A Palazzo dei Diamanti di Ferrara, da oggi sabato 22 marzo al 20 luglio 2025, aperte al pubblico due mostre: una monografica su Alphonse Mucha, uno dei padri dell’Art Nouveau, nelle 11 sale dell’ala Rossetti, e una mostra-dossier su Giovanni Boldini, dedicata al tema del ritratto femminile, nelle 3 sale dell’ala Tisi.
La retrospettiva racconta la biografia, il percorso artistico e i molteplici aspetti della produzione di Alphonse Mucha, che, nato nel 1860 nella piccola città morava di Ivančice, raggiunse fama internazionale nella Parigi fin de siècle grazie ai manifesti per gli spettacoli teatrali della celebre attrice Sarah Bernhardt e a pannelli decorativi raffiguranti donne attraenti e raffinate.
Queste opere divennero presto emblematiche della nascente Art Nouveau, alla cui affermazione contribuì elaborando uno stile inconfondibile e seducente, subito ribattezzato “Le style Mucha”. Quando nel 1900 venne inaugurata l’Esposizione Universale di Parigi, il grafico ceco era già considerato una delle figure di spicco di questo nuovo movimento artistico. Nel 1904 visitò per la prima volta gli Stati Uniti e la stampa lo definì «il più grande artista decorativo del mondo». Sebbene sia noto principalmente per i manifesti eseguiti nella ville lumiere, Mucha fu straordinariamente poliedrico e versatile: oltre che illustratore, grafico e pittore, fu anche fotografo, scenografo, progettista d’interni, creatore di gioielli, packaging designer.
Fu anche un brillante insegnante, un filosofo e un pensatore politico: era convinto che la bellezza e la forza ispiratrice dell’arte potessero favorire il progresso dell’umanità e la pace; inoltre credeva fermamente nell’indipendenza della sua patria dall’Impero asburgico e seppe esprimere con forza il sogno di unità dei popoli slavi.
La mostra di Palazzo dei Diamanti illustra attraverso circa 150 opere – tra dipinti, disegni, fotografie, manifesti, oggetti – l’intera vicenda biografica e artistica di Mucha: dal decisivo incontro a Parigi con la “divina Sarah” all’affermazione del suo linguaggio attraverso i manifesti pubblicitari; dai progetti in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900 ai soggiorni negli Stati Uniti, sino alla produzione degli anni maturi trascorsi in Cecoslovacchia, dove rientrò nel 1910 con l’obiettivo di mettere la propria arte al servizio del paese, specialmente attraverso la creazione del monumentale ciclo di dipinti dell’Epopea slava, il suo indiscutibile capolavoro.
L’esposizione, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, è organizzata da Arthemisia, Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con la Mucha Foundation ed è curata da Tomoko Sato con il coordinamento scientifico di Francesca Villanti.
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