(PdA) — In tempi molto incerti – che lasciano intravedere una pericolosa regressione culturale, sociale e politica – è bene affidarsi al lento ma profondo lavoro di ricerca fatto da chi con la forza delle immagini riesce a farci leggere e comprendere quella storia di coraggio e sacrifici che ci spianò la strada della libertà.

E’ il caso di Luciano Adriano, fotoreporter abruzzese, autore di un originale oltre che geniale volume di 34 scatti a Bosco Martese, luogo di suggestiva bellezza nel Teramano – siamo nell’odierno Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga – dove 82 anni fa si combattè una delle prime e più esaltanti battaglie partigiane.

L’anno è il 1943. In località Ceppo, nel comune di Rocca San Maria, si svolse a fine settembre la prima battaglia in campo aperto fra partigiani e soldati tedeschi. Al Ceppo si radunarono alcune centinaia di soldati italiani e non, ex-prigionieri di guerra, gruppi di antifascisti e civili antifascisti per difendere Teramo da eventuali attacchi dei tedeschi. Il comando venne affidato al capitano dei carabinieri Ettore Bianco. Quella mattina del 25 settembre, un contingente di tedeschi (si contò una trentina di camion) si diresse verso il Ceppo. I combattimenti cominciarono alle 12.30 e durarono tre ore. I partigiani sconfissero i tedeschi che furono costretti a ritirarsi. Secondo fonti della Resistenza si contarono 50 tedeschi uccisi. Per rappresaglia i tedeschi uccisero cinque ostaggi catturati più a valle, a Torricella Sicura. A una delle commemorazioni di quella battaglia partecipò anche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

IL VOLUME.  Luciano Adriani coglie di quell’evento gli attimi nascosti. Al termine di una delle tante celebrazioni in memoria della battaglia di Bosco Martese – è lui stesso ad averlo raccontato -in una ridiscesa in solitaria dal Ceppo, guarda gli alberi con gli occhi di chi è in cerca di una storia da raccontare. E nei nodi delle cortecce scopre forme antropiche, volti umani che il tempo ha formato, come se volesse affidare alla natura il compito di testimoniare la storia.

Raccontando ogni anno Bosco Martese per lavoro mi sono immerso anche io in questi luoghi – ha spiegato – e guardando questi alberi, questi faggi che ci riconsegnano volti espressivi, tragici, ho avuto l’idea. Ho cercato di pensare a come dare una carezza a quel posto, dimenticato da tutti. Ed è così che ha preso forma il progetto”. Un progetto che è un cammino fotografico e dell’anima: Adriani sale più volte in montagna, studia le inquadrature e la luce che filtra tra il bosco. Le cerimonie sempre meno partecipate, gli anziani partigiani sempre più stanchi, l’idea di vite sacrificate ricordate soltanto dal cemento. E così che decide di scrivere con gli scatti la “sua” memoria e la “sua” protesta silenziosa.

Le immagini restituiscono a Bosco Martese la potenza della storia e la sacralità dell’ambiente. Sceglie una ventina di studenti della facoltà di Scienze della Comunicazione, a rappresentare idealmente quei giovani che nel 1943 combatterono su quella montagna. Non chiede loro pose particolari, ma soltanto pensieri. Il risultato è in una sequenza di scatti, geniali nella concezione e realizzazione, di rara forza espressiva e bellezza che, il prossimo 25 Aprile, 80esimo anniversario della Liberazione, potrebbero  costituire il manifesto più potente e rievocativo di quel periodo, oggi a rischio di oblio.

La giornalista Anna Fusaro ha  ripercorso la genesi del progetto e illustrato le caratteristiche dell’intenso e paziente lavoro di Adriani al centro qualche tempo fa anche di una mostra. “Oltre ad essere un fotografo di cronaca, Adriani ha anche una produzione ‘altra’ fatta di fotografia di ricerca. Inizialmente avevamo pensato di realizzare un’antologica divisa per sezioni, ma vedendo le foto di Bosco Martese ci siamo resi conto che era troppo importante per confinarla a una sezione. E così ha preso forma questa mostra, con 34 fotografie in cui i protagonisti diventano gli alberi del bosco, di cui vengono colti gli aspetti antropomorfi, che fanno quasi sempre emergere dei volti, delle facce che ci guardano così come ci guardano questi giovani, i cui volti sono ripresi accanto agli alberi, che hanno la stessa età di quei combattenti che si arroccarono a Bosco Martese in quei giorni e i cui sguardi ci interrogano su un tema così importante come quello della libertà”.

 

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Bosco Martese. Testimoni del tempo di Luciano Adriani. Edizione Ricerche&Redazioni.

Nota dell’editore. Luciano Adriani ha fotografato tra gli alberi del bosco un gruppo di studenti di Scienze della Comunicazione dell’Università teramana, ritraendoli come ideali testimoni di un episodio cruciale della storia passata, trasfigurato e ricordato simbolicamente. Le sue immagini ritraggono anche gli alberi della faggeta, cogliendone l’aspetto antropomorfo, le “facce”, elevandoli quasi a simulacri dei partigiani che in quei luoghi combatterono. 

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