mercoledì 16 Aprile 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

I RICATTI DI TRUMP / Niente fondi all’università di Harvard. Appello di Obama: “Resistete, difendete la libertà”

Un Paese alla frutta, così appaiono oggi a buona parte del mondo gli Stati Uniti dell’era Trump. Dazi annunciati poi revocati, poi corretti e annunciati di nuovo, linguaggio da caserma al limite dell’arroganza e della violenza verbale, atteggiamenti da padroni delle ferriere, annunci di tregue e armistizi, nomine discutibili negli uffici federali di personaggi da avanspettacolo, minacce dell’uso della forza per annettere territori non suoi (Groenlandia, Panama…), accordi con la Russia dell’altro autocrate in missione per conto di Dio al fine di sottrarre le preziosissime terre rare all’Ucraina, pressioni esplicite nei vari gangli dell’amministrazione federale per imporre il nuovo pensiero americano, senza contare la grottesca sudditanza ai religiosi e telepredicatori evangelici con tanto di ufficio federale alla White House. Questo è solo una parte del ciclone e dello scandalo del Maga.

Il colmo dell’esercizio del potere senza più la maschera della decenza riguarda le università, il luogo dei giovani e della futura classe dirigente si sòpera meno trumpiana, la culla degli odiati liberals in prevalenza contrari al presidente e alla sua corte di miracolati, oltre che indignati per ciò che l’amico di Trump, Netanyahu, sta compiendo in Palestina.

A dimostrazione di come tutto si regge, la Casa Bianca ha dichiarato lunedì di voler sospendere sovvenzioni e fondi all’università di Harvard per oltre due miliardi di dollari, dopo che l’ateneo si è rifiutato di soddisfare una lista di richieste del governo, in parte sulle politiche di inclusione, che secondo il rettore avrebbero minato la libertà accademica. Richieste che riguardavano anche ciò che andava insegnato. Non c’è da stuipirsi, visto il livello del presidente-palazzinaro che guarda il mondo come un’immensa area edificabile, o, per meglio dire, come una cosa che appartiene di diritto all’America.

Ebbene, i fondi congelati ad Harvard ammontano a 2,2 miliardi di dollari (1,9 miliardi di euro) di sovvenzioni e 60 milioni di dollari (52,9 milioni di euro) di contratti all’università che ha sede a Cambridge nel Massachusetts. Il governo federale ha poi precisato che che sarebbero quasi 9 i miliardi di dollari (7,9 miliardi di euro) in sovvenzioni e contratti a rischio se Harvard non si adegua.

Adeguarsi a cosa? In una lettera inviata venerdì, il governo aveva chiesto riforme radicali nella governance e nella leadership dell’università che includevano la fine di tutti i programmi di diversità, uguaglianza e inclusione (Dei) a Harvar

ll rettore Alan Garber ha dichiarato che l’istituzione non accetterà le richieste. “L’università non sacrificherà la propria indipendenza né abbandonerà i propri diritti costituzionali”, ha scritto Garber in una lettera alla comunità di Harvard. “Nessun governo – indipendentemente dal partito al potere – dovrebbe dettare ciò che le università private possono insegnare, chi possono ammettere e assumere, o i campi di studio e di indagine che possono perseguire”, ha spiegato il rettore.

Dall’inizio del suo secondo mandato, a gennaio, il presidente Donald Trump ha preso di mira in modo aggressivo alcune delle migliori università del Paese e i maggiori studi legali per quello che lui e i suoi alleati considerano attività alimentate da convinzioni di sinistra o comunque contrarie all’operato dell’esecutivo. In verità è l’invidia che la cultura e il grande successo accademico (Harvard è “la fabbrica dei premi Noibel”) suscitano nei poveri di spirito che si sono trovati, per una fase favorevole delle congiunzioni astrali, a gestire il Paese un tempo ricco e potente, oggi indebitato e quasi zimbello del monmdo.

L’amministrazione di Washington ha anche sostenuto che università come Harvard hanno permesso la diffusione dell’antisemitismo durante le proteste nel campus contro la guerra di Israele a Gaza lo scorso anno, per cui sono stati arrestati diversi leader dei manifestanti con la minaccia di espulsione dagli Usa. Nell’ambito del suo giro di vite sulle università, l’amministrazione ha usato il trattenimento dei fondi federali per fare pressione sulle principali istituzioni accademiche affinché accettino le sue condizioni. La Columbia, una delle università prese di mira dal governo, ha subito il congelamento di 400 milioni di dollari (352,4 milioni di euro) di finanziamenti. Il mese scorso l’ateneo di New York ha accettato alcune delle condizioni richieste dall’amministrazione Trump.

Contro la furiosa politica di Trump contro le università prende posizione, dopo mesi di silenzio, l’ex presidente Barack Obama, laureato ad Harvard, che ha esortato le università a seguire l’esempio di Harvard nel contrastare gli attacchi del governo federale. L’ex presidente ha esortato le università a resistere ai tentativi della Casa Bianca di “soffocare la libertà accademica”.

“Harvard ha dato l’esempio ad altri istituti di istruzione superiore, rifiutando un tentativo illegale e di mano bassa di soffocare la libertà accademica, mentre ha adottato misure concrete per garantire che tutti gli studenti di Harvard possano beneficiare di un ambiente di indagine intellettuale, dibattito rigoroso e rispetto reciproco” ha scritto Obama sui social.

 

La scure rischia di abbattersi anche sulle emittenti pubbliche, in particolare Npr Pbs, già più volte criticate dal presidente. La Casa Bianca, riferiscono i media Usa, intende chiedere al Congresso di revocare 1,1 miliardi di dollari di finanziamenti federali alla Corporation for Public Broadcasting, l’ente sostenuto dai contribuenti che finanzia le organizzazioni dei media pubblici in tutti gli Stati Uniti. Se il Congresso dovesse acconsentire, ciò equivarrebbe a circa due anni di finanziamenti dell’organizzazione, destinati quasi interamente alle emittenti pubbliche, tra cui appunto NprPbs e le loro stazioni affiliate locali.

 

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