sabato 12 Aprile 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

INSIDER TRADING / Sospetti su Trump “manipolatore” della Borsa con un tweet


Trump insider trading

Questo tweet del presidente Trump ha provocato un terremoto nel mondo della finanza americana: il suo consiglio: “E’ il momento giusto per comptrare” ha causato infatti un immediato rimbalzo in Borsa con guadagni stratosferici per speculatori e miliardari. Si parla di manipolazione borsistica con guadagni che il Corriere della Sera ha quatificato in un 2.100% ovvero 21 volte le cifre – e qui si fa riferimento a milioni e miliardi di dollari –  investite nella speculazione.

Un consiglio, un tonfo – scrive Mario Piccirilli dell’Agenzia Dire (www.dire.it) – poi un rimbalzo da manuale. Tutto gestito – è più di un sospetto – dal Presidente degli Stati Uniti, come un maestro d’orchestra. È bastato che Donald Trump scrivesse “SIATE FREDDI” e, poco dopo, “QUESTO È UN OTTIMO MOMENTO PER COMPRARE!!!” perché Wall Street cambiasse umore. Un terremoto nei mercati finanziari a suon di post che, secondo molti, rasentano la manipolazione borsistica. Una volta si chiamava aggiotaggio, o insider trading.

Lo spiega bene il Corriere della Sera: “I trader che subito dopo il post su Truth hanno scommesso su un rialzo a fine giornata dell’S&P 500 tramite le “zero-day option”, derivati a basso costo, hanno per esempio portato a casa guadagni fino al 2.100%. Hanno cioè trasformato 100 dollari in 2.100 dollari nel giro di poche ore. Ancor più ricco l’incasso per chi ha puntato sul rialzo di singole azioni. Sull’onda dell’entusiasmo per la pausa nei dazi, infatti, mercoledì Tesla ha guadagnato il 22,7%, Nvidia il 18,7%, Apple il 15%, Nike l’11,2%, United Airlines il 25,8%.

Perfino le azioni di Trump Media & Technology Group, la famosa DJT, hanno guadagnato il 21%, facendo salire di circa 250 milioni il valore della quota del 53% della famiglia Trump nella società. A sollevare il dubbio per primo è stato il deputato californiano Mike Levin, Democratico, che ha scritto sui social: “Se sei un fan di Trump e hai seguito il suo consiglio, hai fatto un affare. Se invece sei un pensionato prudente, sei stato fregato”.

Nel frattempo, a Capitol Hill, Jamieson Greer – rappresentante del commercio Usa – tentava di difendere la strategia della Casa Bianca. “Non si tratta di manipolazione del mercato, ma di riorganizzazione del sistema commerciale globale”, ha detto. I Dem però, non hanno abboccato. “Chi sapeva? Chi ha comprato? Quale miliardario è diventato più ricco oggi?”, ha incalzato il deputato Steven Horsford.

La risposta dell’amministrazione è stata altrettanto diretta: “Il presidente ha il dovere di rassicurare i cittadini”, ha detto Kush Desai, portavoce della Casa Bianca, che ha accusato i democratici di “giochetti politici”. Il senatore Adam Schiff ha annunciato l’intenzione di chiedere alla Casa Bianca chi fosse al corrente della sospensione dei dazi prima dell’annuncio pubblico.“Potremmo trovarci davanti a un caso eclatante di insider trading”, ha dichiarato.

Anche dal mondo accademico arrivano segnali di allarme. Kathleen Clark, esperta di etica pubblica alla Washington University, sostiene che “qualsiasi agenzia seria, come la SEC, avrebbe già avviato un’indagine”. Ma per ora, la Securities and Exchange Commission tace. Se davvero qualcuno ha comprato mentre altri vendevano nel panico, il tweet di Trump potrebbe diventare la miccia di una bomba legale.

Il presidente americano è riuscito a far crollare e risalire gli indici azionari globali nel giro di 24 ore a colpi di ordini esecutivi. E la Costituzione presa a modello di equilibrio mostra i suoi limiti.

FINE DELLA DEMOCRAZIA DA ESPORTAZIONE di Antonio Piemontese (WIRED)

La parola del giorno è insider trading. Ma c’è una frase altrettanto importante: “This is a great time to buy” (E’ un ottimo momento per comprare”). Protagonista è il presidente americano Donald Trump, che non esce dalla bufera. Anzi.

Cosa è successo, e perché si parla di insider trading. Dopo l’entrata in vigore dei dazi le borse sono crollate, in tutto il mondo. Qualche ora dopo, Donald Trump ha postato sul social network Truth, un invito a comprare. Gli investitori lo sanno: bisogna spendere nell’azionario quando i valori sono bassi. Perché, se ci sono buoni fondamentali, le aziende possono recuperare. Con un cambio di management, per esempio, ma anche con mutamenti di scenario macroeconomico (i consumi, ma anche i prezzi delle materie, prime, i rapporti di forza internazionali e le politiche governative). Si tratta di valutazioni complesse, in cui le variabili in gioco sono innumerevoli. La conoscenza della storia, e le informazioni di prima mano possono aiutare.

Perché, in un mondo finanziario sempre più tecnologico,vince il dito più veloce, come sintetizza un trader. E spesso si tratta di un dito virtuale, di un algoritmo, per intenderci, che reagisce a determinate parole chiave trovate sulle maggiori testate internazionali, o addirittura su account social ritenuti particolarmente affidabili. Non va sempre bene, come vi abbiamo raccontato, ma spesso funziona.

Le informazioni, del resto, non sono importanti in Borsa da oggi: per questo il legislatore, a tutte le latitudini, punisce il cosiddetto insider trading (letteralmente, la compravendita di chi è dentro): significa che chi è in grado di prendere decisioni, per esempio i capitani di azienda, è tenuto ad astenersi per legge dalle compravendite dei titoli in cui è coinvolto. Anche perché i top manager ricevono stipendi milionari (negli Stati Uniti spesso da centinaia di milioni di dollari), una parte dei quali è corrisposta in azioni. Questa politica è stata pensata per motivare i dirigenti: se la società va bene, è il ragionamento, ci guadagnano anche loro.

La riflessione accademica e l’esperienza ne hanno però spesso mostrato i limiti importanti. Che si possono sintetizzare così: in questo modo si pensa troppo al breve periodo, senza considerare che le aziende che rendono – al di là delle ubriacature finanziarie e del modello Silicon Valley – funzionano sempre allo stesso modo: ragionando sulla visione di lungo periodo. Warren Buffet è un maestro, sul tema.

 

I democratici statunitensi sono insorti. Chi avesse saputo che i dazi sarebbero stati sospesi (e avesse davvero comprato) avrebbe potuto acquistare a prezzi di saldo, accusano. In quest’ottica, il post di Trump che invitava a comprare potrebbe anche essere stato il tentativo (maldestro) di rispedire al mittente l’accusa, sostenendo: l’ho detto al mondo, non solo ai miei amici. Si tratterebbe di una difesa da azzeccagarbugli. Ma potrebbe bastare a salvare un uomo che, sempre di più, si sta dimostrando al di sopra della legge, come in occasione dell’incitamento alla rivolta del 6 gennaio 2021, praticamente senza conseguenze

Quella che era una “democrazia da esportazione”, refrain che andava di moda a inizio millennio e ha giustificato guerre in mezzo mondo, si sta rivelando la brutta copia di un’autocrazia, dove gli amici del cerchio magico dispongono a piacimento della stanza dei bottoni dell’economia (e, in ultima analisi, della capacità di condizionamento) più forti del mondo. Non si può negare che Trump sia stato il primo a parlare pubblicamente delle pratiche commerciali cinesi, predatorie: come spiegava nel suo libro e a questo giornale la giornalista Rana Foroohar, Pechino è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) senza rispettarne le regole, sconquassando l’ordine occidentale.

E non si può negare, parimenti, che l’ordine internazionale seguito al secondo conflitto mondiale sia ormai inadeguato, con una globalizzazione che ha favorito i ricchi lasciando indietro poveri e territori. Ma il modo di procedere del presidente americano sta facendo scricchiolare un edificio fragile, l’unico riparo che il mondo ha trovato, finora, da una pericolosa anarchia rafforzata dalle bombe atomiche. E a Washington nessuno pare avere idea di come fermarlo – anche perché provarsi potrebbe significare innescare un’insurrezione -. Abbiamo già un precedente, Capitol Hill. E, a differenza di quattro anni fa, questa volta, al timone della nave c’è proprio lui. God bless America.

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