Ritrovati i corpi senza vita dei due alpinisti romagnoli dispersi sul Gran Sasso. A localizzarli il Sonar Recco a bordo degli elicotteri. Il secondo corpo è stato trovato nella mattinata durante la ripresa delle ricerche. Cristian Gualdi e Luca Perazzini, entrambi di Sant’Arcangelo di Romagna, erano dispersi da domenica pomeriggio sul Gran Sasso, a 2.700 metri di quota.
In quota, da questa mattina, hanno operato squadre del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza con il supporto aereo di un’eliambulanza della Regione Abruzzo con a bordo dei tecnici del Soccorso Alpino e di un elicottero dei Vigili del Fuoco.
Il primo corpo senza vita di uno dei due alpinisti è stato individuato, dopo 5 giorni, durante il primo sorvolo dell’area eseguito stamani dall’elicottero del Cnsas. Tre gli elicotteri in sorvolo con il Sonar Recco, capace di individuare l’eventuale presenza di materiale metallico sotto il manto nevoso.
Grazie alle favorevoli condizioni meteo, si è riusciti ad utilizzare per la prima volta per il sorvolo dell’area, il dispositivo Sonar Recco, già utilizzato nel febbraio 2021 sul Monte Velino per la ricerca di un gruppo di escursionisti dispersi. Il sonar è in grado di individuare anche il segnale di un cellulare spento. Il suo utilizzo è stato fondamentale per l’individuazione dei corpi.
Ieri una squadra di soccorritori della Guardia di Finanza ha tentato un avvicinamento via terra alla Valle dell’Inferno, la zona ormai individuata in cui dovrebbero trovarsi i due scalatori di Sant’Arcangelo di Romagna. I quattro soccorritori sono riusciti ad avvicinarsi moltissimo alla zona da cui è partito l’ultimo segnale dai due dispersi. Tuttavia, in una situazione estremamente difficile per il tempo, non hanno trovato tracce. Neve altissima e raffiche di vento hanno costretto il gruppo a tornare indietro.
Ieri una squadra di soccorritori della Guardia di Finanza ha tentato un avvicinamento via terra alla Valle dell’Inferno, la zona ormai individuata in cui dovrebbero trovarsi i due scalatori di Sant’Arcangelo di Romagna. I quattro soccorritori sono riusciti ad avvicinarsi moltissimo alla zona da cui è partito l’ultimo segnale dai due dispersi. Tuttavia, in una ù
Arrivato dal Trentino il dispositivo Recco agganciato sotto un elicottero e utilizzato nei sorvoli nell’area sul Gran Sasso dove sono state rintracciate le salme dei due dispersi da domenica scorsa; gli alpinisti romagnoli, Luca Perazzini e Cristian Gualdi. Il sistema Recco è stato già utilizzato in Abruzzo nel 2021 nell’emergenza Velino, con ben quattro persone disperse sotto una slavina. I primi rilevatori Recco, realizzati con la collaborazione dell’Istituto reale di tecnologia di Stoccolma, entrarono in funzione tra il 1981 e il 1982 in Svezia, a Zermatt e in Tirolo, per poi diffondersi in altre zone delle Alpi. Proprio in Svezia, una tragedia del 1973, spinse alcuni soccorritori a studiare dei sistemi più efficaci. Nel 1983 vennero messe sul mercato le prime piastrine riflettenti, da fissare all’abbigliamento o agli scarponi, per facilitare enormemente il lavoro dei soccorritori. Il primo salvataggio di una persona sepolta grazie al sistema Recco avvenne nel 1987 a Lenzerheide, in Svizzera.
Come funziona. Il Recco è un sistema di supporto di sicurezza in montagna, che viene spesso integrato nei dispositivi, composto da un rilevatore che fa da trasmettitore-ricevitore: emette un segnale direzionale da un’antenna in grado di rilevarlo se “torna indietro”, dopo aver colpito un elemento riflettore.
“Il sistema Recco – spiega Elio Ursini del Laboratorio di Geologia e sismologia dell’Università dell’Aquila – si compone di due elementi: una piastrina (elemento piatto di circa 5 cm) che in genere è posizionata su alcune tipologie di scarponi, zaini o giacche tecniche e un apparecchio rilevatore utilizzato dai soccorritori. Il rilevatore, utilizzato a mano dai soccorritori (peso di circa un chilo) o agganciato sotto un elicottero (permette di coprire aree più ampie), spiegato in parole semplici è un trasmettitore-ricevitore che invia onde radio e nel caso un’alpinista abbia con se la piastrina, essa ‘riflette’ l’onda reinviandola al rilevatore. A quel punto, il soccorritore, ricevendo il segnale reinviato dalla piastrina, comprende che in quel punto potrebbe esserci la persona che indossa il Recco. Il rilevatore agganciato sotto l’elicottero in genere si utilizza su spazi ampi e tramite questa strumentazione si riesce a coprire fino a 1 chilometro quadrato in circa 6-10 minuti”.
Granhed fondò la Recco AB nel 1983 e creò il primo prototipo funzionale. Nel 1987, una donna venne localizzata con la tecnologia di salvataggio Recco da un elicottero a Lenzerheide , in Svizzera , proprio nel primo salvataggio dal vivo effettuato utilizzando la tecnologia. Nel 2015 è stato introdotto il rilevatore Recco Ssr Helicopter che estende la tecnologia alla ricerca di una persona scomparsa in altri ambienti esterni.
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