tra le braccia di Renzi dopo essere stato per anni un infiltrato nel Pd; Giuseppe Fioroni (“nella segreteria Schlein i cattolici, i popolari e i liberal-democratici sono ospiti paganti”).

Ma altri colonnelli scalpitano: da Marianna Madia a Lia Quartapelle, forse a Piero De Luca. Cottarelli ha gettato la spugna, mentre l’ex sindaco di Milano, Pisapia, starebbe per farlo. Senza contare il salto con doppio avvitamento dell’eurodeputata Caterina Chinnici, addirittura dal Pd a Forza Italia. Insomma, è l’esodo che anticipa Ferragosto.

Consigli? Ne ha tanto bisogno. Il cambiamento, cara Elly, va fatto notare, dev’essere eclatante e soprattutto efficace. Alla prossima riunione della Direzione Pd espella la zavorra centrista, riformista, renziana, correntizia e leggermente poltronara. Apra lei la porta del Nazareno e la inviti a uscire. Con educazione, ma la mandi fuori. Gente insopportabile, attratta dal Centro, un’attrazione fatale.

Si potrebbe dire “Elly, prendi il fucile” parafrasando il titolo di un film degli anni Cinquanta, ma le armi vanno sempre bandite, quindi andrebbe bene un più semplice “Elly, prendi la ramazza”.

Ma qualcosa deve pretendere da sé stessa. Il vento che gonfia le vele della Destra soffia ancora forte. Ha chiesto “tempo per costruire un centrosinistra vincente”. Un’analisi che ci porta lontano dalla vera questione: non occorre tempo, ma idee e strategie chiare. Anziché rifugiarsi in frasi di circostanza e del tutto scontate fin dalla vigilia, è bene che una giovane leader cominci a gettare le basi per la riscossa.

Il tempo è sì necessario, le elezioni europee sono tra pochi mesi, ma lo è di più definire con chiarezza che cosa fare, come far tornare ai seggi gli elettori, come coinvolgerli. Questioni fondamentali che già devono essere ben presenti nella mente e nelle intenzioni. Come si diceva un tempo: è la base di tutto.

Per fare centro occorre però abbandonare i toni ecumeni e onnicomprensivi. Più sintesi, azzarderei un “soggetto, verbo, complemento oggetto”. Basta far commentare ai suoi tutto lo scibile umano e le sciocchezze che tracimano dai social e dai media. Sono una trappola, perché contribuiscono a dare l’immagine di una sinistra pallosa, prevedibile, del “ma anche” di funesta memoria veltroniana.

Cominci a indicare all’intera carovana la direzione verso gli argomenti, i problemi e le soluzioni più sentiti dai cittadini, da troppo tempo mortificati e frenati negli entusiasmi e nella partecipazione.

Che in politica la vittoria dipenda anche dalle alleanze lo capisce perfino un liceale alla prima assemblea studentesca, come qualcuno ha definito le vostre riunioni, ma la migliore arma per vincere e riconquistare il cuore degli ex elettori resta quella di un nuovo spazio politico da occupare e presidiare non con un partito affine e più in sintonia, bensì con la tua gente che, essendo educata, non ti sommerge di critiche e di invettive. Ti punisce e ti indebolisce con un silenzio che fa tanto rumore: non va a votare. E così fa vincere gli altri. Quelli lì. I rancorosi e sconfitti “amici-nemici interni”.  E la Destra.

Piero Di Antonio

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