ADP Research Institute ha diffuso il rapporto 2023 Global Workforce View in cui analizza gli atteggiamenti dei dipendenti nei confronti dell’attuale mondo del lavoro e le loro aspettative. ADP (ADPRI.org) ha intervistato ben 32.612 lavoratori di 17 Paesi tra il 28 ottobre e il 18 novembre 2022 (8.613 lavoratori attivi solo nella gig economy, la cosiddetta economia dei precari), 15.290 in Europa (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svizzera e Regno Unito) con l’obiettivo di offrire maggiore consapevolezza all’economia mondiale.
Nel mondo il lavoro risente ancora degli effetti persistenti degli sconvolgimenti causati dalla pandemia. I datori di lavoro affrontano carenze di profili e un aumento costante dei salari, dovendo al contempo incentivare la produttività e la redditività nonostante l’incremento dei costi aziendali.
Dopo i licenziamenti avvenuti in alcuni settori, resta da vedere se alla fine il rapporto di forze si ribalterà a sfavore dei lavoratori, ma dando per improbabile che la situazione provocata dall’alta inflazione ritorni a livelli un tempo considerati “normali”, l’aumento degli stipendi è un’area chiave su cui i lavoratori e le aziende dovranno continuare a concentrarsi.
Tuttavia, questo non significa che aspetti come la flessibilità, un ambiente di lavoro positivo, una cultura aziendale inclusiva, buone prospettive di carriera e la sicurezza lavorativa non siano fondamentali. Poiché i dipendenti continuano a chiedere e ad aspettarsi sempre di più, tocca ai datori di lavoro trovare modi innovativi per soddisfare le loro esigenze in maniera sensata.
Lo studio People at Work 2023 è una fonte essenziale di dati e informazioni su quello che pensano i dipendenti del mondo del lavoro attuale, e sulle speranze e paure che avvertono per il presente e il futuro. Inoltre, illustra alcune tra le migliori iniziative che le aziende stanno sviluppando per promuovere il successo dei dipendenti. Considerazioni di fondo:
Soddisfazione professionale. Mentre l’87% si rivela ottimista riguardo al futuro, il 62% ritiene che tutti i settori risentiranno degli effetti dell’attuale incertezza economica e quasi quattro lavoratori su dieci (37%) ritengono di non avere un lavoro sicuro.
Retribuzione e benefit. Il 61% dichiara che lo stipendio è il fattore chiave per cui lavora e il 62% si aspetta un aumento retributivo da parte del suo attuale datore di lavoro nel corso del prossimo anno. Tuttavia, il 43% riceve talvolta, spesso o sempre uno stipendio inferiore a quello dovuto.
Salute mentale. Quasi la metà dei lavoratori (47%) soffre di scarsa salute mentale, mentre il 65% sostiene che lo stress influenzi negativamente le prestazioni lavorative. I datori di lavoro stanno reagendo introducendo iniziative positive ad hoc.
Flessibilità. Quasi la metà (48%) afferma di potersi trasferire all’estero con il suo attuale datore di lavoro. Attualmente, i dipendenti prediligono l’avanzamento di carriera e la soddisfazione professionale rispetto a un orario e un luogo di lavoro flessibili.
Intelligenza Artificiale. Sei lavoratori su dieci (60%) pensano che nessuna professione sarà immune dall’attuale incertezza economica, mentre il 13% crede che l’uso dell’Intelligenza Artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni, riducendo così le attività manuali. In una situazione di questo tipo, diventa fondamentale il ruolo delle aziende, che dovrebbero rassicurare i lavoratori spiegando loro le prospettive di carriera.
La percezione che i lavoratori vogliano molto dal lavoro è più forte che mai. Richiedono una remunerazione adeguata all’aumento del costo della vita e che li faccia sentire apprezzati per ciò che fanno. Aspirano a un lavoro che li soddisfi dal punto di vista personale e professionale, auspicando quella flessibilità che negli ultimi anni è sempre più richiesta. Desiderano una cultura aziendale che li sostenga e promuova l’equità e l’inclusività. Inoltre, si aspettano che i datori di lavoro investano nel loro futuro attraverso la formazione e le opportunità di sviluppo professionale.
Paghe e retribuzione: qual è la giusta misura? Quest’anno i lavoratori hanno molte aspettative sugli aumenti di stipendio. Più di sei su dieci (62%) hanno già ricevuto un aumento l’anno scorso, con incrementi medi pari al 6,4%. Ma è improbabile che le richieste si plachino, soprattutto se si pensa che il 44% dei lavoratori ritiene di ricevere una retribuzione troppo bassa rispetto al ruolo ricoperto. Gli errori nei pagamenti restano una costante.
La flessibilità è stata scalzata da fattori come l’avanzamento di carriera e la soddisfazione sul lavoro, anche se quasi tre lavoratori su dieci (29%) puntano ancora sull’importanza dell’orario flessibile. I lavoratori in modalità “ibrida” sono più soddisfatti della flessibilità di cui godono (60%), mentre la minor soddisfazione (50%) si registra tra le persone che si recano tutti i giorni in ufficio.
Accontentare le esigenze di flessibilità rappresenta una sfida per i datori di lavoro: chi lavora da remoto ha una maggiore libertà di scelta in termini di luogo di lavoro (22%) ed è più incline a prendere in considerazione di entrare nella gig economy (14%). Il lavoro da remoto sta assumendo un respiro sempre più internazionale: quasi la metà dei lavoratori (48%) afferma di essersi già trasferita o di pensare di trasferirsi all’estero continuando a lavorare per il proprio datore di lavoro.
Una cultura solidale dell’ambiente di lavoro I dipendenti dichiarano di poter parlare apertamente della loro salute fisica (68%) e mentale (64%) al lavoro. La maggior parte riporta di non essere sostenuta dai propri responsabili (64%) e colleghi (71%). Un numero inferiore di persone segnala che il lavoro risente della loro scarsa salute mentale. La percentuale rimane comunque elevata, assestandosi a poco meno della metà, mentre quasi due terzi dei lavoratori affermano che lo stress ha un impatto negativo a livello professionale. I datori di lavoro continuano a introdurre iniziative sempre più innovative per promuovere una buona salute mentale.
Pensieri sul futuro. Anche se secondo il 62% dei dipendenti tutti i settori risentiranno delle conseguenze dell’incertezza economica, il settore tecnologico/informatico è ritenuto quello a maggiore “prova di futuro” (44%). Quasi quattro lavoratori su dieci (37%) dichiarano di non sentirsi sicuri sul lavoro. Tuttavia, l’ottimismo riguardo ai prossimi cinque anni nell’ambiente di lavoro resta elevato (87%). I più soddisfatti delle opportunità di avanzamento di carriera e di formazione/ sviluppo sono i dipendenti del settore finanziario. I dipendenti più giovani sono quelli che si sentono meno sicuri, ma sono disposti ad adattarsi pensando di cambiare settore e perfino di fondare un’impresa propria (25%). Al contempo, un lavoratore su sei con più di 55 anni di età (17%) sta prendendo in considerazione la pensione anticipata.
Divario retributivo. C’è una discrepanza tra l’aumento della retribuzione delle donne e quello degli uomini, sia per quanto riguarda gli incrementi già implementati, sia per le aspettative future. L’anno scorso, gli stipendi degli uomini sono aumentati in media del 6,7%, contro il 6% di quelli delle donne. I lavoratori più giovani e più anziani pensano di essere esclusi dagli aumenti di stipendio e dagli incentivi. Se i lavoratori pensano di poter ottenere uno stipendio più alto altrove, si rischia di perdere talenti e competenze.
I lavoratori più giovani fanno più ore di straordinario non pagate cominciando prima o rimanendo fino a tardi e lavorando durante il pranzo e le pause rispetto ai colleghi più anziani. In media, svolgono otto ore e mezza di lavoro “gratis” alla settimana (fascia 18-24 e 25-34 anni), rispetto alle otto ore e 3 minuti della fascia 35-44 anni, sette ore e 28 minuti di quella 45-54 anni e cinque ore e 14 minuti degli over 55. Come negli anni precedenti, i primi in classifica sono i lavoratori dell’Asia Pacifica (che lavorano gratis in media otto ore e 38 minuti).
Nota: Nel campione di lavoratori sono stati distinti i gig worker dai dipendenti tradizionali. I gig worker sono coloro che svolgono lavori occasionali, temporanei o stagionali, sono liberi professionisti, collaboratori esterni, consulenti o soggetti che utilizzano una piattaforma online per la ricerca del lavoro. I dipendenti tradizionali sono coloro che non operano nella gig economy e che ricoprono una posizione a tempo indeterminato o part time. Il sondaggio è stato condotto online e in lingua locale. I risultati complessivi sono stati ponderati in modo da rappresentare le dimensioni della popolazione attiva di ciascun Paese. Le considerazioni si basano su dati sulla forza lavoro della Banca Mondiale.