Trump all’attacco anche della Corte Suprema alla quale ha chiesto di lasciarlo in corsa alle primarie repubblicane in Colorado e di respingere la decisione della corte statale che lo ha dichiarato ineleggibile a causa del suo ruolo nell’insurrezione al Congresso del 6 gennaio 202
Se non verranno rigettari tutti i ricorsi sull’inelegibilità ci saranno in America “il caos e il finimondo”. Lo dichiara lo stesso ex presidente negli argomenti legali presentati al massimo tribunale Usa, nei quali chiede di mettere “fine in maniera rapida e decisiva” a tutti i ricorsi legali sulla sua inelegibilità in base alla presunta violazione del 14esimo Emandamento della Costituzione, per i suoi tentativi di rimanere alla Casa Bianca dopo la sconfitta del 2020. I ricorsi presentati in vari Stati contro la sua elegibilità, “minacciano di disamorare decine di milioni di americani” e “promettono di scatenare il caos e il finimondo” nella nazione.
LE PRIMARIE NELLO IOWA
Donald Trump schiaccia i suoi avversari nelle primarie dello Iowa, prima tappa per la nomination dei repubblicani alle presidenziali di novembre. Una valanga di voti per l’ex presidente e un distacco di oltre trenta punti su Ron De Santis, governatore della Florida, e Nikky Haley, ex ambasciatrice Usa all’Onu.
Trump ha trionfato in tutte le aree sociali dello Stato, escluse le zone suburbane, e ha avuto il palese sostegno degli evangelici, la potentissima lobby religiosa, nazionalista e con conclamate tendenze di destra, che in qualche suo influente rappresentante ha paragonato il tycoon a un nuovo messia (leggi “Quando vota la Bibbia”). Un risultato stupefacente se si pensa che nel 2016 qui Trump arrivò secondo e che da allora ha seminato caos, subito due impeachment ed è in attesa di quattro processi penali, di cui due per aver tentato di sovvertire l’esito del voto.
Nella notte invece è stato un lungo testa a testa tra i suoi principali sfidanti per il secondo posto, vinto da Ron DeSantis contro Nikky Haley, contrariamente alle previsioni. Ma lo scarto è così basso (21,2% a 19%, col 94% dei voti scrutinati) che non fa una differenza sostanziale, lasciando aperta la gara su chi tra i due potrà tentare di proporsi come alternativa a The Donald: nella prossima tappa il 23 gennaio nel più liberal New Hampshire l’ex ambasciatrice all’Onu è meglio posizionata.
Si ritira invece l’imprenditore delle tecnologie di origini indiane Vivek Ramaswamy (quarto col 7,7%), che dà il suo endorsement all’ex presidente Trump aumentando il suo serbatoio di voti.
“Sono onorato e rinvigorito da questa vittoria” è stato il primo commento del tycoon su Fox Tv. Trump stavolta ha cominciato con toni concilianti con l’auspicio di unire il Paese in modo bipartisan, ma ha virato subito in attacchi a Joe Biden, “il peggior presidente della storia Usa” e il regista dei suoi processi (“una interferenza elettorale”). O nella minacciosa promessa di “sigillare il confine col Messico contro l’invasione di criminali e terroristi”, attuando “un sistema di deportazioni che non si vede in questo Paese dai tempi di Eisenhower”.
Biden ha riconosciuto che Trump “è il favorito per la nomination repubblicana” e la sua campagna ha avvisato che se vincesse ci saranno “vili attacchi, bugie infinite e spese massicce”. Ai principali network americani è bastata una mezz’ora per proiettare il tycoon come il vincitore dei caucus più freddi della storia, tra strade innevate e temperature anche sotto i 30 gradi.
Una mossa contestata da DeSantis come “scandalosa interferenza elettorale” perché capace di condizionare le migliaia di persone che non avevano ancora votato. “Ci avevano dato per spacciati ma andiamo avanti”, ha commentato il governatore della Florida dopo aver strappato il secondo posto. Haley si è congratulata con Trump ma ha avvertito: “Se lui sarà il candidato Joe Biden può vincere di nuovo”.