“Le politiche del nostro nemico mirano a creare una spaccatura tra tutti i musulmani“: è quanto ha sostenuto oggi l’ayatollah Ali Khamenei, che nel suo primo discorso dopo cinque anni, si è presentato in pubblico con un fucile a fianco.
Toni finanche ecumenici, i suoi, volti a creare consenso nel mondo sciita, ma che non fugano mininamente le perplessità sul suo ruolo nell’Iran moderno. Un Paese che, sebbene oggi in guerra con Israele, resta pur sempre un regime di aguzzini che non hanno esitato e non esitano a perseguitare e torturare i suoi cittadini e a sparare ad alzo zero a ragazzi e ragazze che reclamano per le strade di Teheran libertà e rispetto.
Un’aspirazione che va oltre il rifiuto dell’imposizione del velo e riguarda la possibilità di partecipare alla vita sociale e civile con parità di diritti. I toni dell’ayatollah non devono pertanto ingannare né far dimenticare la crudeltà e la ferocia che i suoi scherani mostrano nel reprimere le legittime aspirazioni di un popolo. Donna, vita e libertà non è solo uno slogan, ma il grido di sofferenza di tutta una generazione.
Ad ascoltare la guida suprema dell’Iran, al termine della preghiera del giorno sacro del venerdì, una folla di fedeli e semplici cittadini. Come riporta l’emittente Al Jazeera, alcuni dei presenti esponevano l’immagine di Hassan Nasrallah, il segretario generale di Hezbollah ucciso una settimana fa a Beirut in un raid israeliano a Beirut fa.
Khamenei ha ribadito: “Il nostro nemico è uno solo, Israele, lo stesso nemico dei palestinesi, dei libanesi, degli egiziani e degli iracheni”, nonché “del popolo yemenita e siriano”. Un riferimento, il suo, all’operazione su larga scala che prosegue da quasi un anno contro la Striscia di Gaza e alla più recente in Libano, e agli attacchi condotti anche in Yemen, Siria e Iraq. Questi Paesi ospitano gruppi armati che si definiscono “asse della resistenza” e accusano Israele di occupare illegalmente i Territori palestinesi e di minacciare la sicurezza della regione. A sua volta, il governo di Tel Aviv motiva questi attacchi con l’esigenza di difendere la popolazione israeliana.
“Ogni Paese ha il diritto di difendersi” ha evidenziato Khamenei affermando che gli assalti dei commando del gruppo palestinese Hamas del 7 ottobre 2023 e il più recente attacco missilistico dell’Iran contro Israele “sono legali e legittimi”.
Poi l’ayatollah ha ribadito: “Il popolo palestinese ha il legittimo diritto di difendersi e opporsi a quei criminali, ossia le forze di occupazione. Non esiste un singolo tribunale o organizzazione internazionale che possa biasimare il popolo palestinese semplicemente per aver difeso la propria patria”. L’appello è ai Paesi musulmani a “unirsi per difenderci dal nemico comune”. Quindi, rispetto a una eventuale risposta militare contro Israele, Khamenei ha chiarito: “L’Iran non ritarderà né si affretterà a svolgere il suo dovere”.
Intanto, il presidente Joe Biden dice di non prevedere “una guerra a tutto campo” in Medio Oriente. “Penso che sia possibile evitarla. Ma c’è ancora molto da fare, ancora molto da fare”, ha aggiunto, parlando con i giornalisti del pool della Casa Bianca. Biden ha ribadito che gli Stati Uniti “hanno già aiutato Israele, proteggeremo Israele”.
Quanto al possibile aumento dei prezzi del petrolio in seguito a un eventuale attacco di Israele contro siti per la produzione in Iran, il Presidente americano ha affermato: “se un urgano colpisce, i prezzi salgono. Non so, chi può sapere”. E precisa di non aver parlato in questi giorni con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu – come aveva invece detto, domenica, che avrebbe fatto – perché nella regione “non c’è alcuna azione”.