martedì 11 Febbraio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

GIORNALISTI SPIATI / Paragon rompe il contratto con il governo italiano

Paragon Solutions, il cui software di hacking di livello militare sarebbe stato utilizzato per spiare decine di persone in una ventina di Paesi, ha interrotto il suo rapporto con l’Italia. Lo riporta il Guardian che cita una fonte secondo cui la decisione di interrompere il contratto con l’Italia è seguita alle rivelazioni che il software sarebbe stato usato per spiare il direttore di Fanpage e Luca Casarini, capo missione di Mediterranea. Alcuni giorni fa WhatsApp aveva notificato a Francesco Cancellato che lo spyware (un softwaere progettato per monitorare segretamente l’attività del computer e rubare informazioni personali) Paragon era stato utilizzato per spiare le sue chat.

Il governo nega di aver spiato giornalisti o attivisti, ma il direttore di Fanpage si chiede: il governo ha detto che non ha fatto spiare nessun giornalista o attivista: ma allora perché Paragon Solutions ha stracciato il contratto con l’Italia per violazione delle norme di utilizzo subito dopo che è scoppiato lo scandalo?

Cancellato e Casarini hanno rivelato di aver ricevuto un messaggio da Meta in cui venivano avvertiti della manomissione dei propri dispositivi da parte di un software di produzione israeliana. “A dicembre – è scritto nel testo – WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti aver ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo”.

Che cos’è lo spyware Graphite. Paragon aveva in Italia due clienti -“un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence” – e ha disconnesso a entrambe l’accesso a Graphite, una tecnologia di sorveglianza di livello militare in grado di hackerare smartphone crittografati.

Lo riporta il quotidiano Haaretz che sottolinea come la società israeliana lavori esclusivamente con entità statali, tra cui le agenzie di sicurezza di Tel Aviv e l’Fbi, fornendo loro capacità di hacking sotto forma di spyware. È la prima volta che l’azienda, che è stata recentemente venduta a un appaltatore della difesa americano, viene collegata a casi di abuso della sua tecnologia. Secondo fonti citate dal quotidiano israeliano, in seguito alle rivelazioni Paragon ha chiesto all’Italia di rispondere alle accuse e di fornire loro dettagli sul presunto hacking. All’inizio di questa settimana, i due clienti italiani sono stati disconnessi da Graphite e hanno perso l’accesso allo spyware.

Una informativa urgente del governo sul caso Paragon è stata chiesta alla Camera dai gruppi delle opposizioni, per chiarire se sono stati spiati anche giornalisti. I rappresentanti di Avs, Pd e M5s hanno posto la questione in avvio di seduta.

La nota di Palazzo Chigi. Palazzo Chigi conferma che sette italiani sono stati vittime di un attacco hacker attraverso uno spyware diffuso sui relativi dispositivi attraverso WhatsApp, il sistema di messaggistica di casa Meta. ll governo, però, smentisce un coinvolgimento ed “esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence” i soggetti tutelati dalla legge sui servizi segreti, “compresi i giornalisti”. “Trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità – sottolinea la nota – è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale” che si è subito messa in contatto con lo studio legale Advant, che tutela WhatsApp Ireland Limited. “Non è stata comunicata ad Acn l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy”.

Nel mirino dei cyberattacchi, stando a quanto trapelato fino ad ora, ci sarebbero una novantina di persone. “Le utenze fino ad ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all’Italia, ai seguenti Paesi – rivela palazzo Chigi – Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria,Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia”. Si tratta di quattordici Paesi europei in tutto, da dove potrebbero spuntare dunque nuove denunce di accessi illegali. Sotto accusa ci sarebbe Paragon, la società israeliana produttrice dello spyware di ultima generazione Graphite, capace di insinuarsi nei dispositivi senza neanche un click da parte della vittima.

L’azienda avrebbe venduto il software a numerosi Stati, con l’impegno però di limitare i controlli escludendo proprio giornalisti e attivisti. Recentemente, inoltre, aveva avviato alcune trattative per la cessione a un fondo di private equity americano per 900 milioni di dollari. Operazione che però sembra si sia arenata. Sta di fatto che tra i Paesi ad aver acquistato il software ci sono gli Stati Uniti e non meglio specificati “Stati alleati”, come dichiarato dalla stessa società.

Le indagini sono questione che spetta alle autorità nazionali e non alla Commissione europea e ci aspettiamo che verifichino tali accuse. Quello che posso dire, in generale, è che qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato naturalmente”. E’ quanto ha detto il portavoce della Commissione europea, Markus Lammert, durante il briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles in risposta a una domanda sullo spyware Paragon. “Lo European Media Freedom Act prevede garanzie specifiche per i giornalisti”, ha sottolineato il portavoce.

“Intercettare tramite spyware i giornalisti non solo è inaccettabile e contrario al principio di libertà di stampa ma è anche vietato dalla legge. Il Media Freedom Act, il regolamento europeo sui media, è vincolante per gli stati membri e sancisce il divieto di intercettare, soprattutto con i software-spia, i giornalisti, salvo casi di estrema gravità”. Lo afferma in una nota il Comitato Esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “Prendiamo atto delle dichiarazioni del governo che ha escluso lo spionaggio a danno di giornalisti, ma serve chiarezza sul rapporto della società israeliana Paragon Solution con gli apparati dello Stato italiano, le sue committenze in Italia e la notizia riportata dal Guardian della rescissione del contratto per violazione dei termini di servizio – si legge nella nota -.

La vicenda che ha interessato il direttore di Fanpage, cui va la solidarietà dell’Ordine, segue quella emersa con l’inchiesta Equalize, ci ricorda il caso di Nello Scavo e di altri colleghi che si sono ritrovati spiati tramite sofisticati programmi immessi nei loro telefoni. La libertà di informazione è un diritto costituzionale e va difesa in tutti i suoi aspetti”.

 

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