Il sonno della ragione, in questa città, sta generando da tempo piccoli mostri. Si sta a galla grazie a una inossidabile concezione della mobilità fondata su un falso modo di spostarsi, nell’illusione di vivere in sicurezza e serenità. Ma è un’impresa improba creare piste ciclabili nelle arterie più trafficate della città? Oppure è solo mancanza di volontà nel voler risolvere un problema ormai ineludibile? La preghiera di un ciclista ferrarese è di ironica ma disarmante semplicità: “Comune, dacci la nostra ciclabile quotidiana”.
La città della biciclette è pomposamente scritto all’ingresso di Ferrara. In effetti, di biciclette ne passano a migliaia, basta osservare di buon mattino gli studenti che raggiungono scuola con le due ruote. Sembrano eserciti di cavallatte, ma sono chiassosi e felici. A renderli tali non è solo l’età, ma la libertà di movimento.
Rapida digressione. Non tutti sono a conoscenza del sorprendente risultato di un sondaggio sul perché in Europa la crisi dell’auto stia diventando endemica e preoccupante (la Volkswagen chiuderà dopo 87 anni due stabilimenti). I giovani cominciano a rifiutare il mito dell’automobile a tal punto da rinunciare in numero sempre crescente alla patente. Una tendenza che ci fa dire che per l’auto si prospetta un ridimensionamento.
Il mondo, quindi, sta imboccando un’altra strada dove va considerato il crescente bisogno di una vita a dimensione umana, più socievole e conviviale, una vita di relazioni, più rispettosa dell’ambiente e più votata a nuovi e più sicuri ed efficienti modelli di mobilità.
Documentare le conseguenze dannose del traffico a Ferrara è agevole: basta percorrere le arterie di collegamento – Corso della Giovecca, Corso Porta Mare, Corso Porta Po – e le strade interne rese esigue dai gazebo e dai tavolini di bar e pizzerie e di quant’altro si abbina alla sommistrazione di cibi e bevande. Molti osservatori e amanti di Ferrara non esitano a scrivere e a farci partecipi del disagio che provano nel tornare in città: la trovano cambiata, assediata da un eccessivo consumismo ormai senza senso, irrazionale, o da inadeguatezze urbanistiche che la imbruttiscono. Il traffico ne è l’esempio più lampante.
La lotta tra auto e ciclisti è impari, epica, quotidiana. Lo dimostrano le tre foto scattate in corso Porta Mare, in prossimità prima del Palazzo dei Diamanti. E’ una tenzone che richiama ai poemi cavallereschi del Cinquecento, ma che oggi a Ferrara di cavalleresco non ha proprio nulla.