La Corte Suprema degli Uniti si schiera con la web designer, Lorie Smith, cristiana evangelica del Colorado, che rifiuta di creare siti per celebrare le nozze gay, nonostante le leggi in vigore nello Stato del Colorado vietino di discriminare la comunità Lgbtq.
La titolare di un’agenzia che crea siti web ritiene di avere il diritto di rifiutare i suoi servizi per le nozze gay in base al Primo Emendamento. Lei offre i suoi servizi anche ai gay, ma vuole limitare quelli per i matrimoni solo alle unioni eterosessuali.
La decisione è stata presa con 6 voti a favore, quelli della maggioranza conservatrice della Corte Suprema, e tre contrari, quelli dei liberal. Il Primo Emendamento vieta allo stato del Colorado di costringere la web designer a creare messaggi sui quali è in disaccordo. “Il Colorado vuole costringere un individuo a esprimersi in modalità in linea con il punto di vista” dello Stato “ma contro la sua coscienza su un tema rilevante”, afferma Neil Gorsuch, il giudice che ha scritto il parere per la maggioranza della Corte Suprema.
La decisione è una vittoria per i gruppi religiosi. Il Colorado è uno degli stati americani che vieta alle aziende che servono il pubblico di discriminare sulla base della la parola, per la regolamentazione, e l’atto di discriminazione non ha mai costituito un’espressione protetta ai sensi del Primo Emendamento.
Scrivendo per la maggioranza, il giudice Neil Gorsuch, nominato da Donald Trump nel 2017, ha affermato che “l’opportunità di pensare per noi stessi e di esprimere liberamente quei pensieri è tra le nostre libertà più care e parte di ciò che mantiene forte la nostra Repubblica”.
“Il Primo Emendamento – come riporta il New York Times – immagina gli Stati Uniti come un luogo ricco e complesso in cui tutte le persone sono libere di pensare e parlare come desiderano, non come richiede il governo”. Il caso, sebbene inquadrato come uno scontro tra libertà di parola e diritti dei gay, è stato l’ultimo di una serie di decisioni a favore di persone e gruppi religiosi, in particolare cristiani conservatori, che hanno celebrato la sentenza di venerdì come una vittoria per la libertà religiosa.
In dissenso, il giudice Sonia Sotomayor, nominata da Barack Obama nel 2009, ha definito la sentenza “profondamente sbagliata”, sostenendo che la legge antidiscriminazione del Colorado “prende di mira la condotta, non la parola, per la regolamentazione, e l’atto di discriminazione non ha mai costituito un’espressione protetta ai sensi del Primo Emendamento. La nostra Costituzione non prevede il diritto di rifiutare il servizio a un gruppo sfavorito”