Nuovo attacco del sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, al vescovo. Prima l’accoglienza dei migranti, ora le nuove norme per l’accesso alla case popolari. Fabbri ha scritto sui social: “Consiglio a monsignor Gian Carlo Perego di iniziare a riempire di migranti il suo palazzo e di lasciare le case popolari ai ferraresi”.
Lo ha scritto dopo le affermazioni del vescovo Gian Carlo Perego contro le regole stabilite nella città estense per l’accesso all’Edilizia pubblica residenziale (Erp): norme che ora vengono cancellate dal regolamento regionale atteso al voto in Assemblea legislativa.
Il sindaco, con foga populista si rivolge al suo “dirimpettaio” invitandolo ad ospitare i migranti nella sede vescovile. “La sua reggia – scrive – non solo è molto grande, ma mi sembra anche piuttosto vuota. È facile fare i caritatevoli con i soldi e i beni degli altri, molto meno unire con coerenza parole e fatti. Ma ormai dal vescovo di Ferrara ci si può aspettare di tutto: che non sia lui il prossimo candidato del Pd ferrarese?” è la provocazione di Fabbri.
Secondo il primo cittadino, infatti, Perego “va spesso oltre le sue competenze” e così avrebbe fatto anche parlando di alloggi popolari. “Prima– sintetizza il leghista- consiglia di affidare la nostra terra ai migranti, adesso sostiene coerentemente la causa del Partito Democratico della Regione Emilia Romagna, chiedendo di dare loro anche una casa popolare, superando così tutte le famiglie in coda da anni ed eliminando il criterio della residenzialità storica“.
Non resta che commentare l’espressione uscita dalla penna del leghista Fabbri o di qualche suo addetto alla comunicazione. E’ la seguente: “Facile fare i caritatevoli con i soldi e i beni degli altri”. Come non scorgere in questa rozza frase l’influenza del linguaggio del furbetto del quartierino per eccellenza, quel tale Stefano Ricucci che la usò per la prima volta quasi vent’anni fa, nel 2005 ed entrato di prepotenza nel lessico comune.
Il vescovo di Ferrara avrebbe potuto facilmente eccepire che “è facile fare il sindaco e fare propaganda elettorale con i soldi dei contribuenti ferraresi”. Questo, monsignor Perego non l’ha mai detto: altra educazione, altro senso delle istituzioni. Ma, stando così le cose, tocca a noi dirlo.
L’Avvenire riporta le parole offensive del sindaco in prima pagina
Il giornale della Cei cita nel servizio da Ferrara la frase di Fabbri: «L’arcivescovo dovrebbe iniziare a riempire di migranti il suo Palazzo e lasciare le case popolari ai ferraresi. La sua reggia non solo è molto grande, ma mi sembra anche piuttosto vuota. È facile fare i caritatevoli con i soldi e i beni degli altri, molto meno unire con coerenza parole e fatti. Ma ormai dal vescovo di Ferrara ci si può aspettare di tutto: che non sia lui il prossimo candidato del Pd ferrarese?».
Detto che la “reggia” di Perego è vuota perché terremotata e in restauro da anni, cosa ha scatenato l’ira di Fabbri? L’apprezzamento dell’arcivescovo al provvedimento della Regione Emilia-Romagna, che ha uniformato i criteri per l’assegnazione delle case popolari. In particolare la residenzialità storica, introdotta a Ferrara dal leghista, è diventato un requisito per tutti, ma non dà più punteggio.
E agli occhi di Fabbri, che pensa di poter stabilire i limiti del magistero vescovile, Perego ha la colpa di essere andato oltre i suoi compiti , esprimendosi a favore del provvedimento regionale che modifica i criteri di assegnazione delle case popolari e che andrà al voto in consiglio comunale.
FOTO da estense.com