ll Gip di Torino ha emesso, su richiesta dalla Procura, un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di disponibilità finanziarie e di beni mobili e immobili per un importo pari a circa di 74,8 milioni nei confronti dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, del commercialista Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.
“Fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte a indagini – scrive la Procura – nonché la possibilità per gli stessi di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede, sulla base del quadro probatorio sinora acquisito, sono stati contestati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e truffa in danno dello Stato”. Il decreto è stato eseguito dalla Guardia di finanza di Torino.
Secondo l’ipotesi accusatoria, oggetto anche dell’esposto di Margherita Agnelli, Marella Caracciolo (scomparsa nel 2019) non era residente in Svizzera ma in Italia «almeno a partire dal 2010», quindi nella sua successione non doveva essere usata la legge elevetica ma quella italiana.
Per i magistrati, allo stato sarebbe stata «disvelata l’esistenza di una articolata strategia, tesa a rappresentare, sotto il profilo strettamente formale, la residenza elvetica di Marella Caracciolo», si legge in una nota della procura di Torino.
Alla luce degli accertamenti realizzati fino a ora dalla Guardia di Finanza, considerando che la sua residenza era in Italia «quantomeno dal 2010» si è valutato che dal 2015, per quanto riguarda le «imposte sui redditi», «è stata quantificata un’Irpef evasa (provento del reato di frode fiscale) per complessivi 42,8 milioni di euro circa, rivenienti dalla sottrazione all’imposizione di una rendita vitalizia percepita da Marella Caracciolo (ammontare – negli anni dal 2015 al 2019 – a oltre 29 milioni di euro) e di redditi di capitale (per circa 116,7 milioni di euro) derivanti da attività finanziarie detenute da un trust von sede alla Bahamas».
Per quanto riguarda le «imposte sulle successioni e donazioni, sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni di euro, su una massa ereditaria ricostruita in oltre 800 milioni di euro, data dalle disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità redatto dall’esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese».