Per l’Assoutenti, associazione no-profit, preoccupa la risalita dell’inflazione, soprattutto per prezzi alimentari che si trovano ancora in una crisi nera. Solo per il cibo in tavola una famiglia spende +466 euro all’anno. Napoli maglia nera con un tasso del +1,9%, ma 4 città in deflazione (Modena, Ancona, Reggio Emilia e Campobasso)
La risalita dell’inflazione a gennaio desta preoccupazione soprattutto se si considera la risalita dei prezzi nei settori primari per le famiglie. Lo afferma Assoutenti, commentando i dati dell’Istat secondo cui a gennaio i listini al dettaglio hanno invertito la rotta e sono tornati a salire segnando un +0,8% su anno.
“Nel comparto alimentare i prezzi, considerate anche le bevande, aumentano su base annua del +5,8% a gennaio – spiega il presidente Gabriele Melluso – Questo significa che solo per mettere il cibo in tavola una famiglia con due figli si ritrova oggi a spendere 466 euro in più su base annua. Per questo chiediamo al Governo di studiare misure di contrasto contro il caro-prezzi come il paniere anti-inflazione attuato lo scorso anno, in modo da tutelare i redditi delle famiglie e sostenere la spesa contrastando la crescita dei listini al dettaglio”.
I dati Istat sull’inflazione rilevano poi forti differenze a livello territoriale – analizza Assoutenti – Napoli è la città d’Italia che a gennaio vanta la crescita dei prezzi più sostenuta, con un tasso medio del +1,9%, seguita da Perugia e Trieste (+1,7%). Ben 4 città, però, sono in deflazione, ossia registrano una riduzione dei prezzi su base annua: si tratta di Modena (-0,2%), Ancona (-0,3%), Reggio Emilia (-0,4%) e Campobasso, città dove i listini scendono addirittura del -0,7% rispetto al 2023.