di Giangi Franz *
Da tempo mi chiedo da quali origini si sia sviluppata l’attuale stupidità di massa della classe dirigente europea. Credo sia necessario riflettere su quali elementi e quali processi abbiano determinato un abbassamento intellettuale tanto rilevante della politica europea in generale.
É sorprendente assistere ad intemerate antistoriche come quella del presidente italiano o a discorsi farneticanti come quello di Scholz a Monaco, per non parlare delle ridicole parole della Kallas sulla guerra che dobbiamo prepararci a fare in prima persona. Ma sono ridicole anche le parole di Macron o di Starner, che pure rappresentano due Paesi che la guerra la vinsero 80 anni fa.
Da dove origina l’incredibile arroganza europea, che non ebbe mai neppure un De Gaulle, per non parlare di Schmidt, Brandt, Adenauer e i nostri tutti, fino al Craxi di Sigonella? Sapevano di essere vassalli USA ma sapevano anche quali margini di autonomia gli erano concessi, per esempio, per quanto riguarda l’Italia, su Palestina e Palestinesi.
Io una mia ipotesi me la sto facendo. La classe dirigente europea ha cominciato a declinare in termini di intelligenza con la nascita dell’Unione Europea; da quel momento è iniziato il martellamento di alcuni mantra che ha coperto sia le deficienze della UE, sia l’ insufficienza della classe politica. I mantra:
– la UE è il più grande mercato del mondo;
– nel suo complesso la seconda o terza potenza industriale del mondo;
– l’Euro è la moneta capace di tenere testa al dollaro;
– la UE è la patria dei diritti, della cultura, della giustizia e del welfare….
É da allora che nasce una sorta di suprematismo europeo via via guidato non più da politici, sempre più sotto dotati e imbarazzanti, ma da una tecnocrazia installatasi a Bruxelles e anche nei vari centri di potere di ciascuna nazione. Un suprematismo che fu subito messo alla prova nel 1999 con la criminale guerra alla Serbia condotta dagli europei in prima persona. In Italia avevamo al potere un personaggio piuttosto cinico: Massimo D’Alema presidente del Consiglio; ma Mattarella era ministro della difesa. Poi venne la guerra criminale all’Iraq e anche in quel caso, ma da destra, ci fu il coinvolgimento attivo di gran parte dell’Europa, stavolta senza i Francesi.
Nel frattempo proseguiva la retorica sulla UE tesa a nasconderne i limiti e le insufficienze politiche come, appunto, la fiscalità comune, la politica estera e la difesa comuni. Ci volle la crisi dei debiti sovrani del 2010/11, inventata dagli USA per salvare sé stessi dal crack finanziario e attuata dai loro pretoriani europei (Lagarde e Draghi su tutti, con il secondo già stipendiato da Goldman Sachs, la vera responsabile del default greco) e con l’apporto fondamentale di Angela Merkel, una nullità eretta a statista mondiale, per sostituire definitivamente un ceto politico già abbastanza scarso con un ceto tecnocratico di mandarini monetaristi e mercantilisti. Mandarini allevati nelle migliori scuole anglo-americane.
La mia ipotesi è che l’Europa si sia persa allora, circa 15 anni fa. Il ceto dei mandarini bruxellese, coadiuvato dai mandarini nazionali nelle banche centrali, nei media, nella finanza ha permesso o causato l’inabissamento forse inconsapevole della qualità del ceto politico, tanto da farci ritrovare ostaggi tutti di gente come Hollande, Macron, Johnson o Starmer, Scholz e von der Leyen, Letta, Salvini e da ultime, per noi, Meloni e Schlein. Una tragedia, storica, politica, morale da cui sarà molto difficile recuperare…
Ma sono solo ipotesi di un impolitico…
* Dipartimento di Scienze Ambientali – Università di Ferrara