Il professor Davide Ruggeri, del Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali dell’Università di Padova, ha pubblicato un commento su alcune tesi che Jonathan Haidt, uno degli psicologi più autorevoli al mondo, ha esposto nel suo bestseller “La generazione ansiosa (Rizzoli)”. Testo fondamentale per capire “come i social media hanno rovinato i nostri figli”. Ruggeri, che vive a Ferrara, segnala anche le quattro riforme “che dovrebbero rappresentare le basi di un’infanzia più sana in quest’era digitale”.
“Oggi affrontiamo a lezione il testo di J.Haidt “La generazione ansiosa” (2024). “La tesi centrale di questo libro è che queste due tendenze – iperprotezione nel mondo reale e scarsa protezione nel mondo virtuale – sono le principali ragioni per cui i bambini nati dopo il 1995 sono diventati una generazione ansiosa”. Haidt dimostra, con una quantità di dati statistici (allarmanti), l’aumento vertiginoso di distrubi psico-sociali legati all’uso di dispositivi elettronici già in fasce di età bassissime.
C’è una questione etica e sociale che va affrontata seriamente. Lo dico da studioso, ma prima ancora da genitore. Ieri sera mio figlio (11 anni) era affranto perché non riesce a stare al passo con le stronzate che farneticano i suoi compagni e amici che apprendono e ingurgitano senza controllo da video e contenuti, da qualsiasi dispositivo elettronico.
Proviamo a fare uno sforzo: d’accordo, non è possibile vivere una vita “offlife” (per dirla con Floridi), ma certamente è possibile educare i figli ad un uso graduale e controllato di dispositivi elettronici e social. Mi sento un po’ reazionario e conservatore, ma sono convinto che la strada giusta sia questa. Arriveranno studi in cui si dimostrerà che il radicalismo galoppante che caratterizza le cronache quotidiane dipende anche da questa disattenzione verso la cura delle relazioni (concrete, reali, sincrone).
Nell’agenda dei nostri parlamenti dovrebbe essere preso sul serio il decalogo di Haidt:
1. Niente smartphone prima delle scuole superiori. I genitori dovrebbero posticipare l’accesso a internet ventiquattr’ore su ventiquattro fornendo solo telefoni di base (telefoni con app limitate e senza browser per navigare su internet) prima dei quattordici anni.
2. Niente social media prima dei sedici anni. Lasciamo che i ragazzi attraversino il periodo più vulnerabile dello sviluppo cerebrale prima di essere sottoposti alla pressione dei social e a influencer selezionati da un algoritmo.
3. A scuola senza cellulare. In tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, durante l’orario di lezione gli studenti dovrebbero depositare in armadietti o contenitori chiusi telefoni, smartwatch e qualsiasi dispositivo in grado di inviare o ricevere
messaggi. È l’unico modo per liberare la loro attenzione e indirizzarla verso gli altri ragazzi e gli insegnanti.
4. Molto più gioco senza supervisione e indipendenza. È così che i bambini sviluppano in modo naturale le abilità sociali, superano l’ansia e diventano giovani adulti autonomi”.
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L’allarme del professor Ruggeri è da prendere in seria considerazione, soprattutto da coloro che hanno il potere di legiferare e quindi tutelare, insieme alla famiglia e alla scuola, le nuove generazioni, oggi “indifese” dinanzi al dilagare delle nuove e invasive tecnologie. Jonathan Haidt stesso ritiene che le quattro regole da lui enunciate “non sono difficili da applicare, se lo facciamo in tanti nello stesso momento. (…) Funzioneranno anche se non avremo mai l’ausilio dei nostri legislatori. Se la maggior parte dei genitori e delle scuole di una comunità le applicasse tutte e quattro, credo che nel giro di due anni assisteremmo a un sensibile miglioramento nella salute mentale degli adolescenti. Visto che l’Intelligenza Artificiale e lo spatial computing (come i nuovi occhiali Vision Pro della Apple) stanno per rendere il mondo virtuale ancora più immersivo e coinvolgente, penso che dovremmo cominciare oggi“. Già nel I secolo d.C. – ci ricorda lo psicologo americano – Epitteto lamentava la tendenza umana di permettere ad altri di controllare le nostre emozioni. (La Bastiglia web)