La rivista statunitense The Atlantic, in un articolo pubblicato in Italia da Internazionale, per parlare di felicità e descriverla ha scoperto l’intensità e l’originalità delle parole d’amore scritte su una tavoletta d’argilla nell’ottavo secolo avanti Cristo dai Sumeri.
Fu scoperta a Nippur, nella regione dell’attuale Iraq. E’ la prima lettera d’amore, secondo alcuni storici, che elimina del tutto i tabù sessuali e che si basa sulla convinzione che soltanto l’amore e la passione possono portare felicità e prosperità alle persone.
Secondo l’antica credenza sumera, il re aveva il sacro dovere di sposare una sacerdotessa ogni anno affinché la terra e le donne fossero fertili. Il rituale del sacro matrimonio – ci spiegano gli storici – prevedeva l’unione di due divinità, solitamente la dea Ishtar e il dio Tamuza. Pertanto, la sacerdotessa simboleggiava Ishtar, la dea della fertilità e dell’amore sessuale, e il re rappresentava Tamuza. Questo testo è anche conosciuto come l’Inno all’amore di Ishtar e Tamuza.
Hilmi Zig, una storica turca che una volta ha lavorato al Museo di Istanbul, afferma che l’esperienza sumera dell’amore è affascinante perché elimina del tutto i tabù sessuali e si basa sulla convinzione che solo l’amore e la passione possono portare felicità e prosperità alle persone.
La traduzione di questo testo è: “Mio caro sposo / grande è la tua bellezza, dolce come il miele / Tu, leone, che sei caro al mio cuore / grande è la tua bellezza, dolce come il miele / Conquistami, fammi tremare davanti a te / Sposo che mi porterà nel tuo letto / Conquistami, fammi tremare davanti a te / Tu, leone, che mi porterai nel tuo letto/ Sposo, lascia che ti accarezzi / il mio prezioso latte è più dolce del miele / Nel tuo letto, pieno di miele / Fammi godere della tua grande bellezza / Leone, lascia che ti accarezzi / le mie preziose ciliegie sono più dolci del miele / Lo sposo ha avuto piacere da me / Se lo dici a mia madre, ti servirà dei dolci / Se lo dici a mio padre, ti porterà dei regali / so come rallegrare il tuo spirito / Sposo, dormi in casa nostra fino all’alba / Tu perché mi ami / Dammi una preghiera per le tue carezze / Mio dio supremo, mio protettore / Mio Shu Sin *, proteggi il cuore di Enlila / “Dammi una preghiera per le tue carezze”.
Ancora oggi, secondo i sociologi, questo genere di legame romantico è uno dei più affidabili indicatori della felicità. Lo scrive sulla rivista Internazionale Arthur C. Brooks, docente ad Harvard, che rivela come, secondo un sondaggio del General social survey, circa il 27 per cento degli statunitensi sposati si dichiara “molto felice” della propria vita, mentre soltanto l’11 per cento degli intervistati che non sono mai stati sposati, divorziati, separati o vedovi hanno risposto nello stesso modo (naturalmente il matrimonio non è l’unica manifestazione dell’amore, ma è una delle più studiate). E alcune ricerche indicano che il matrimonio contribuisce a mantenere la felicità nell’età adulta.
Questi studi possono spiegare, inoltre, il declino della felicità degli americani, evidente soprattutto tra i giovani adulti. “In sintesi – aggiunge Broooks – gli Stati Uniti stanno attraversando un cambiamento da una società basata sulle coppie a una basata sui single. Possiamo credere che la soluzione a questo deficit di felicità – per il Paese e per gli individui – sia semplicemente quella di incoraggiare le persone a trovare l’anima gemella? Non è detto. Un’analisi più approfondita delle singole tendenze suggerisce che il problema non sia tanto la mancanza di partner disponibili, quanto il fatto che i giovani adulti spesso evitino i legami sentimentali”.
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* Shu-sin è stato re dei Sumeri intorno al duemila avanti Cristo. Il nome di sua moglie si è perso nelle pieghe della storia, ma le sue parole sono arrivate fino a noi.