domenica 24 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IGNORANTI MA PROMOSSI

Andrea Garibaldi dal sito professionereporter.eu lancia un allarme sulla qualità e sulla preparazione dei nuovi giornalisti, rifacendosi ai dati sugli ultimi esami professionali, un tempo selezione molto severa e spauracchio per intere generazioni di praticanti. Ecco che cosa scrive il direttore del sito, benemerito punto di riferimento per coloro che vogliono aggiornarsi sulle dinamiche del giornalismo italiano, alle prese, purtroppo, con un declino culturale preoccupante.

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 (a.g.) La tendenza prosegue. Gli esami per diventare giornalista professionista registrano percentuali di promozioni altissime. Nella sessione numero 139, terminata l’11 luglio 2024, hanno superato la prova (scritta e orale) in 232 su 273, l’84,98 per cento. La prova scritta non era stata superata da 36 candidati, sono stati ammessi all’orale in 237 e qui solo 5 non sono stati ritenuti idonei. La percentuale di promozioni all’orale è del 97,89 per cento. Fra i promossi 123 sono uomini e 109 donne.

E’ stato superato il record della precedente sessione, numero 138, dove i promossi erano stati l’82,9 per cento e fra gli ammessi all’orale il 97,01 per cento (sei bocciati).
Fino a poco tempo fa l’esame da giornalista era considerato un scoglio arduo, al livello delle idoneità di altre categorie di professionisti. Se si va indietro di meno di quattro anni, novembre 2020 (sessione 132), i promossi furono il 54,74 per cento, poco più di metà dei 358 candidati. Alla prova scritta erano stati dichiarati non idonei in 142. In venti, poi, non avevano superato l’orale.

Nell’agosto 2019, (sessione 130), ammessi agli orali 162 su 211, bocciati alla prova orale 17 (di cui 2 assenti): idonei finali 145 (68,72%). Nelle ultime 14 sessioni, dall’aprile 2017 fino alla 138, si sono presentati all’esame 4.079 candidati e l’abilitazione all’esercizio della professione è stata ottenuta da 2.617, pari al 64,9 per cento dei candidati.

La natura degli esami di Stato per diventare giornalista è molto mutata, proprio nell’ultimo periodo. Gli esami erano riservati in gran parte a chi veniva assunto come praticante in un’impresa editoriale. Dopo 18 mesi di praticantato, quindi di lavoro sul campo, accanto a professionisti esperti, si accedeva all’esame. Nel corso del tempo i praticantati sono sempre più diminuiti, dato che si sono ridotte al minimo le assunzioni.

Dal 2016 l’Ordine ha permesso di fare l’esame attraverso i cosiddetti “ricongiungimenti”. Chi può “ricongiungersi”? Chi sia pubblicista, abbia svolto attività principale giornalistica per almeno 36 mesi negli ultimi cinque anni e possa produrre documentazione dei pagamenti e del lavoro svolto. Ormai sono “ricongiunti” la maggioranza dei candidati. Si tratta di situazioni di precariato o di non riconoscimento, da parte delle aziende, delle mansioni svolte, che gli Ordini regionali cercano di risanare. A differenza dei praticanti, i “ricongiunti” possono diventare giornalisti senza avere un posto di lavoro stabile e senza aver avuto una “scuola di redazione”.

Dai “ricongiunti” proviene di solito il numero più basso dei promossi, mentre i numeri più alti vengono invece dalle Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine. Nelle Scuole -a numero chiuso e a pagamento- si svolge il praticantato (senza posto di lavoro assicurato).

Nel suo intervento al corso di formazione dell’Ordine del Lazio (“Giornalisti tutte le regole da cambiare”) del 30 gennaio, Saverio Cicala, storico segretario delle Commissioni d’esame, ha ricordato che “oggi su 100 candidati non più di 20, a voler largheggiare, sono in possesso di un contratto regolare con conseguente iscrizione nel registro dei praticanti e adeguata retribuzione e contribuzione”. Ha poi segnalato “la preparazione culturale drammaticamente scesa a livelli a dir poco mediocri, come confermano il lessico spesso usato nelle prove scritte e l’ignoranza disarmante dimostrata dai più, in particolare della storia politica e sociale, anche recente, del nostro Paese, per non parlare degli eventi che si sono succeduti nel mondo che ci circonda”.

L’esame di Stato per giornalisti – in base alla Legge sull’Ordine del 1963 – si articola su tre prove: un articolo, una sintesi e le risposte aperte a sei quesiti relativi alla professione e le sue Regole Deontologiche, al Diritto Pubblico e al Diritto Penale applicato allo svolgimento della professione giornalistica. Chi le supera, accede alla prova orale, che prevede domande (da parte di una commissione di magistrati e giornalisti) di cultura generale e sugli aspetti tecnici, professionali e giuridici della professione. L’articolo della prova scritta è -a scelta- un esercizio di cronaca (per il quale vengono fornite agenzie di stampa da rielaborare), o un esercizio su temi proposti nei vari settori (dallo sport, alla politica, all’economia, agli esteri, agli spettacoli), che però si basa solo sulla memoria dei candidati: non si possono usare supporti di alcun genere, come invece avviene nello svolgimento normale della professione.

L’esame appare quindi profondamente da riformare, per inserirvi -inoltre- prove video e audio e prove sulla conoscenza del giornalismo digitale. Nella riforma della professione proposta dall’Ordine si prevede che l’esame non debba più essere regolato per legge, ma modificato con regolamenti dell’Ordine ogni volta sia necessario adeguarlo ai tempi.

Le iscrizioni alla 140ª sessione d’esami, la cui prova scritta si svolgerà all’Ergife Palace Hotel di Roma martedì 29 ottobre 2024 alle ore 8,30, si chiuderanno il 31 agosto prossimo.

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