Caduta di stile da parte di un quotidiano un tempo prestigioso e punto di riferimento dell’Italia moderna, laica, incline ad apprezzare idee e comportamenti rigorosi senza mai scadere nei toni e nelle valutazioni. Il giornale in questione è La Repubblica. Il fatto ce lo racconta Professione Reporter un benemerito sito di informazione scritto da colleghi di grande esperienza che non fanno sconti a nessuno.
E’ successo che il padre dell’editore, lo scrittore Alain Elkann, scrive un “Breve racconto d’estate” e lo manda al giornale edito dal figlio, John Elkann, presidente del Gruppo Gedi. Il direttore Maurizio Molinari lo pubblica, in Cultura, con il titolo “Sul treno per Foggia con i giovani ‘lanzichenecchi’.
Il racconto, in realtà, è vita vissuta, Alain che si ritrova, in prima classe, sul treno da Roma a Foggia con un gruppo di ragazzi che lui chiama “lanzichenecchi”: iPhone in mano, cuffie, cappelli a visiera neri, tatuaggi, niente orologi. Elkann, che indossa “un vestito molto stazzonato di lino blu e una camicia leggera”, tira fuori dalla sua cartella di cuoio marrone Financial Times, New York Times, Robinson (l’inserto di Repubblica) e il secondo volume della “Recherche du temps perdu” di Proust, perché sta finendo di leggere il capitolo “Sodoma e Gomorra” e tira fuori anche un quaderno, dove scrive il diario, e la sua penna stilografica. I ragazzi, nel frattempo, parlano ad alta voce di giocator,i di partite, di squadre, di ragazze da beccare, “usando parolacce e un linguaggio privo d’inibizioni”.
Il racconto è tutto qui: due mondi in contrasto che non si incontrano, quello dei ragazzi che sicuramente prevarica quello di Elkann, dandogli oggettivamente fastidio e ignorandolo completamente, come se fosse trasparente.
Il Comitato di redazione de la Repubblica ha scritto a colleghe e colleghi: “Questa mattina la redazione ha letto con grande perplessità un racconto pubblicato sulle pagine della Cultura del nostro giornale, a firma del padre dell’editore. Considerata la missione storica che si è data Repubblica sin dal primo editoriale di Eugenio Scalfari, missione confermata anche ultimamente nel nuovo piano editoriale dove si parla di un giornale ‘identitario’ vicino ai diritto dei più deboli, e forti anche delle reazioni raccolte e ricevute dalle colleghe e dai colleghi, ci dissociamo dai contenuti classisti contenuti nello scritto. Per i quali peraltro siamo oggetto di una valanga di commenti critici sui social che dequalificano il lavoro di tutte e tutti noi, imperniato su passione, impegno e uno sforzo di umiltà”.