martedì 11 Marzo 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LIDI FERRARESI / La silenziosa invasione in Adriatico di 90 specie aliene

Se si ha voglia di Tropici, questa estate si potrebbe prenotare una vacanza molto più vicino, una cinquantina di chilometri: ai Lidi Ferraresi. Notevole il risparmio di denaro, nonostante le  buche sulla Ferrara mare e, una volta arrivati in spiaggia, i prezzi quasi da Costa Smeralda. Nel Mar Adriatico, soprattutto nel settore Nord,  sono state censite più di 90 specie aliene, pesci che provengono da altri habitat e che, per alcuni esemplari, possono rappresentare un pericolo per l’uomo.

Secondo i dati del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente sulla temperatura del mare Adriatico, dal 1961 a oggi la media annuale è aumentata di quasi 2°gradi centigradi. E le specie aliene aumentano di anno in anno. L’esemplare più famoso è il granchio blu, ma Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) ne ha contate altre 90, di cui nove nocive.

Le specie aliene stanno piano piano invadendo il Mediterraneo e lo stanno trasformando. Il Mar Mediterraneo rappresenta uno dei bacini marini con il maggior numero di specie aliene invasive. È stato stimato che, attualmente, ci sono quasi un migliaio le specie esotiche censite, e il loro numero è in costante aumento. La loro presenza è dovuta a diversi fattori, tra cui i cambiamenti climatici e l’apertura di corridoi artificiali come il Canale di Suez, che facilita l’arrivo di organismi provenienti da altri ecosistemi.

 

L’aumento delle specie invasive ha diverse cause, secondo quanto emerge da uno studio pubblicato su Global Change Biology che ha analizzato per la prima volta ledinamiche spazio-temporali delle specie aliene nel Mediterraneo, basandosi su dati raccolti nell’ultimo secolo. I ricercatori hanno evidenziato che non solo si assiste ad una crescita costante delle nuove introduzioni, ma anche a una maggiore capacità di dispersione delle specie invasive. La causa va ricercata nell’indebolimento delle barriere biogeografiche, che in passato fungevano da limiti naturali alla diffusione di questi organismi.

Il ruolo del trasporto marittimo è cruciale, infatti molte delle specie invasive sono state introdotte involontariamente dalle imbarcazioni, attraverso l’acqua di zavorra o attaccandosi agli scafi delle navi. Inoltre, una delle principali vie di accesso per le specie tropicali è rappresentata dal Canale di Suez, un collegamento artificiale tra il Mar Rosso e il Mediterraneo, che ha permesso l’arrivo di organismi ben adattati alle alte temperature, che si stanno diffondendo rapidamente nel bacino.

Molte specie sono tanto invasive da essere definite aliene. Tra le più problematiche vi è il pesce coniglio, un erbivoro tropicale che ha provocato la desertificazione dei fondali marini nel Mediterraneo sudorientale. Tali esemplari impediscono la crescita di quelle più giovani, minacciando l’intero ecosistema marino. Uno studio condotto tra Grecia e Turchia ha rilevato che nelle aree con alta densità di pesci coniglio, la copertura algale è ridotta del 65% e la biodiversità è diminuita del 40%.

La diffusione dovuta ai cambiamenti climatici. La proliferazione di queste specie aliene è causata principalmente da fattori come quello del riscaldamento globale. Secondo gli esperti il Mediterraneo si sta scaldando a un ritmo del 20% superiore alla media globale, rendendolo un habitat sempre più ospitale per organismi tropicali. Al contrario, molte specie native, evolutesi in condizioni temperato-fresche, stanno faticando a sopravvivere. Specie ittiche come il merluzzo e la salpa, ad esempio, stanno progressivamente scomparendo da alcune aree geografiche.

Pertanto il riscaldamento globale e la crescente connessione tra ecosistemi marini stanno favorendo l’incremento di nuove specie, molte delle quali altamente invasive. Per far fronte questa emergenza è necessario un approccio multidisciplinare, che coinvolga la comunità scientifica, le autorità locali e il settore della pesca, al fine di sviluppare strategie efficaci di monitoraggio e gestione delle specie aliene.

Specie aliena marinaSpecie aliena marina (Wikimdeia Commons foto, Jens Petersen) – www.marinecue.it

Uno dei settori maggiormente colpito da questo fenomeno è quello della pesca. Nella parte orientale del Mediterraneo, molte specie esotiche sono ormai parte integrante delle catture commerciali,sostituendo progressivamente le specie del luogo. Si può parlare allora di  tropicalizzazione, un fenomeno che sta trasformando profondamente l’ecosistema marino e le abitudini alimentari dellepopolazioni locali.

Gli scienziati parlano di un “debito di invasione”, riferendosi alle specie che, pur essendo già entrate nel Mediterraneo, non hanno ancora sviluppato popolazioni invasive. Ma è solo questione di tempo prima che queste specie proliferino e aggravino ulteriormente il problema. La gestione delle specie aliene invasive in ambiente marino è particolarmente complessa, poiché l’eradicazione completa non è un obiettivo realistico.

Da dove arrivano questi nuovi organismi? Il problema è complesso ma anche sotto gli occhi di coloro che vivono a stretto contatto con il mare e i suoi abitanti. Alcune specie sono realmente rare, ed è per questo che non le avevamo mai viste, altrearrivano dopo un lungo viaggio, trasportate dalle acque di zavorra delle navi, tramite l’industria dell’acquacoltura o come animali da acquario. Molte di queste introduzioni sono innocue e gli organismi soccombono poco dopo essere stati liberati nel nuovo ambiente. Una specie mai vista prima desta sempre una certa curiosità ma chi scopre per primo questi arrivi? Può sembrare strano, ma di solito, i primi a intercettare queste “novità”  sono pescatori ma anche subacquei e in genere tutti quelli che dedicano la loro vita al mare.

Le specie aliene. «Ormai da qualche anno, alcuni pesci la fanno da padroni – spiega Antonio Cavallari, pescatore, sentito dalla Nuova Ferrara che ha pubblicato sui pesci alieni un servizio ben documentato – Il pesce spada, per dire, in Adriatico non c’è mai stato mentre le nostre mormore sono state praticamente sostituite dai pesce serra. Sono aumentati gli astici, prima decisamente molto rari e troviamo anche lampughe e leccie». E, aggiunge, «ci sono molte rana pescatrici ed è aumentato notevolmente il numero di tonni». Non solo. «Fino a dieci anni fa andare in mare d’inverno era una sorta di tortura – ricorda Cavallari – Faceva freddissimo, non sapevamo come fare a proteggerci. Da bambino mio papà metteva in barca una pentola sul gas e gettava l’acqua calda per sghiacciare le pompe. Le barche di modeste dimensioni non uscivano nemmeno a gennaio e febbraio acausa delle temperature troppo rigide. Adesso l’inverno non esiste più e anche noi ci stiamo adattando a nuovi tipi di pesca, ma anche di difesa».

Non è solo il granchio blu a preoccupare e occorre sempre fare molta attenzione a quello che si pesca. Il pesce palla maculato, per esempio, è una specie invasiva, altamente tossica al consumo. Si riconosce facilmente dagli altri pesci palla per la banda argentea sui fianchi e per la presenza di macchie scure sul dorso. L’Ispra ha avviato una campagna di allerta su questa specie. Eventuali avvistamenti vanno inviati all’indirizzo pescepalla@isprambiente.it.

Il pesce serra è un vorace predatore. Non è specie esotica ma da diversi anni questo bel pesce si è espanso lungo le coste adriatiche sviluppando grandi abbondanze. I giovani possono formare grandi banchi e predano piccoli pesci costieri a bassa profondità. È una specie molto conosciuta dai pescatori sportivi per la sua aggressività e combattività. «Non si conoscono ancora bene le conseguenze dell’aumento del pesce serra – dice il rapporto di Ispra -, e nemmeno gli effetti della predazione e della competizione con altri predatori (come la spigola)».

Altra specie da tenere sotto osservazione la lepre di mare dagli anelli, un mollusco gasteropode opistobranco appartenente all’ordine degli anaspidei, una grande lumaca senza conchiglia che può raggiungere i 20 centimetri di lunghezza. Questa specie è molto diffusa nelle acque tropicali e subtropicali dell’oceano Atlantico. La specie è stata osservata occasionalmente lungo le coste Adriatiche. Se disturbata, la lepre di mare dagli anelli può emettere un liquido viola repellente. «Segnalare è fondamentale – la raccomandazione di Ispra – i pescatori sono i nostri primi informatori». (in collaborazione con www.marinecue.it  ispra e la Nuova Ferrara)

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