Chi nasce in Italia da genitori stranieri non nasce cittadino europeo e ciò in aperto contrasto con le legislazioni di parecchi Paesi Ue e con l’orientamento inclusivo che la commissione europea auspica per vedere le minoranze sempre più rappresentate nella sfera pubblica.
L’Avvenire, a firma di Susan Dabbous – leggi il testo integrale – ha pubblicato la mappa sul funzionamento della cittadinanza agli stranieri nei Paesi europei. La prima constatazione è che l’Italia, che non concede la cittadinanza ai figli di stranieri se non al 18esimo anno di età, si trova in compagnia con Paesi come Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia, che non prevedono alcuna forma di ius soli. Si stacca quindi da grandi Paesi, come Germania, Francia, Portogallo, Belgio, Grecia e Spagna, affini alla nostra cultura e alla nostra storia nella costruzione europea. Gli altri due sono Olanda e Irlanda.
IN ITALIA, in base a una legge del 1992, vengono considerati italiani tutti quelli che hanno almeno un genitore italiano, i discendenti di italiani che sono in grado di dimostrare la catena parentale fino ai parenti italiani e gli apolidi o i figli di ignoti nati in Italia. La cittadinanza si trasmette percio’ secondo il principio dello Ius sanguinis.
Un testo presentato al Senato dal Pd (non ha fatto una lunga strada), espandeva i criteri per ottenere la cittadinanza e riguardava soprattutto i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia da piccoli.
Le novita’ ruotavano attorno ai concetti di ius soli “temperato” (un bambino nato in Italia diventa automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente nel Paese da almeno 5 anni) e ius culturae (potranno chiedere la cittadinanza i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano superato almeno un ciclo scolastico).
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IN EUROPA. Nascere europei da genitori stranieri si può, almeno in quei Paesi Ue che concedono la cittadinanza ai bambini nati sul territorio europeo con origini non comunitarie. Si tratta dei Paesi che applicano il cosiddetto “Ius soli temperato” , negli Usa è un diritto acquisito.
La Germania è uno dei pochi Paesi europei che non ammette la doppia cittadinanza (eccezion fatta per cittadini svizzeri e comunitaria) portando al grave dilemma di rinunciare o meno alla cittadinanza di origine per i numerosi residenti di origine turca e balcanica. Un bambino acquisisce la cittadinanza tedesca alla nascita solo se almeno uno dei due genitori ha un permesso di soggiorno permanente (da almeno tre anni) ed entrambi i genitori risiedono in Germania da almeno otto anni. Ma gli anni si ridurranno a cinque con una recente riforma.
In altri quattro Stati della Ue – Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna – viene invece applicato il cosiddetto “doppio ius soli”. Un bambino acquisisce la cittadinanza del Paese se almeno uno dei suoi genitori è nato nello stesso territorio, indipendentemente dalla lnazionalità. Un approccio simile (“doppio Ius soli condizionato”), lo ha intrapreso più anche la Grecia-
Nello specifico, nel secondo Paese più popoloso dell’Ue, la Francia, i nati nella Repubblica da almeno un genitore straniero, a sua volta nato nel Paese, ottengono automaticamente la cittadinanza francese. Inoltre i figli di stranieri, che risiedono da almeno cinque anni nel Paese, possono invece richiedere la cittadinanza quando diventano maggiorenni se hanno risieduto nel Paese per almeno cinque anni dall’età di 11 anni in poi. Però, si è aperto un dibattito in vista delle prossime elezioni, che potrebbe preludere a un possibile giro di vite sulle regole.
In Belgio invece un bambino diventa cittadino se almeno uno dei genitori è nato nel Paese o vi ha vissuto cinque degli ultimi dieci anni. La cittadinanza si acquisisce dopo il compimento dei 18 anni o dei 12 anni, se i genitori sono residenti da almeno dieci anni nel Paese
Anche in Portogallo vige una forma di “Ius soli temperato”. In Irlanda, invece, ai figli di stranieri nati entro i confini del Paese viene riconosciuta la cittadinanza se almeno uno dei due genitori è residente nello Stato da almeno tre anni.
Secondo dati Eurostat del 2023, nell’Ue il tasso di naturalizzazione dei cittadini di origine straniera è comunque molto basso, attestandosi al 5% in 23 Stati membri. Solo in Svezia e nei Paesi Bassi supera il 10%, mentre in sei Paesi dell’Europa centrale e baltica (Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Estonia, Lettonia e Lituania) non arriva all’1%. In Italia si attesta appena al di sotto del 3%.
C’è da aggiungere che gli Stati Uniti sono la patria dello Ius soli “puro”, difeso anche da Trump che ha parlato di “modello unico per salvaguardare i diritti del nascituro e lo sviluppo delle culture”. In sostanza: chiunque nasce negli Usa è considerato americano, e lo è anche chi non nasce in territorio nazionale ma da genitori americani, almeno uno dei due deve essere stato residente negli Stati Uniti. Regole simili anche in Canada e nella maggioranza dei Paesi sudamericani, a cominciare da Argentina e Brasile. A sorpresa in questa lista rientra anche il Pakistan.