Domenica la Spagna va al voto per le Elezioni Politiche. Un appuntamento di vitale importanza non soltanto per Madrid ma per l’Europa. In gioco, infatti, è lo spostamento a destra della politica continentale con i conservatori che puntano a essere il futuro ago della bilancia.
Il Governo di centrosinistra guidato da Sanchez ha ricevuto una sonora sconfitta alle recenti elezioni locali. Sanchez si è dimesso dal governo ma non dal partito ed è in piena campagna elettorale. Il Partito Popolare, storico avversario in Spagna del PSOE, punta ad essere il primo partito e ritornare al Governo del paese. Il leader del Partito Popolare è Alberto Núñez Feijóo.
Accanto a questi due principali partiti il contesto politico spagnolo vede altre due forze politiche accreditate di consensi importanti nei sondaggi. A destra del Partito Popolare c’è l’estrema destra di VOX, partito guidato da Santiago Abascal. E’ noto il feeling tra Abascal e Giorgia Meloni (nella foto da Euronews) a tal punto che più volte la premier italiana è intervenuta con veri e propri comizi agli appuntamenti elettorali di Vox come avvenuto qualche giorno fa a Valencia
A sinistra, le principali forze politiche che si trovano oltre il PSOE hanno deciso di dare vita a Sumar, movimento politico guidato dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz che è anche la candidata premier. Queste le quattro forze principali in campo. La legge elettorale prevede una soglia di sbarramento al 3%.
La situazione da monitorare è quella dei rapporti tra il Partito Popolare di Feijóo e VOX il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal. I sondaggi sembrano essere concordi: la Spagna potrebbe svoltare a destra domenica e l’eventuale coalizione tra Popolari e VOX sarebbe molto vicina alla conquista della maggioranza assoluta dei 176 seggi. Ma la partita è ancora molto aperta con Sanchez che deve però rincorrere.
Secondo un sondaggio di 40 dB per EL PAÍS e Cadena SER di sabato 15 luglio il Partito Popolare di Alberto Núñez Feijóo sarebbe il primo partito spagnolo con il 32% che gli consentirebbe di conquistare 133 seggi al Congresso dei Deputati. Secondo partito spagnolo è il PSOE del premier che con il 28,9% dei consensi conquisterebbe 109 seggi.
Terza forza spagnola l’estrema destra di VOX con il 14,6% e 39 seggi. Quarta forza la sinistra di Sumar con il 13,8% e 38 seggi. Altre forze politiche e schede bianche accreditate all’11,3%. Da questi numeri alla possibile alleanza tra Partito Popolare e VOX mancherebbero 4 seggi per arrivare alla maggioranza assoluta di 176 seggi. Ne conterebbero infatti 172.
FRATELLI E SORELLE DI VOX di Piero Di Antonio
ROMA 13 LUGLIO – Giorgia Meloni è intervenuta ieri all’evento elettorale dell’estrema destra di Vox a Valencia, splendida e moderna città spagnola, una delle più accoglienti d’Europa, amministrata, ma guarda un po’, da un presidente di sinistra.
“In Europa è arrivato il tempo dei patrioti” ha detto in spagnolo collegata da Roma la nostra premier. Il 23 luglio si voterà in Spagna e la presidente del Consiglio confida nella vittoria del partito di Santiago Abascal (nella foto da internet), tanto da pronosticare “una svolta nella politica Europea”.
La Meloni si è congratulata per gli eccellenti risultati del partito alle ultime elezioni regionali e comunali, per la crescita dei voti e “soprattutto perché hanno reso possibile la sua presenza in vari governi regionali”.
“Spero che Vox abbia un ruolo importante nel prossimo governo, è arrivato il tempo dei patrioti. In Italia, in Repubblica ceca, abbiamo fatto capire che siamo in grado di governare e ora la vostra vittoria può dare impulso a tutta l’Europa”, ha continuato Meloni. “Sono molto contenta di contribuire con il mio messaggio alla campagna elettorale e ribadire il grande legame che unisce Fdi e Vox”.
Ma chi è l’amico della Meloni? Che pensa, che dice? Non è male ripescare un articolo di quattro anni fa sul leader di Vox che arringava la folla in lacrime a Madrid con queste parole: “Noi siamo la più grande nazione della storia. Siamo il Cid Campeador e Don Chisciotte. Siamo Isabella la Cattolica. Siamo Pizarro e Cortés. Siamo Lepanto. Noi siamo la Spagna!”. E la folla piange, nonostante l’oratore abbia dimenticato Francisco Franco e… Guernica.
Com’è facile prendere in giro il popolo… Se presente a quel comizio di fanatici e vanagloriosi qualcuno avrebbe dovuto alzare educatamente il dito e fatto notare, se gli fosse stato concesso di prendere la parola, che prima di autoproclamarsi la più grande nazione della storia, sarebbe stato necessario e più giusto allungare lo sguardo verso altri orizzonti e personaggi.
Chessò? alla Magna Grecia, a Parigi, alla Dublino di James Joyce, alla Trieste di Svevo, a Roma, al Rinascimento, a Caravaggio, Michelangelo, Raffaello, a Giotto, al divino Piero della Francesca, a un tale che si chiamava Leonardo, a Machiavelli e alla famiglia dei Medici, o all’Olanda di Van Gogh, al veneziano Marco Polo… ai grandi della storia, della cultura e dell’arte.
La civiltà europea (tralascio gli Immortali di Francia, Goethe e il grand tour, Shakespeare e Dickens in Inghilterra e tanti ma tanti altri, tra i quali i grandi di Russia, altrimenti andiamo a casa tra una settimana) non è nelle corde di un simile arruffapopolo, affascinati da una Meloni che urla “sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana, sono italiana” (Soy Giorgia, soy mujer, soy madre, soy cristiana, soy italiana).
La politica seria, invece, non è una partita Spagna contro il Resto d’Europa. Inoltre, alcuni personaggi citati dal leader di Vox (Pizarro, Cortés, al quale aggiungerei Torquemada) più che ammirazione suscitano raccapriccio. L’amico di Giorgia dimentica nella sua formazione ideale un certo Pablo Picasso, Iniesta e il Barcellona di Guardiola. Attenti però a sventolare la parola patrioti, bisogna maneggiarla con estrema cura. Basta un niente per sprofondare nel nazionalismo, il quale resta pur sempre “l’ultimo rifugio di un farabutto” (Samuel Johnson).
Viva la Spagna sempre, ( Viva Espana siempre) ma non soltanto quella urlata da questo tribuno. Non ci piace, bisogna gridarlo, bisogna non cadere nella trappola retorica. Allora, gonfiamo il petto, ce lo meritiamo, e urliamo in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo “viva il genio europeo” (larga vida al genio europeo) e, visto che ci siamo, viva anche l’Italia (via Italia tambien).
Nel frattempo, da qui al trionfo di Vox il 23 luglio, per disintossicarci dai fumi di retorica che da Valencia si respirano anche da noi, non è male rileggere ogni sera, o sotto l’ombrellone, qualche pagina di quello sterminato capolavoro di un tal Cervantes che sta al leader di Vox, Abascal, come il Cavaliere Errante sta ai mulini a vento (molinos de viento).