di Claudia Zamorani
— Quando sono entrata nella nuova Coop di via Spadari, a Ferrara, cosi’ grande, sontuosa, così dorica, così tanta, mi è venuto quasi da piangere. Pensavo di essere finita nel nuovo show room di Dolce e Gabbana tanto era bella, di design, tanto lo stupore. Ma non è per quello che mi veniva da piangere. Non e’ per le grandi colonne bianche che troneggiano all’entrata, incoronate da imponenti capitelli intarsiati.
Non è per quelle luci a forma ellissoide così sinuose che si rincorrono come ragazzini dopo la scuola sul soffitto dell’entrata, che ti sembra di essere in un lounge bar.
Non per quel vigilante piantato all’entrata ne’ per quel sapiente incrocio di tubi cromati sul soffitto che sembra di vedere la metropolitana di Parigi, ma al contrario.
Non mi veniva da piangere per quegli eleganti lucernari scavati delicatamente nel soffitto per far cadere la luce giù come fosse pioggia. No, non per tutta quella meraviglia, fin troppo per un supermercato.
Mi è venuto da piangere perché mentre guardavo stupita quel meraviglioso, immenso palazzo storico che una volta era una banca, mi chiedevo perché tanto spreco per una cosa così banale e ridondante, l’ennesimo paradiso del cibo e del consumo.
Mi veniva da piangere perché mi chiedevo perché non si potesse farne altro. Pensate che bello sarebbe stato finalmente a Ferrara avere e godere di un bel centro dove ritrovarsi, poter dire: “Stasera inaugura la nuova Sala Borsa di Ferrara, come a Bologna, ci vediamo la’ davanti alle cinque, in via Spadari”.
Guardavo quei 700 metri quadrati e potevo vederla, la nuova Sala Borsa il giorno dell’inaugurazione, proprio come oggi: lo spazio centrale per le conferenze, quello laterale per la sala studio, la sala musica, cinema, conversazione, le persone, aperta sette giorni su sette, anche di sera.
Mi sono chiesta, perché un palazzo storico così bello e un investimento da 2,3 milioni di euro per una cosa tanto inutile: ce ne sono tre a distanza di 100 metri.
Perchè, ovunque mi guardassi, ci fosse scritta ‘benvenuta alla Coop, una di noi’, ma io non mi sento una di voi, lo capite? perché le persone muoiono di solitudine, i ragazzi fanno a botte sotto ai portici, mentre noi continuiamo a costruire supermercati.
Allora mi chiedo perché la Coop quei 2 milioni di euro non potesse spenderli meglio, come faceva Olivetti quando costruiva scuole e biblioteche per i suoi dipendenti, per creare benessere e non solo ricchezza, per creare Fil (Felicità interna lorda) e non solo Pil, per ricostruire quel tessuto sociale che anche nella nostra città sembra essere inesorabilmente perduto, sfarinato tra un panino alla porchetta e una pinta di birra.
La nostra Ferrara, così bulimica, sola e così disperata.
Dorianna Trentini
Tanta tristezza.