SCHOLZ sul vicesceriffo di Trump: “Va a Dachau e poi appoggia i filonazisti”/ UCRAINA, la Ue esclusa dai negoziati

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Che cosa ha detto Vance a Monaco, sdoganando di fatto i filonazisti: «A Washington c’è un nuovo sceriffo. La democrazia si basa sul sacro principio che la voce del popolo conta. Non c’è spazio per cordoni sanitari». Il riferimento è stato alla Brandmauer, la diga anti-Afd, che nei sondaggi è seconda dietro alla Cdu. «Non c’è democrazia tedesca, americana o europea che può sopravvivere quando dice a milioni di elettori che i loro pensieri e le loro preoccupazioni, le loro aspirazioni, le loro richieste non sono valide o degne di essere prese in considerazione», ha aggiunto Vance, scimmiottando le parole di  Alice Weidel. «Se scappate per paura dei vostri stessi elettori, non c’è nulla che l’America possa fare per voi» ha avvisato Vance.

UCRAINA, L’UE ESCLUSA DAL NEGOZIATO

Nessun posto per l’Europa al tavolo del negoziato. L’inviato di Donald Trump per l’Ucraina lo ha detto a chiare lettere anche oggi a Monaco: non c’è alcuna sedia per l’Ue, che pure si agita per farsi largo. Accettiamo “proposte e idee”, ma finisce qui, ha spiegato l’ex generale americano, mentre l’Unione europea prova a far fronte comune.

Da Parigi rimbalzano indiscrezioni sulla proposta avanzata da Macron di un vertice dei capi di Stato e di governo europei da tenersi nella capitale francese nella giornata di lunedì. Potrebbe essere allargato anche agli Usa: nulla di definito, “ci stiamo lavorando”, hanno confermato fonti dell’Eliseo e del governo italiano, nelle stesse ore in cui Zelensky ha tentato un colpo a sorpresa. Durante la sua partecipazione alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza  ha annunciato la disponibilità di Kiev a ragionare su un ritorno ai confini precedenti al 2022.

Sembra che Stati Uniti e Russia abbiano intrapreso in Arabia Saudita trattative sull’Ucraina “top secret”.

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Nota (PdA) E’ triste per noi europei assistere al mediocre spettacolo offerto a Monaco di Baviera dal numero due (meglio definirlo numero tre) degli Stati Uniti, J.D. Vance, che di fatto ha sdoganato la formazione filonazista della Weidel, Afd, data in forte ascesa dai sondaggi. Il vice sceriffo di Trump, per fare bingo, si è scagliato anche contro la censura, ovvero la diga europea contro le false notizie di cui gli oligarchi dei social sono imbattibili specialisti. Parole in stridente e sfacciato contrasto con quelle, nobili e di spessore, del 26 giugno 1963 quando John Kennedy pronunciò a Berlino la celebre frase “Ich bin ein Berliner” (sono un berlinese). Era un momento cruciale della Guerra fredda e Berlino il luogo simbolo della contrapposizione tra i due blocchi. Nell’estate di un anno prima infatti era stata portata a termine la costruzione del Muro che divideva la Berlino occidentale dalla Berlino comunista. Quelle parole furono un messaggio di sfida e di condanna all’Unione Sovietica e allo stesso tempo una manifestazione di grande solidarietà e di sostegno morale ai berlinesi, che di fatto vivevano in una enclave all’interno della Germania Est, dalla quale temevano un’invasione. Oggi le parole di Vance sono invece la mediocre espressione del nuovo corso della Destra e dell’imperante tecno-fascismo americano, e Berlino, con le elezioni politiche tra una settimana, ritorna il luogo simbolo della nuova contrapposizione stavolta tra l’America aggressiva e suprematista di Trump e l’Europa dei diritti e della libertà, oggi in apparenza debole e disunita, ma che, è bene ricordare, non va mai sottovalutata.

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