Momento difficile all’Agenzia di stampa Dire, il cui editore ha annunciato il licenziamento di 15 giornalisti e 13 grafici. Il cdr ha proclamato per oggi uno sciopero e altri cinque gli sono stati affidati dall’assemblea dei redattori. Il il sindacato parla di un inaccettabile ricatto occupazionale, mentre il sottosegretario Barachini definisce “la tempistica incomprensibile”.
I redattori – si legge sul sito dell’agenzia – si sono riuniti dopo l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo da parte dell’azienda che, a pochi giorni dalla partenza del nuovo decreto per le agenzie di Palazzo Chigi, prevede un piano di 28 esuberi, di cui 15 giornalisti e 13 grafici. L’agenzia occupa 150 dipendenti di cui 76 sono giornalisti.
«La procedura – spiegano i lavoratori – arriva dopo quasi due anni di contratto di solidarietà in cui i giornalisti hanno sacrificato una cospicua parte del loro stipendio per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sacrifici resi ancora più importanti da pagamenti a singhiozzo degli stipendi, liquidati nell’ultimo anno quasi sempre in due soluzioni».
L’Assemblea dei redattori dell’agenzia Dire ritiene «inaccettabili e illegittimi questi licenziamenti, oltre che lacunosa e scarsamente motivata» la stessa procedura avviata dall’azienda.
«L’annuncio dei licenziamenti, arrivato una settimana esatta dopo la fine del contratto di solidarietà, giunge tra l’altro dopo un grave atto ostile da parte dell’azienda che, a fine agosto, ha citato i componenti del Comitato di redazione in un procedimento di mediazione con l’accusa di diffamazione per una nota pubblicata a fine luglio sul sito della Slc-Cgil e mai uscita sui notiziari o sul sito dell’agenzia Dire», incalzano i giornalisti.
Per questi motivi, «i redattori chiedono il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo e dell’azione legale nei confronti della propria rappresentanza sindacale, proclama lo stato di agitazione sindacale.
Solidarietà e vicinanza ai giornalisti da parte della Federazione nazionale della Stampa italiana. «Questa procedura ha il sapore di un inaccettabile ricatto occupazionale che colpisce una redazione che con grande spirito di abnegazione da anni sta sopportando anche il peso di contratti di solidarietà e di retribuzioni a singhiozzo. Il sindacato – rileva la Fnsi – continuerà ad affiancare i giornalisti nella loro lotta e chiede all’editore Stefano Valore di ritirare subito i licenziamenti».
Sulla vicenda si registra anche l’intervento del sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini. «Preoccupa e stupisce per la tempistica poco comprensibile l’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte dell’editore della Dire nell’imminenza dell’avvio di una riforma che, dopo anni di incertezze e proroghe, mira proprio a dare certezza di risorse agli editori per costruire realtà solide, difendendo i livelli occupazionali e la qualità dell’informazione», rileva il sottosegretario, che per queste ragioni auspico «vivamente che, nell’ambito del confronto con le organizzazioni sindacali, l’editore si adoperi per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti».
Preso atto della nota del sottosegretario Barachini, l’editore dell’agenzia Dire, Stefano Valore, esprime l’auspicio che, «dopo una comprensibile fase di rottura dei rapporti e di scioperi, anche grazie all’intervento del governo, si arrivi comunque ad individuare quella soluzione che aiuti davvero a salvaguardare tutti i livelli occupazionali».