di Alberto Ferrigolo
(da professionereporter.eu) — Il Coordinamento dei Comitati di redazione delle testate venete invita i giornalisti “a inviare una mail al superiore gerarchico nel momento in cui scatta il superamento delle 7 ore e 12 di lavoro e a chiedergli l’autorizzazione formale a continuare in regime di straordinario”. Contestualmente invita “a segnalare eventuali intimidazioni o azioni omissive”. E’ una reazione al superlavoro richiesto dagli editori, che porta l’orario effettivo giornaliero a 10-12 ore.
Il Coordinamento (Mattino di Padova, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia, Arena di Verona, Gazzettino, Messaggero di Sant’Antonio, Corriere del Veneto, Ansa Veneto, Ansa Veneto, Videomedia Informatore agrario, Rai Veneto, Telepace, Telearena, Antenna Tre, Rete Veneta, Telenordest, Telechiara, Medianordest) ha prodotto un documento sulle “condizioni di lavoro inaccettabili”. Così come denunciato giorni fa dal Comitato di redazione del Corriere della Sera, anche il Coordinamento veneto, riunito a Venezia il 27 marzo, lamenta “carichi di lavoro ormai non più sostenibili, esacerbati dalle esigenze sempre più pressanti dell’informazione on line”.
Tutto ciò è dovuto a “organici insufficienti, carenza di formazione, inadeguatezza della strumentazione tecnologica, mancanza di coinvolgimento delle redazioni nelle strategie editoriali calate dall’alto senza alcun confronto”. Nelle redazioni dei giornali si assiste “all’esplosione dell’impegno dell’arco orario e a condizioni di forte stress nocive al benessere psicofisico di colleghe e colleghi”, dice il documento, votato all’unanimità, che impegna “da subito” la Segreteria del Sindacato giornalisti Veneto a chiedere incontri con le Direzioni delle singole aziende, alla presenza dei Cdr.
Il Coordinamento dei Cdr veneti mette in evidenza che le redazioni ora “si trovano a compensare con buona volontà e spirito di responsabilità l’incapacità gestionale dei vertici giornalistici e aziendali: l’integrazione carta/web è ormai un vuoto refrain”, mentre l’organizzazione del lavoro complessiva “è ancora quella degli anni Novanta e ogni giorno di più mostra il passo rispetto alla mutata realtà del settore che sconta l’avvento di digitale e social: ai giornalisti viene chiesto di fare tutto (foto, video, lanci sul web, Fb, X, Instagram, Tik-Tok, eventi)”.
Da diverso tempo i Cdr chiedono “di pianificare un’organizzazione del lavoro su turni in maniera tale da efficientare le prestazioni e limitare il ricorso allo straordinario”, mentre le aziende hanno risposto alle sollecitazioni del corpo redazionale “in soli due modi: il primo, abusando dell’istituto delle forfettizzazioni, che spesso coprono con cifre del tutto insufficienti non solo lo straordinario (la prassi oscilla, ormai, fra le 10 e le 12 ore giornaliere e più), ma notturni, festivi, superfestivi e domeniche; il secondo, non pagando lo straordinario a chi non ha il forfait, con la complicità di responsabili che o non ‘segnano’ le ore o le riducono”.
Da qui il sollecito sulla mail da inviare al superiore gerarchico nel momento in cui scatta il superamento delle 7 ore e 12, con la richiesta di autorizzazione ad entrare in straordinario.
I Cdr veneti annunciano di voler “distribuire a tutte le redazioni una scheda utile a calcolare, in base alle effettive ore di straordinario prestate, dei notturni e delle festività lavorate, la capienza o meno del forfait pattuito”. Il documento riferisce che l’analisi della situazione e la denuncia in cui versa lo stato del lavoro giornalistico ed editoriale in regione, si evince anche dai “sondaggi interni ad aziende come Rcs e Athesis”, e ora anche Casagit “sta indagando con il questionario diffuso in collaborazione con l’Ordine nazionale degli psicologi”. La mobilitazione è solo agli inizi.