venerdì 21 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

GIORNALISTE “DIMENTICATE”

È stato di agitazione nelle sei testate del gruppo veneto-friulano Nem (Nord Est Multimedia di Banca Finint del finanziere Enrico Marchi). Il Piccolo ha deciso di scioperare ieri 13 febbraio per il fatto che non s’è ritenuto “di dare risposte positive alle richieste delle rappresentanze sindacali in termini di tutela del perimetro d’organico e autonomia della testata”, si legge nella nota del Cdr triestino. In pratica, si tratta del fatto che la redazione perde un organico in cronaca a fronte di carichi di lavoro sostenuti e pressanti.

Non sciopera invece Il Messaggero Veneto di Udine, mentre le altre testate venete (Nuova Venezia e Mestre, Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Corriere delle Alpi di Belluno) mantengono lo stato d’agitazione e si riservano di indire due giorni di sciopero già affidati al Comitato di redazione se entro due settimane non saranno date risposte adeguate alle richieste formulate.

Sono stati giorni di duro confronto sindacale, gli ultimi di questa settimana, 11 e 12 febbraio tra Venezia, Treviso, Padova e Belluno, con la direzione delle sei testate (a cui va aggiunta l’online Nordest Economia), al termine dei quali i giornalisti veneti si sono dichiarati “insoddisfatti” delle risposte fornite da Nem e dal direttore Luca Ubaldeschi.

Quattro i punti all’ordine del giorno, tra i quali la questione di genere piuttosto sentita e sofferta, specie nelle discriminazioni di carriera e di incarichi di responsabilità affidati complessivamente alla componente femminile dei giornali locali e di come l’azienda “voglia dettagliare il riconoscimento delle mansioni superiori svolte dai colleghi e dalle colleghe”.

Ma è più che altro la “questione di genere” che sembra alimentare il dibattito. Le giornaliste hanno redatto un documento in cui lamentano “la pesante disparità di ruoli, funzioni e conseguente trattamento economico tra giornalisti e giornaliste” delle testate venete, così come pure “la mancanza d’una ‘voce femminile’ ad ampio spettro” oltre a segnalare una generale carenza su “presenza, ruoli e avanzamento di carriera delle giornaliste”, constatando per altro “l’alta propensione di questo gruppo dirigente ad avere una trazione maschile nei ruoli di vertice”, tant’è che “i ruoli apicali restano saldamente nelle mani dei colleghi”, un fenomeno per altro “potenziato” in seguito alle due assunzioni nelle due sezioni Cultura e Sport.

Non mancano i calcoli dettagliati in proposito: le redattrici nelle quattro redazioni venete “sono in tutto 26, i colleghi 40, per un totale di 66 unità” e le giornaliste rappresentano quindi solo “il  39,39% del totale”. “Sei hanno qualifiche che non superano il ruolo di caposervizio” (una soltanto ricopre il ruolo apicale di caposervizio, tre vice caposervizio e due redattrici esperte), a fronte “di 23 redattori maschi con qualifica per un totale che porta il numero a 29”, se si include anche la direzione di testata.

Insomma, le giornaliste con qualifica sono, dunque, il 9,09% rispetto al complesso del corpo redazionale mentre i giornalisti in ruoli apicali, sul complesso dei redattori, rappresentano il 43,93 %.

Le redattrici delle testate Nem sottolineano anche come “balza agli occhi la totale assenza di firme femminili” tra coloro che ogni giorno vengono a commentare i fatti del giorno in prima pagina e in quelle interne. In particolare, sotto accusa è la pagina dedicata al report del Ministero della Salute sulle interruzioni di gravidanza, “uscita a firme, pur autorevoli, di soli uomini”. Ma la stessa cosa è accaduta anche in occasione della serie d’interviste “Gente del Nordest”, a firma Stefano Lorenzetto, dove “abbiamo assistito quasi esclusivamente a uomini che dialogavano e raccontavano altri uomini”.

Le giornaliste chiedono a Direzione e proprietà un confronto sui temi sollevati e sollecitano che “competenze e qualità, sia delle colleghe che dei colleghi, vengano riconosciute senza che il genere d’appartenenza debba rappresentare una condizione di svantaggio o addirittura di esclusione”.

Singolare è che proprio il giorno stesso in cui il Cdr ha convocato l’assemblea di redazione è uscito il primo editoriale a firma femminile. Quello di Federica Manzon, la scrittrice che ha vinto il Campiello 2024 con “Alma” (Feltrinelli). Curiosa coincidenza. Tanto che in redazione ci si chiede se la Direzione fosse stata preventivamente informata dell’imminente documento redatto dalle giornaliste e si fosse attrezzata a parare il colpo delle critiche, pubblicando l’editoriale di Manzon.

da professione reporter.eu

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