Che cosa fare per Ferrara? Potrebbe essere questo il titolo dell’intervento che l’avvocato Fabio Anselmo ha inviato agli organi di informazione per illustrare gli obiettivi della sua campagna elettorale per le elezioni comunali dell’8 e 9 giugno.
di Fabio Anselmo *
Ferrara deve lasciarsi alle spalle un’amministrazione che scimmiotta il governo nazionale con vuota propaganda che non risolve i veri problemi dei cittadini. Questa città merita di rinascere, ripartendo dalle persone e lasciandosi alle spalle il clima di terrore e di odio che ha accompagnato gli ultimi cinque anni, che non offre soluzioni ma soltanto distanza e scontro. Sogno una Ferrara inclusiva, proiettata al futuro, aperta, attenta ai diritti, dove le scelte vengano prese nell’interesse di tutti, non per il tornaconto di pochi.
Felicità deve essere la parola chiave, un tema politico dirompente e fondamentale su cui ricostruire comunità e tessuto sociale, riattivando la rete di relazione dei cittadini e riorganizzando gli spazi urbani in maniera sostenibile, partecipata ed inclusiva.
“ Felicità” è la parola di ‘Finalmente 2024’ di Claudia Zamorani. Si sposa perfettamente con ossigeno. Due elementi concreti di cui la nostra città ha disperatamente bisogno.
L’età media della popolazione è troppo alta perché i giovani fuggono non trovando condizioni di vita idonee a stimolarli a rimanere quale il lavoro, per esempio, la casa, ed una città a loro misura. I giovani sono energia pura, voglia di vivere, entusiasmo, coraggio, apertura ed innovazione. Noi anziani, man mano che andiamo avanti con l’età, abbiamo sempre più paura di vivere. Meno energie che ci inducono a chiuderci in noi stessi ed ad aver paura del prossimo anzichè amarlo. Abbiamo disperato bisogno dei giovani per non sentirci troppo vecchi.
Abbiamo creato una città di inferriate, persone armate in divisa, paure reali o finte che siano. Una città immobile. Feste e concerti non sono certo da cancellare ma non creano lavoro vero, non fanno economia. Sono momenti, anche utili, di svago ma non fanno la felicità che serve ai nostri ragazzi. Quella che consente loro di aver progetti futuri, sogni da realizzare nella nostra terra. E quando parlo dei nostri ragazzi intendo tutti coloro che sono qui per studiare o, scappando da terre lontane, per trovare lavoro ed una vita migliore.
Felicità è rendere fruibile la cultura ferrarese che si fa, per esempio, nella Biblioteca Ariostea, nel Conservatorio, al Frescobaldi o al circolo la Resistenza. Occorre investire su di loro perché senza di loro non c’è futuro. Non possiamo crescere in ogni senso. Sono risorse preziose che avevamo e che dobbiamo assolutamente recuperare.
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Dopo il lancio della mia candidatura all’Apollo e la comunione raggiunta con tutta la coalizione politica, ho ricevuto un numero incredibile di messaggi e di richieste da parte di persone che si vogliono mettere a disposizione. Abbiamo già raccolto oltre 1000 adesioni e nei prossimi giorni lanceremo una serie di messaggi alla comunità ferrarese a risultato del processo di ascolto in giro per la città.
Uno di questi sarà un grande evento di piazza che raduni i comitati, la società civile, i tanti gruppi spontanei sorti negli ultimi mesi a mio sostegno, le organizzazioni e tutti coloro che vogliono cambiare il clima cupo che da troppo tempo si respira nella nostra città. Voglio dire loro, con forza e assoluta certezza, che quel tempo è superato, che Ferrara può rialzare la testa con coraggio e un ritrovato entusiasmo. La stagione dei silenzi e delle intimidazioni è finita.
Non bastano le cerimonie di apertura di cantieri per rendere più felice la nostra Ferrara. L’Italia è campione del mondo per numero di inaugurazioni fatte per la stessa opera. Dalla posa del primo mattone, il disegno del progetto rimane spesso astratto per anni, passando da un’inaugurazione all’altra. Bene la manutenzione delle frazioni ma, vivaddio, rendiamole più vive integrandole con la città attraverso una moderna ed efficiente rete di trasporti pubblici degni di una città europea.
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Testa e cuore. La manifestazione contro l’apertura del Cpr è il simbolo di una nuova sensibilità fondata su un’idea di felicità collettiva che nasce dal rispetto del prossimo, di coloro che sono meno fortunati ma che tanto ci possono dare.
Diversamente da quel che dichiara il sindaco, i Cpr non sono e non possono essere un’opportunità per Ferrara. Del resto lo conferma lo stesso senatore Balboni, che da furbo qual è ha capito gli umori contrari della città ed ha cercato di spostare la questione oltre il periodo elettorale. Un opportunismo di cui Balboni si è mostrato campione anche in in tema di residenzialità storica per l’accesso alle case popolari, ben sapendo che nessuno vuole togliere case agli italiani e che tra i cittadini, come suggerisce la Costituzione su cui ha giurato, non dovrebbe esserci differenza perché tutti parte della stessa comunità.
Ma ormai il meccanismo lo conosciamo: si fomenta la guerra tra poveri per nascondere le proprie incapacità e le sempre più marcate incompatibilità tra i vari componenti della Giunta, tenuti insieme con la colla.
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Una giunta in cui gli assessori passano il tempo a smentirsi a mezzo stampa è una giunta che ammette il proprio fallimento e che non può proporre alla Città una visione comune. La partita dei finanziamenti da destinare all’impianto di San Martino poi, apparecchiata con tanto di foto col cartonato dell’assegno, è l’esempio di come il vicesindaco strumentalizzi lo sport e le associazioni sportive per raccogliere consenso a buon mercato.
Soldi pubblici spacciati per “donazione”, uno dei momenti più bassi di questo povero mandato amministrativo. Il tutto, nel silenzio complice di un sindaco non all’altezza del ruolo che ricopre. Lo sport è vita, libertà e non una scusa per fare propaganda e affermare il falso, illudendo le persone.
Le risorse pubbliche non sono illimitate e debbono essere ben spese. Dove regali là, togli lì. Spesso i cittadini non ne sono consapevoli. Occorre un progetto ad ampio respiro che non disperda qua e là risorse ed energie ma che sia in grado di fare di Ferrara una vera città europea moderna.
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La candidatura di un ex capo della Mobile nelle liste della Lega mi lascia molto perplesso. Perché è evidente a tutti il tentativo – l’ennesimo – di politicizzare un corpo dello stato, per sua natura apolitico. Non è un giudizio sulla persona, che rispetto, ma sul solito metodo furbo ancorché sgradevole di mettere bandiere a simboli che di bandiere non dovrebbero averne. Rischiando, peraltro, di minare seriamente la percezione di imparzialità e indipendenza, aspetti fondamentali per la legittimità di ogni corpo dello stato.
Parliamoci chiaro: pensiamo davvero che la Questura di Ferrara avesse necessità della solidarietà del senatore Balboni e company con tanto di sfilata?
Con l’uccisione di Federico Aldrovandi si era creata una frattura non certo da coloro che chiedevano semplicemente verità e Giustizia per la sua morte.
Ora è evidente come, per mere becere speculazioni elettorali, si voglia riaprire quella frattura. Noi non ci stiamo. La Polizia è utile e non è quella di coloro che hanno insultato Federico da vivo e da morto.
*candidato sindaco di Ferrara per la coalizione di centrosinistra