di Claudia Zamorani
— Che importanza ha cosa faremo sabato 5, quando a Ferrara aprirà una sede di neofascisti, se una cosa o l’altra, oppure niente, se un concerto di pianoforte sublime nella piazza vuota o piena, un presidio, un volantinaggio o a botte?
Fermiamoci un attimo e domandiamoci: come è potuto succedere?
Ci sentivamo immuni, il passato archiviato come quelle pizzate nere cantate dai bravi ragazzi, ma erano solo goliardate. Come le scritte sui muri, e indietro la corsa veloce nelle campagne: bravate.
Dove eravamo noi quando le ombre nere del passato sono tornate? Dov’erano i partiti paladini della libertà mentre il passato tornava e il lavoro si faceva povero e precario, come le nostre vite, la speranza?
Dov’eravate quando tutto cadeva e non avevamo più un credo? Vi abbiamo tanto cercato, lo sapevate? Ma dove eravate? Non vi abbiamo più trovato.
Dove eravate voi intellettuali quando avevamo cosi’ bisogno di voi, delle vostre parole?Quando ci toglievano il lavoro e lo rendevano uno schifo, come le nostre vite e la speranza divenuta a chiamata? Poi però non ha chiamato più nessuno, hanno smesso. Perchè siete stati zitti? Perché continuate a tacere?
Dove eravamo noi che ci siamo trovati accatastati soli in condomini silenti, tristi, in guerra tra vicini perché ci da’ fastidio il rumore, la vita degli altri. E così siamo precipitati dentro ore di televisione a sognare di entrare nella vita degli altri perché è più bella mentre la nostra fa schifo, che ormai ci sentiamo vivi solo consumando, per un istante, ma ci basta perché abbiamo imparato a farcelo bastare. E così compriamo, che è un po’ come amare, e un po’ come morire.
E poi è successo che un giorno siamo divenuti duri, indifferenti perché fa meno male, mentre attorno le ombre nere riemergono dal passato e fanno paura, ma a noi no perché noi non vediamo, non sentiamo, non soffriamo.
Cosi le fatine a pagamento tornano nel parco, gli alberi vengono tagliati, il direttore è quello che già lo sapevi, la valutazione non è quella che ti aspetti, il contratto che scade, il mutuo che preme, la solitudine che schiaccia.
E così succede che una sera senti una ronda e ti domandi: ‘Perché no?’.
Fermiamoci e domandiamoci: come è potuto succedere?
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