“Voglio rassicurarvi, farò quanto in mio potere, sfruttando anche l’incarico in Anci, per realizzare un Fabbri 3.0″. Ovvero un terzo mandato da sindaco. “Io sono pronto, ascolterete ancora – è l’esortazione alla minoranza del sindaco di Ferrara Alan Fabbri – le mie linee di mandato. Se voi sarete eletti in minoranza”.
Seduta movimentata del consiglio comunale con la minoranza che esce dall’aula e con il sindaco che con un colpo di teatro apre alla possibilità di un suo terzo mandato da primo cittadino. Lo fa con tono quasi canzonatorio nei confronti dell’opposizione che aveva abbandonato la sala del consiglio perché svilita di continuo nel suo ruolo durante la discussione sulle linee di mandato fino al 2029.
Fabbri non ha fatto mistero di sperare nel superamento della norma che pone ai sindaci il limite di due mandati consecutivi, introdotta nel 1993 e che, nonostante tentativi di abolirla, resta tuttora in vigore, ribadita peraltro dalla Corte Costituzionale. La quale aveva eliminato qualsiasi limite per i sindaci dei Comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti, imposto tre mandati da primo cittadino nei Comuni con popolazione compresa tra 5.001 e 15.000 abitanti, e mantenuto – per i Comuni con più di 15mila abitanti, come il caso di Ferrara – il limite di due.
Alan Fabbri si accoda quindi, con la sua rivendicata intenzione di arrivare a una terza consiliatura, ad altri amministratori come il sindaco di Milano, Beppe Sale, o i presidenti di due importanti regioni: il Veneto, con Luca Zaia (Lega), e la Campania, con Vincenzo De Luca (Pd).
Resta da vedere nei prossimi mesi se Fabbri, attraverso l’azione dell’Anci, riuscirà a coronare quello che oggi, stando così le cose, è da ritenere solo una sua disponibilità a proseguire per la terza volta come sindaco, legge permettendo. A meno che… a meno che nel suo intimo, non coltivi un’altra ambizione: fare il salto a Roma nel 2027, in Parlamento, risolvendo così il problema di una sua terza candidatura a capo dell’amministrazione comunale di Ferrara.