Chi sarebbe il vero candidato sindaco di Ferrara? E se il centrodestra dovesse prevalere chi avrebbe in mano i destini della città? A una prima lettura della situazione sembra Alan Fabbri, ovvero il primo cittadino uscente, leghista. Sarà poi vero? Per ora è scomparso dall’iconografia pre-elettorale il vicesindaco Naomo Lodi, serbatorio di non pochi voti del fu Carroccio. Non se ne sente parlare: non è che per lui sono già pronti altri incarichi? I voti che porta, che stavolta però non dovrebbero essere tanti, sono sempre utili alla coalizione. Metterlo in soffitta equivale a danneggiarla.
Il manifesto che Fratelli d’Italia ha affisso con l’immagine di Alessandro Balboni e Alan Fabbri, insieme e sorridenti (nella foto un particolare del manifesto) ci dice in controluce alcune cose: primo, che Alan Fabbri e la Lega di Salvini non sono più, almeno sulla carta, un binomio vincente. Secondo, che all’orizzonte si staglia, in piena assonanza con la liturgia familistica di Giorgia Meloni, il duo Alberto e Alessandro Balboni, padre senatore e figlio assessore.
Sembra che la selezione della classe dirigente di Destra possa avvenire solo all’interno delle famiglie di riferimento e degli amici più stretti. A questo punto si può immaginare che prima delle elezioni si svolga la cerimonia del “tocco con la spada” sulla spalla del designato, come per i Cavalieri della tavola rotonda.
E’ lecito chiedersi: ma un elettore di destra chi è chiamato a votare dei due l’8 e 9 giugno? Fabbri o Balboni junior figlio del senatore Alberto? Fratelli d’Italia – con l’immagine di cui si diceva – lascia intendere che stavolta le redini del vero comando saranno nelle mani del rampollo balboniano. “Votate sulla carta Fabbri, ma se fate attenzione noterete che vicino c’è uno dei nostri” sembra dirci quell’immagine. A meno che, ma ciò è impossibile preconizzarlo, Fabbri non faccia un salto più a destra dalla destra dove si trova già. Dal Carroccio alla Fiamma.
Gli slogan di accompagnamento scelti da FdI appaiono comunque un po’ arrugginiti o, addirittura, fuori contesto. “La CASA prima ai FERRARESI” non sembra aderente a una realtà trasformata nel corso degli anni. E’ un modo di parlare alla pancia dell’elettore senza una riflessione seria sui fenomeni in corso e sui dati reali della destinazione e dei requisiti, ad esempio, delle case popolari. Non è che il “prima ai ferraresi” , al pari ddel “prima gli italiani”, abbia fatto il suo tempo? Un pensiero ai tanti studenti universitari fuori sede costretti a pagare affitti esosi lo vogliamo fare o dobbiamo rassegnarci a sopportare ancora la sequela di slogan stucchevoli?
L’altro tema è rappresentato dal Cpr, centro di permanenza per i rimpatri, che in un primo momento, accolto con gioia dal sindaco Fabbri, si sarebbe dovuto costruire a Ferrara. Ma è arrivato in pochi minuti il pronto soccorso del senatore Balboni: non si farà nella nostra città, ha annunciato. Ferrara è salva, l’invasione è stata respinta. Sui manifesti campeggia ora la scritta del pericolo sventato:”Grazie a FdI NESSUN CPR a FERRARA”. Lo slogan andrebbe letto come una critica velenosa a Fabbri che aveva descritto il Cpr come un’occasione per rafforzare la sicurezza della città (oggi, guarda caso, affidata anche all’Esercito).
Ma un sospetto assale l’elettorato: e se dopo il voto, il Cpr ricomparisse in qualche altra località, magari a una manciata di chilometri dal capoluogo? Il centrodestra è abile nello spostare i problemi, come per il Gad, in un altro posto. E poi, i Cpr andrebbero aboliti, sono prigioni che non prevedono il rispetto dei diritti fondamentali. Una città che sta diventando- secondo una felice definizione di Fabio Anselmo – una “casa di riposo” non avrebbe forse bisogno di immigrati di buona volontà disposti a dare una mano per risollevarne le sorti? O almeno comnciare a discuterne senza pregiudizi e con coraggio.
Chiamarla seria politica di accoglienza è molto meglio. Ma per poterla garantire senza grandi rivolgimenti sociali c’è bisogno di profonda cultura politica. Non di manifesti che andrebbero letti in controluce e confutati con una realtà che è parecchio cambiata dai tempi “gloriosi”del leghismo e delle ruspe. E in quanto alle promesse elettorali, la Meloni ci ha dimostrato che valgono quel valgono, davvero poco. L’importante, come sempre, è conquistare e occupare il potere, questa volta elettori di Ferrara permettendo.