di Emanuele Nuccitelli e Alessandra Fabbretti *
— La bara di Papa Francesco, portata in spalla da 14 sediari fuori dalla Basilica di San Pietro, è stata adagiata sul sagrato. L’uscita dalla Basilica è stata accolta da un lungo applauso dei presenti. Così sono iniziati i funerali del pontefice scomparso lo scorso 21 aprile. Sopra la bara del pontefice, il Maestro delle cerimonie, monsignor Diego Ravelli, ha posizionato un Vangelo aperto.
Poco prima dell’inizio delle esequie, all’interno della Basilica diversi capi di Stato hanno reso omaggio alla bara del Pontefice defunto. Tra loro il presidente Usa Donald Trump, accompagnato dalla moglie Melania. Tra i primi anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e il presidente argentino Javier Milei, con la consorte. Sono quasi 170 le delegazioni provenienti da tutto il mondo.
Una piazza silenziosa ha, invece, atteso l’arrivo del feretro sul sagrato della Basilica di San Pietro. A un’ora dall’inizio delle esequie, la Questura riferiva di 100mila persone già presenti. Sono 400mila le persone che hanno partecipato ai funerali di Papa Francesco.
La processione di cardinali e vescovi ha introdotto l’inizio dei funerali per papa Francesco, sul sagrato della Basilica di San Pietro. La cerimonia è presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Con lui concelebrano 220 cardinali e 750 tra vescovi e sacerdoti.
Durante la messa, che cade nell’Ottava di Pasqua, è stata letta come prima lettura il brano, dagli Atti degli Apostoli, in cui Pietro rammenta Passione, morte e risurrezione di Gesù. La seconda lettura è stata un brano della Lettera di San Paolo ai Filippesi mentre il Vangelo, da un passaggio di Giovanni, racconta dell’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli. Brani che richiamano il ministero del Papa, successore di Pietro e vescovo di Roma. Nel corso delle celebrazioni, le letture sono state pronunciate in lingue diverse: la prima in inglese, la seconda in spagnolo, il Vangelo in latino – lingua liturgica per la Chiesa cattolica.
In prima fila, alla sinistra del feretro posizionato a terra sul sagrato di San Pietro, ci sono i rappresentanti dell’Italia. Accanto quelli dell’Argentina, sua terra Natale. Le 160 delegazioni arrivate da tutto il mondo a Roma per il funerale hanno preso posto in piazza San Pietro per assistere alla cerimonia, che a breve prenderà il via. La disposizione dei posti ha seguito lo stesso protocollo utilizzato per i funerali di papa Wojtyla e del pontefice emerito Joseph Ratzinger.
La delegazione italiana, 20 persone in tutto, è composta tra gli altri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la figlia Laura, e dalla premier Giorgia Meloni. Presenti anche il presidente del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. E ancora: il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Dieci persone rappresentano l’argentina, dal presidente Javier Milei alla sorella Karina, segretaria gnerale fino al ministro degli Esteri Gerardo Werthein.
Secondo il protocollo in prima fila ci sono i sovrani regnanti di religione cattolica, come il re di Spagna Felipe VI e la regina Letizia Ortiz, re Filippo del Belgio e la regina Mathilde, Alberto II di Monaco, il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, John Timothy Dunlap. Poi sarà la volta dei regnanti non cattolici come Carlo XVI Gustavo di Svezia, il principe William del Regno Unito e il principe ereditario di Norvegia Haakon.
I posti delle altre delegazioni sono stati assegnati secondo l’ordine alfabetico francese, a partire dai capi di Stato della Germania e dell’Austria, Frank Walter Steinmeier e Alexander van der Bellen. Poi quello albanese Bajram Begaj e angolano João Manuel Gonçalves Lourenço.
C’è anche Julian Assange, fondatore di Wikileaks, in piazza San Pietro per i funerali di Papa Francesco. Lo rende noto lo stesso profilo di X Wikileaks, con un post firmato dalla moglie Stella Assange: “Ora che Julian è libero, siamo tutti venuti a Roma per esprimere la gratitudine della nostra famiglia per il sostegno del Papa durante la sua persecuzione. I nostri figli e io abbiamo avuto l’onore di incontrare Papa Francesco nel giugno 2023 per discutere di come liberare Julian dalla prigione di Belmarsh. Francesco scrisse a Julian in prigione e gli propose persino di concedergli asilo in Vaticano“.
Il presidente Usa Donald Trump, presente insieme alla moglie Melania, siede tra il capo di stato estone Alar Karis e l’omologo finlandese Alexander Stubb, seguito a sua volta dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla consorte Brigitte.
Più lontano invece il leader ucraino Volodymyr Zelensky – in forse fino all’ultimo momento – che ha vicino la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa e la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. Per l’Onu c’è il segretario generale Antonio Guterres, mentre la Cina è rappresentata dal vice presidente Chen Chin-Jen.
CUORE TRISTE, MA SORRETTI DA FEDE
“In questa maestosa piazza di San Pietro, nella quale Papa Francesco tante volte ha celebrato l’Eucarestia e presieduto grandi incontri nel corso di questi 12 anni, siamo raccolti in preghiera attorno alle sue spoglie mortali col cuore triste, ma sorretti dalla certezza della fede, che ci assicura che l’esistenza umana non termina nella tomba, ma nella casa del Padre in una vita di felicità che non conoscerà tramonto”. Con queste parole il cardinale Giovanni Battista Re ha iniziato l’omelia nei funerali di Papa Francesco, che si stanno svolgendo sul sagrato di San Pietro.
“PLEBISCITO DI AFFETTO, HA TOCCATO MENTI E CUORI”
“A nome del Collegio dei Cardinali ringrazio cordialmente tutti per la vostra presenza. Con intensità di sentimento rivolgo un deferente saluto e vivo ringraziamento ai Capi di Stato, ai Capi di Governo e alle delegazioni ufficiali venute da numerosi Paesi ad esprimere affetto, venerazione e stima verso il Papa che ci ha lasciati”, ha sottolineato il cardinale. “Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso Pontificato di Papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori“, ha aggiunto.
“NEL CUORE SUA IMMAGINE TRA FOLLA PASQUA”
“La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, Solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua“, ha continuato.
“BUON PASTORE HA DATO VITA PER SUE PECORE”
“Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio- ha proseguito Giovanni Battista Re- perché Gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore. Ci illumina e ci guida la pagina del Vangelo, nella quale è risuonata la voce stessa di Cristo che interpellava il primo degli Apostoli: ‘Pietro, mi ami tu più di costoro?’. E la risposta di Pietro era stata pronta e sincera: ‘Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che ti voglio bene!’. E Gesù gli affidò la grande missione: ‘Pasci le mie pecore’. Sarà questo il compito costante di Pietro e dei suoi Successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Gesù Cristo. Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena“.
“Egli ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere’ (Atti, 20,35)”, ha detto.
“IL NOME FRANCESCO SCELTA DI PROGRAMMA”
“Quando il Card. Bergoglio, il 13 marzo del 2013, fu eletto dal Conclave a succedere a Papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’Arcidiocesi di Buenos Aires, prima come Ausiliare, poi come Coadiutore e in seguito, soprattutto, come Arcivescovo. La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo Pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi”, ha aggiunto.
“Conservò il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati. È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti. Inoltre è stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società ed a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa”, ha sottolineato.
“PER LUI CHIESA È CASA DI TUTTI”
“Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali. Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima Esortazione Apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio”, ha affermato.

“Filo conduttore della sua missione è stata anche la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte. Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’ dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite”, ha aggiunto il Cardinale.
“VIAGGIO IN IRAQ NEL 2021 NELLA STORIA”
“Dei suoi 47 faticosi Viaggi Apostolici resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio. Quella difficile Visita Apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’ISIS. È stato questo un Viaggio importante anche per il dialogo interreligioso, un’altra dimensione rilevante della sua opera pastorale. Con la Visita Apostolica del 2024 a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, il Papa ha raggiunto la periferia più periferica del mondo”, ha ricordato.
“MISERICORDIA E GIOIA VANGELO SUE PAROLE CHIAVE”
“Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è ‘il cuore del Vangelo’. Misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco”, ha continuato.
“NESSUNO SI SALVA DA SOLO”
“In contrasto con quella che ha definito ‘la cultura dello scarto’– ha aggiunto- ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà. Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo Pontificato con toni vibranti. Nella Lettera Enciclica ‘Fratelli tutti’ ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana. Nel 2019, durante il viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha firmato un documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, richiamando la comune paternità di Dio. Rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con la Lettera Enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune. ‘Nessuno si salva da solo’“.
“SUA ESORTAZIONE ‘COSTRUIRE PONTI NON MURI’”
“‘Costruire ponti e non muri’– ha detto- è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni. In unione spirituale con tutta la Cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore”.
FRANCESCO TI CHIEDIAMO DI PREGARE PER NOI
“Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: ‘Non dimenticatevi di pregare per me’. Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”, ha concluso tra gli applausi della folla.
APPLAUSI PER PASSAGGI SU MIGRANTI, PACE E MURI DA ABBATTERE
Sono diversi i passaggi in cui l’omelia pronunciata dal cardinale Giovanni Battista Re per funerali di Papa Francesco ha raccolto gli applausi dei fedeli presenti. Il primo è in occasione delle parole dedicate all’attenzione del Pontefice agli ultimi e ai migranti e in particolare al “significativo” primo viaggio di Papa Francesco a Lampedusa. Stesso esito anche quando il cardinale ha ricordato “la celebrazione di una Messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio in Messico”. Applausi anche quando Giovanni Battista Re ha richiamato alla memoria le parole del Santo Padre “Nessuno si salva da solo”.
Ma il momento in cui la folla ha accompagnato con intenso calore l’omelia c’è stato quando il cardinale ha elogiato Papa Francesco e la sua voce “incessantemente elevata” per “implorare la pace”. Così come quando ha ribadito che “la guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”.
* Agenzia Dire (wwwe.dire.it)