Germania sotto shock e ancora una volta le brutte notizie le arrivano dall’industria dell’auto alle prese con una crisi che potrebbe mettere a repentaglio il modello tedesco, un tempo considerato il più avanzato d’Europa.
La Volkswagen chiuderà almeno tre fabbriche, la prima volta da 87 anni. È quello che ha reso noto il consiglio di fabbrica del colosso dell’auto tedesca, secondo quanto riportano alcuni media come Bild, die Welt e Financial Times. “Il Consiglio di Amministrazione vuole chiudere almeno tre stabilimenti VW in Germania“, ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica del Gruppo, Daniela Cavallo, durante un evento informativo per i lavoratori a Wolfsburg. “Una pugnalata” è stato il primo commento delle orgazzazioni dei lavoratori, mentre il cancelliere Scholz auspica il mantenimento dell’occupazione nelle fabbriche.
Forti critiche dei sindacati al management. “Non abbiamo un problema di costo del lavoro, non abbiamo un problema di personale, abbiamo un Comitato esecutivo che non si concentra abbastanza sul core business. Non potete aspettarvi che sia la forza lavoro a sopportare le conseguenze dei vostri errori”, aveva detto alcuni giorni fa la rappresentante del consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, in una sala gremita di migliaia di lavoratori.
La Volkswagen sostiene che l’azienda potrebbe non sopravvivere al passaggio verso le auto elettriche se non taglierà i costi, a causa del ritardo accumulato sui veicoli di nuova generazione, della forte concorrenza cinese, del calo delle vendite dopo la pandemia e del deterioramento dell’economia tedesca.
E la sindacalista Cavallo nelle ultime ore ha aggiunto che nessuno stabilimento è al sicuro e anche tutti gli altri siti saranno ridimensionati. Il consiglio teme infatti il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro. Il Gruppo ha appena informato i dipendenti di questi piani. Particolarmente a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche.
La Volkswagen impiega circa 120.000 persone in Germania, di cui circa la metà a Wolfsburg. Il marchio VW gestisce un totale di dieci stabilimenti in Germania, di cui sei in Bassa Sassonia, tre in Sassonia e uno in Assia. A settembre, la casa automobilistica tedesca aveva cancellato il programma di sicurezza del lavoro in vigore da oltre 30 anni. I licenziamenti saranno possibili a partire dalla metà del 2025.
Questo mercoledì il Gruppo e il sindacato IG Metall si incontreranno per il secondo round di negoziati sull’accordo salariale interno alla Volkswagen. Nel primo round di settembre, Volkswagen aveva già respinto le richieste dell’IG Metall di un aumento del sette per cento, insistendo invece sui risparmi. Secondo Cavallo, il gruppo chiede ora una riduzione dei salari del dieci per cento e zero arrotondamenti nei prossimi due anni. All’inizio di settembre, Volkswagen aveva annunciato che non avrebbe più escluso la chiusura di stabilimenti e i licenziamenti obbligatori.
Il gruppo, come altre case automobilistiche europee, sta pagando caro l’effetto della debolezza economica, dovuta a una molteplicità di fattori, e che risulta esacerbato dalle politiche di transizione energetica europee, che puntano a mettere al bando le auto a combustione per spingere sull’elettrico.
Il governo tedesco ha invitato il gruppo Volkswagen a mantenere i posti di lavoro. “Dobbiamo ancora aspettare e vedere cosa riferirà la stessa Volkswagen al riguardo”, ha detto un portavoce del governo a Berlino, riferendosi alle informazioni del comitato aziendale secondo cui la casa automobilistica vuole chiudere gli stabilimenti e tagliare decine di migliaia di posti di lavoro. La posizione del cancelliere Olaf Scholz è chiara, ha sottolineato ancora il portavoce, spiegando che “vale a dire che eventuali decisioni sbagliate del management del passato non devono andare a scapito dei dipendenti”. Si tratta di mantenere e garantire posti di lavoro, ha affermato ancora il portavoce.