domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LAVORO, MA SOFFRO

Il tema della Felicità, introdotto nella campagna elettorale a Ferrara dal gruppo Finalmente 2024 e accolto nei primi giorni, ma solo nei primi giorni, con scetticismo e sorrisetti di circostanza, si sta rivelando come una delle più marcate esigenze di cui necessitano le nostre comunità. Alla solitudine e all’indifferenza che caratterizzano la società involuta dei nostri giorni si aggiunge, infatti, un terzo e allarmante problema:  le sofferenze psicologiche correlate all’ambito lavorativo che vanno sotto il nome di burnout. Solitudine, indifferenza, lavoro foriero di sofferenza: tutto si tiene, il cerchio del mal-essere si sta chiudendo nella generale sottovalutazione.

Ma siamo in presenza di un problema psicologico oppure il tutto va compreso come  diretta proiezione di una società che sta perdendo i suoi capisaldi di comunità per far posto a una dilagante solitudine, all’indifferenza e alla scarsità di relazioni che finiscono inevitabilmente per riversarsi in maniera negativa e spesso irreversibile sul lavoro?

Dalla società, dalle nostre comunità, dalla città arriva una richiesta oggi mal rappresentata dalla politica: il radicale cambiamento di prospettiva nelle decisioni che riguardano il vivere insieme. Il gruppo Finalmente – ricorda la portavoce Claudia Zamorani – lo sintetizza nella parola Felicità, che per estensione può essere letta come la possibile “Ferrara del ben-essere”. Tentativi del genere sono stati fatti in  varie parti d’Italia e d’Europa, Ferrara ha la possibilità di porla in primo piano negli anni a venire, passo dopo passo, come missione dell’azione amministrativa e di governo dei problemi quotidiani.

A conferma di questo assioma, arriva uno studio particolarmente approfondito che merita di essere letto e su cui riflettere.

LA RICERCA

Aumentano in Italia le persone che dichiarano di avere sofferenze psicologiche correlate all’ambito lavorativo: secondo l’Inail, infatti, nel primo trimestre 2024 sono state oltre 22.000 le denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali, con una crescita del 17,9% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Dalla fatica a bilanciare vita personale e lavorativa fino alla frustrazione per una mancata crescita professionale, il disagio psicologico connesso al lavoro si manifesta in diverse forme e settori, colpendo una larga fetta dei lavoratori italiani che arrivano a manifestare sindrome di burnout (significa letteralmente “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato” e viene utilizzato per descrivere una particolare forma di esaurimento psicofisico collegato al mondo del lavoro), stress, frustrazione, disturbi psicologici.  A confermarlo i dati raccolti dal Servizio di psicologia online Unobravo nell’ambito dell’analisi condotta sul disagio psicologico legato al lavoro in Italia.

Nel primo quadrimestre del 2024, le persone che manifestano disagio sul fronte lavorativo sono infatti aumentate del 109,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. In particolare, il 28,3% di coloro che si sono rivolti a Unobravo in cerca di supporto dichiara di avere delle difficoltà proprio sul fronte professionale. Di questi, più della metà (57,3%) manifesta una sofferenza generata dal lavoro e il 10% attribuisce all’ambito lavorativo le principali complicazioni che si trova ad affrontare nella quotidianità.

Il malessere psicologico derivato dal lavoro, infatti, può avere un forte impatto sulla vita personale, portando anche a sintomi fisici che, se non trattati, possono sfociare in una condizione di forte stress e nella sindrome di burnout. Per questo è importante intervenire tempestivamente, anche chiedendo il supporto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta.

LE DONNE PIÙ ESPOSTE AL RISCHIO

Dall’analisi condotta da Unobravo, a livello nazionale, sono soprattutto le donne a cercare supporto psicologico per problematiche connesse al lavoro (66,3%, contro il 33,7% di uomini) e le persone che probabilmente si trovano nella prima fase della loro carriera professionale: il 62,9% ha tra i 25 e i 34 anni, mentre il 22,8% è compreso nella fascia che va dai 35 ai 44 anni.

Quando lo stress lavoro-correlato si protrae nel tempo, si può incorrere nella sindrome di burnout, una condizione che presenta sintomi psicologici, fisici e aspecifici e che coinvolge un numero sempre maggiore di lavoratori. Per esempio, tra coloro che temono di soffrire di sindrome da burnout in Italia e che si sono sottoposte al test di screening gratuito, l’82,9% potrebbe essere a rischio, di cui il 61,6% a rischio elevato, mentre il 21,3% moderato.

LOMBARDIA E LAZIO LE REGIONI PIÙ CRITICHE

I problemi legati al benessere lavorativo sono avvertiti soprattutto in Lombardia (27%) e Lazio (10,6%), ovvero le due regioni più popolose d’Italia, nonché poli lavorativi per eccellenza per la presenza di Milano e Roma. Seguono, secondo l’analisi Unobravo, Emilia-Romagna (9,4%), Veneto (8,9%) e Piemonte (8,6%).

Il Piemonte, in particolare, è la regione che, paragonando i dati relativi allo stesso periodo del 2023, mostra il maggiore incremento (+146,7%) rispetto alla media italiana, attestata al 109,7%. I problemi sembrano attenuarsi nelle regioni del Sud, e le regioni con le percentuali più alte in questo caso risultano essere Campania (5,6%), Sicilia (4,3%) e Puglia (4,2%).

MILANO AL PRIMO POSTO TRA LE PROVINCE

Andando ancora più nel dettaglio a livello geografico, i dati raccolti mostrano come a livello provinciale la percentuale più elevata di coloro che dichiarano di avere problemi di natura psicologica legati alla sfera lavorativa si registri a Milano (13,2%). Al secondo posto si posiziona la Città Metropolitana di Roma (8,2%), mentre al terzo si trova Torino (4,9%). Seguono Bologna (3,4%), Napoli (2,9%), Monza e Brianza (2,4%), Varese (2,1%), Bergamo (2%), Padova e Brescia (entrambe 1,9%).

“Se non trattato, il malessere psicologico legato al lavoro può portare a sintomi fisici e a condizioni gravi che impattano e interferiscono negativamente sulla vita delle persone, come la sindrome di burnout- spiega la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e clinical director di Unobravo. La sindrome si sviluppa in quattro fasi: entusiasmo e aspettative irrealistiche, stagnazione, frustrazione e apatia.

Riconoscerle quanto prima è fondamentale per richiedere, per tempo e prima che la sindrome abbia un grave impatto sulla propria vita, l’intervento e il supporto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta, figure che possono aiutare a ristabilire un equilibrio tra la vita privata e quella professionale”.

Questa la sintesi della ricerca difficilmente confutabile, ma è giusto porre una domanda: quanto l’attuale e caotica organizzazione del lavoro e delle scarse relazioni sociali influiscono nelle sofferenze sul lavoro?

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