venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

AMERICA 2024 / Il Paese canaglia di Trump – Messaggio a Europa e Italia

Scelta di fedelissimi nei 4.000 posti chiave del governo e delle agenzie federali, licenziamento dei 50mila funzionari amministrativi e al loro posto dirigenti fedeli al programma America First del nuovo presidente (la loro selezione è cominciata da tempo).

“Militarizzazione” del ministero della Giustizia per vendicarsi  dei repubblicani che lo  contestano e dei democratici (a partire dal presidente Joe Biden) che lo starebbero perseguitando. L’America di Donald Trump si appresta a diventare una dittatura del presidente, se alla Casa Bianca dovesse tornare, così come i sondaggi prevedono, il tycoon oggi sotto processo per gravi reati. Il programma che ha annunciato è inquietante, cosa che dovrebbe far riflettere anche l’Europa e l’Italia (sovranisti e identitari sono più aggressivi che mai) chiamate al voto a giugno2024. Rappresenta la palese anticamera di un nuovo maccartismo se non, addirittura, di una dittatura del presidente.

In Europa le forze politiche di estrema destra avanzano e un’eventuale vittoria di Trump non farebbe altro che rafforzarle. Uno scenario che dagli Stati Uniti si trasferirebbe pari pari anche nella democratica Europa, oggetto di feroci attacchi e critiche da parte dei sovranisti e dei cultori della dottrina Trump.

Spulciando da fiore a fiore  le vendicative intenzioni di Donald appare l’uso dell’esercito contro le prevedibili manifestazioni di piazza invocando l’Insurrection Act del 1807 per giustificare lo scavalcamento della legge in base alla quale i soldati difendono l’America solo dalle minacce esterne. Infine, caccia agli immigrati senza documenti (compresi coloro che hanno fatto richiesta di asilo) da deportare in massa.

Anziché in galera per l’attacco al Congresso di quattro anni fa, Trump rischia di tornare da trionfatore alla Casa Bianca con un bagaglio di misure antidemocratiche che, di fatto, esporrebbero gli Stati Uniti all’accusa di essere diventati un Paese canaglia che la stessa America a parole dice di voler combattere.

Le intenzioni di Donald Trump se verrà rieletto e quelle delle organizzazioni che si sono coagulate attorno a lui dovrebbero far suonare un campanello d’allarme.  Impreparate nel 2016, quando l’immobiliarista sceso in politica divenne a sorpresa presidente, stavolta le varie strutture trampiane si sono mosse per tempo, decise a smantellare quella macchina amministrativa da loro definita deep State.

Che Trump intenda usare il suo (eventuale) secondo mandato alla Casa Bianca per governare in modo autoritario è una certezza: ne parla lui stesso nei comizi. Quando il Washington Post ha scritto che un Trump di nuovo presidente spingerà il suo ministro della Giustizia a processare Bill Barr e John Kelly (un ministro della Giustizia e un capo di gabinetto da lui nominati) e un capo di Stato maggiore, il generale Mark Milley, reo di essersi opposto all’uso delle truppe contro i manifestanti, Trump non solo non ha smentito, ma in un’intervista ha confermato: «Se da presidente vedrò qualcuno che mi attacca pesantemente dirò: incriminatelo».

“In precedenza aveva proposto la pena di morte per Milley, da lui accusato di alto tradimento. Tutto alla luce del sole – scrive Massimo Gaggi sul Corriere della Sera – anche la promessa di una svolta autoritaria. Trump non ha mai nascosto la sua ammirazione per dittatori come Putin. Ora ritiene di aver convinto non solo i suoi fedelissimi, ma anche tanti altri americani che l’attuale sistema è da demolire. Userà i quattro processi penali che lo aspettano nel 2024 come tribuna dalla quale accusare Biden di essere il mandante di una persecuzione politica attraverso la magistratura. Per questo ha chiesto che i processi siamo teletrasmessi. Giorni fa, durante un comizio in New Hampshire, ha detto: «Arrestare il proprio avversario è roba da terzo mondo. E se lo fanno loro, posso farlo anch’io».

I suoi comizi ripropongono ossessivamente un classico dell’ascesa di autocrati e dittatori: la criminalizzazione degli avversari. Trump promette di liberare l’America dalla dominazione di «comunisti, marxisti, fascisti che vivono come parassiti nel nostro Paese rubando, mentendo e truccando le elezioni: vogliono distruggere l’America e il sogno americano». Nei comizi in Iowa è stato chiaro: in futuro non governerà più coi guanti ma a mani nude. Ormai a considerare la democrazia Usa a rischio non sono più soltanto i progressisti, ma anche molti conservatori.

Robert Kagan (lasciò il partito repubblicano nel 2016 dopo l’elezione di Trump) ha appena pubblicato sul Washington Post una lunga analisi dal titolo: «Una dittatura di Trump sta diventando sempre più inevitabile: smettiamola di far finta di niente». Kagan vede la dittatura all’orizzonte e accusa gli americani di codardia.

E’ scesa in campo anche la Heritage Foundation della destra radicale, che da mesi sta selezionando, con l’aiuto delle tecnologie della Oracle di Larry Ellison, decine di migliaia di professionisti sulla base di criteri ideologici e di fedeltà personale a Trump, anziché di competenza: toccherà a loro ridisegnare, ovviamente in chiave autoritaria, la macchina dello Stato.

Accusata da Trump di non avergli proposto nel 2016 figure fedeli, la Heritage si è mossa in anticipo: ha redatto addirittura un piano di 920 pagine, Project 2025, per rivoluzionare le politiche dello Stato in campo legale, regolamentare, militare, dei servizi segreti e dell’FBI. L’eliminazione di chi osteggia lo stile autoritario sarà affidata a un’operazione denominata Agenda 47.

La Heritage ha già intervistato e reclutato i primi cinquemila “fedelissimi” pronti a giurare fedeltà al capo e non all’istituzione e conta di selezionarne altri 20mila nei prossimi mesi. Anche qui, tutto alla luce del sole. Il presidente dell’organizzazione conservatrice, Kevin Roberts, e il direttore del progetto, Paul Dans, se ne vantano pubblicamente: «Mai avevamo messo in piedi un movimento così massiccio e un piano così vasto per scardinare questo deleterio stato amministrativo».

L’IMMIGRAZIONE

Donald Trump ha annunciato piani inquietanti e dettagliati per l’arresto e la detenzione di massa di persone sospettate di essere immigrati senza documenti. Accennando a un nuovo allarme rosso, Trump ha usato un discorso per il Veterans Day per dichiarare: “La minaccia da parte di forze esterne è molto meno sinistra, pericolosa e grave della minaccia dall’interno. Sradicheremo i comunisti, i marxisti, i fascisti e i delinquenti della sinistra radicale che vivono come parassiti nei confini del nostro Paese”.

Di recente ha anche proposto di ripristinare il “bando dei musulmani” per impedire l’ingresso negli Stati Uniti da alcuni Paesi a maggioranza musulmana, ha ventilato un piano per licenziare decine di migliaia di dipendenti federali per motivi politici e ha detto che cercherà di porre fine alla cittadinanza per diritto di nascita, sancita dal 14° emendamento dopo la guerra civile.

Ma la cosa probabilmente più scioccante è stata la proposta di allontanare milioni di immigrati dagli Stati Uniti, sia per le sue oscure ambizioni che per il livello di premeditazione e pianificazione dettagliata, che non è caratteristico di Trump. La scorsa settimana, dopo aver detto che l’immigrazione sta “avvelenando il sangue” del Paese, Trump e i suoi consiglieri hanno svelato il piano anti-immigrati per la sua prossima presidenza, che trasformerebbe essenzialmente gli Stati Uniti in uno Stato di polizia.

Nella sua proposta di espulsione di milioni di persone all’anno, Trump ridurrebbe i diritti di un giusto processo per gli immigrati ed espanderebbe drasticamente i campi di internamento vicino al confine. Trump vuole assumere poliziotti e soldati della riserva che non hanno familiarità con le leggi sull’immigrazione per condurre arresti pubblici di massa di presunti immigrati privi di documenti con poche o nessuna causa probabile. L’unico modo plausibile per raggiungere questo obiettivo è prendere di mira le persone sulla base di giudizi vaghi e incostituzionali sul loro aspetto o sulle loro competenze linguistiche.

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