giovedì 21 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

FRODE E RICICLAGGIO / Gigantesca evasione scoperta dalla Procura europea

Una gigantesca evasione transnazionale dell’Iva e operazioni di riciclaggio, per più di mezzo miliardo di euro, è stata scoperta in Italia dalla Procura europea (EPPO – European Public Prosecutor’s Office- nella foto sopra, l’annuncio della costituzione del nuovo organismo quattro anni fa). Ha portato all’arresto di decine di persone che agivano in combutta con mafiosi e camorristi, e al sequestro di beni per un valore complessivo equivalente di oltre 520 milioni di euro e oltre 10 milioni di euro in immobili, tra cui complessi residenziali a Cefalù e altre proprietà in diverse località italiane. Eseguite oltre 160 le perquisizioni in 30 province italiane, con il supporto di unità specializzate, alla ricerca di ulteriori prove e fondi nascosti.

Coinvolti esponenti della criminalità organizzata siciliana come Tony Lo Manto, vicino ai clan di Brancaccio, e Campana. Un’operazione senza precedenti, condotta dalla Procura Europea (EPPO) e dalle forze di polizia italiane, ha portato alla scoperta di una complessa frode fiscale transnazionale che ha messo in luce l’uso di schemi di evasione Iva noti come frodi carosello nel commercio di prodotti informatici e elettronici. Le indagini hanno portato a 47 misure restrittive, 34 in carcere, 9 agli arresti domiciliari e 4 interdittive, nei confronti di altrettanti indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva intracomunitaria e al riciclaggio dei proventi illeciti.

Le indagini sono nate da due filoni, che hanno visto la collaborazione tra la Polizia Economico-Finanziaria (PEF) di Milano e Varese, il Nucleo PEF di Palermo, la polizia di Stato e la Procura Europea di Milano e Palermo.

IL SISTEMA CAROSELLO

L’inchiesta, scrive stamani Il Giornale di Sicilia, ha rivelato l’esistenza di un sistema ben strutturato che coinvolgeva ben 269 società fantasma, 55 società tampone e 28 broker italiani, oltre a 52 imprese situate in Olanda, Lussemburgo, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria e Romania. Il volume complessivo delle fatture false emesse nel periodo 2020-2023 ammonta a circa 1,3 miliardi di euro.

Le frodi carosello vengono realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, inserendo in un’operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, la cosiddetta «cartiera» (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l’applicazione dell’Iva per poi rivenderla ad un’impresa nazionale (anch’essa coinvolta nella frode) con l’applicazione dell’Iva ordinaria italiana. È in questa fase si realizza la condotta fraudolenta, in quanto la società «cartiera», invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l’Iva incassata dalla sua cessione, la vende sottocosto senza versare all’Erario l’imposta indicata nella relativa fattura ma ripartendola tra i complici della frode.

La missing trader, la società cartiera, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, oltre quello di emettere fatture false, dopo una breve vita (massimo 2 anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.

Mafia e camorra hanno partecipato attivamente a questo schema, investendo i profitti delle frodi in altre attività illecite e riciclando il denaro attraverso operazioni immobiliari e altri settori economici: tra gli esponenti coinvolti Tony Lo Manto, vicino ai clan di Brancaccio, che, intravedendo gli enormi guadagni del business, ne sono entrati a far parte fornendo provviste finanziarie e riciclando così il denaro sporco intascato con altre attività criminali.

La frode consentiva di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e prevedeva, di norma, ulteriori passaggi in cui la merce veniva venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane inserite nel circuito con l’esclusiva finalità di rendere più difficile l’identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società broker, cioè le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto con applicazione dell’Iva, vantavano nei confronti dell’Erario il credito corrispondente.

L’effetto finale era quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d’acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all’estero spesso alle stesse aziende comunitarie che avevano originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominciasse.

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