La gip del Tribunale di Ferrara, Alessandra Martinelli, ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica nel procedimento contro 26 giovani, dai 22 ai 32 anni, che il 22 dicembre scorso diedero vita alla “cena della vergogna” in un noto locale del ghetto ebraico, La Fraschetta. I 22 uomini e le 4 donne erano accusati di apologia del fascismo, istigazione all’odio razziale, minacce e vilipendio delle Forze Armate.
I 26 indagati entrarono giù ubriachi nel ristorante per festeggiare il compleanno di uno della folta comitiva neofascista, vestiti con tute arancione sul modello Guantanamo, mentre le donne indossavano abiti sexy di poliziotte. Il gruppo trascorse gran parte della serata a inneggiare al Duce e a Hitler, minacciando di morte anche alcuni clienti che avevano chiesto di interrompere i cori razzisti che inneggiavano a Mussolini e Hitler, alla deportazione degli ebrei, alla strage di Nassiriya, oltre a pesanti e beceri riferimenti all’uccisione di Filippo Raciti, di Yara Gambirasio e al disastro della Costa Concordia. Non mancarono insulti all’indirizzo del calciatore Mario Balotelli e di Fiona May, accostati a una cameriera di colore.
Il pubblico ministero Ciro Albero Savino ha motivato la sua richiesta di archiviazione definendo il comportamento del gruppo neofascista “improntato a ignoranza e analfabetismo storico”. In pratica, un becero tentativo del gruppo di attirare l’attenzione con comportamenti osceni e volgari, acuiti dall’alcol. In altre parole, questo il convincimento del pm e del giudice istruttoe, la cena della vergogna non è stata altro che goliardia portata all’estremo e una manifestazione di black humor.
Gli agenti della Digos avevano perquisito le abitazioni dei giovani sequestrando. le uniformi indossate per la cena, oltre ad armi bianche, volantini e materiale di propaganda fascista (nella foto). Durante l’istruttoria, i 26 hanno giustificato il loro comportamento con il fatto di aver alzato troppo il gomito, chiedendo scusa per l’accaduto.