venerdì 25 Ottobre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

Lavorare meno, lavorare meglio: in Inghilterra piace a tutti. In Italia?

Sorprendenti risultati in Inghilterra della sperimentazione della settimana lavorativa di 4 giorni. Più produttività, meno stress e lavoro più inclusivo.

Qui è nata la rivoluzione industriale e qui, con tutta probabilità, nascerà la settimana lavorativa di quattro giorni. L’Inghilterra non smette di stupire. Riesce a smentire un luogo comune che da sempre ha avvolto il sistema delle relazioni industriali in Italia e non solo: più lavori, più aumenta la produttività.

A giudicare dal risultato della sperimentazione 4 Day Week UK – avviata a giugno 2022 in 61 aziende inglesi dalla finanza all’hi-tech e all’industria del food, che ha riguardato per sei mesi quasi tremila dipendenti -lavorare per 34 ore alla settimana è piaciuto ai lavoratori e, a sorpresa, ha soddisfatto non poco anche i manager. Il progetto è stato promosso da una società di ricerca Autonomy insieme con 4 Day Week Global, le università di Cambridge e Oxford, il Boston College, ed è stato “il più grande test della settimana lavorativa di quattro giorni al mondo”.

Lo schema si può riassumere nella formula 100-80-100, ossia 100% dello stipendio, 80% di ore in azienda e 100% della produttività. Ebbene, 56 aziende su 61 hanno deciso di continuare l’esperimento, 18 delle quali in maniera definitiva. La settimana lavorativa di quattro giorni senza variazione di stipendio funziona davvero; un risultato incredibile ma che non deve sorprendere visto che alcuni dei Paesi più produttivi al mondo come quelli scandinavi abbiano già orari settimanali molto corti, qualcuno anche al di sotto delle 30 ore settimanali. Di converso tra i Paesi meno produttivi si posiziona in basso nelle classiche mondiali il Giappone noto per la sua estrema cultura aziendale.

E in Italia? Buio posto dalla politica. Il problema non viene affrontato, non se ne accenna affatto nonostante i risultati della sperimentazione inglese abbiano occupato pagine e pagine di servizi e commenti su molti giornali, come il Guardian o Wired.
Sono solo due, invece, le aziende che hanno introdotto la settimana di 4 giorni: Awin Italia e Carter & Benson. “Entrambe le aziende – ci informa Isotta Pieraccini, manager specialista in Factorial – hanno notato un aumento del morale dei dipendenti, del welfare aziendale e della produttività senza alcuna sofferenza dal punto di vista del fatturato o dei risultati. Con la giusta organizzazione sono riuscite ad aumentare il coinvolgimento dei dipendenti senza dover intaccare in alcun modo performance e tempistiche aziendali”.

I vantaggi. Lo schema 100-80-100 porta a un aumento del livello di produttività con una migliore motivazione lavorativa e capacità di collaborare, a un soddisfacente equilibrio lavoro-vita e a un’accentuata diminuzione dei livelli di stress. Inoltre, si avrebbero più posti di lavoro e si andrebbe incontro alle donne che subiscono, nel momento in cui diventano mamme, le conseguenze più negative, tra cui il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. Lo schema rende più felici e motivati i lavoratori, più concentrati e meno stressati, quindi poco bisognosi dei congedi per malattia poiché hanno più tempo a disposizione per recuperare energie fisiche e mentali.
Tra i vantaggi notati c’è anche quello di una maggiore fidelizzazione dei professionisti e una maggiore capacità di attrarre nuovi talenti e di suscitare l’apprezzamento della pubblica opinione, senza trascurare che, lavorando quattro giorni a settimana, viene prodotto minore inquinamento.
E gli svantaggi? Non mancano, come, ad esempio, il fatto che non tutti i settori possono adottarla. Alcuni lavori e professioni richiedono una presenza costante, mentre molte aziende potrebbero non essere in grado di assumere più personale aggiuntivo per coprire la diminuzione delle ore di lavoro. La gestione dei vari team aziendali è più difficoltosa e alcuni dipendenti potrebbero sentirsi sotto pressione nel dover sincronizzare i propri giorni liberi con quelli del team.

Infine, alcuni lavoratori potrebbero dare priorità a uno stipendio più alto anziché a maggior tempo libero per sé e per la famiglia, senza tralasciare un aspetto negativo cui l’azienda sarebbe chiamata a fronteggiare: l’orario compresso. Vale a dire il lavoro di chi non si adatta alla riduzione e che comprime quindi in quattro giorni l’orario di cinque.

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