L’unica cosa più pericolosa dell’autoritarismo: il nazionalismo cristiano. E’ in forte ascesa sia all’interno della Chiesa, sia all’interno del Partito Repubblicano americano in questa fase pre-elettorale che vede il tentativo di riscossa di Trump e della destra estrema americana legata alla potente e diffusa comunità degli evangelici.
Tim Alberta, giornalista di The Atlantic, racconta sulla rivista americana della sua esperienza di figlio di un ministro della chiesa evangelista, seguace di Gesù, che a un tratto scopre e demolisce le tante contraddizioni dei cosiddetti seguaci di Dio con la Bibbia in mano che sempre più influenza hanno nel partito repubblicano, spingendosi sempre più a destra e arrivando al sostegno acritico e fideistico di Donald Trump.
La visione laica del governo e della società, ma anche dei principi evangelici tradizionali vengono oggi del tutto superati dai precetti messianici indicati dai predicatori con gli occhi e la mente sempre sulla Bibbia. D’altronde, già nel 2020 i sostenitori del tycoon dicevano: “Dio ci ha mandato Trump per liberarci dal Male”. E a loro Trump, negli anni della sua presidenza, ha regalato giudici, leggi e potere. perfino giudici della Suprema Corte Costituzionale chiamata prima o poi a legiferare per cancellarlo il diritto all’aborto.
L’ex presidente degli Stati Uniti, sotto processo per l’insurrezione del 6 gennaio 2020 a Capitol Hill di Washington, è in testa ai sondaggi nell’eventale sfida con Biden nelle presidenziali del novembre 2024 e ogni giorno che passa mostra sempre più un lato feroce che sta preoccupando, per la violenza delle sue parole e delle sue intenzioni, non pochi osservatori anche di orientamento repubblicano. Il tutto con venature da fanatico religioso che strizza l’occhio a quegli americani convinti che tutto discenda dalla Bibbia.
Ieri il magnate newyorkese, probabile prossimo candidato alle elezioni presidenziali Usa del 2024, torna sul suo social Truth con una retorica violenta contro gli avversari. E in particolare, senza mai nominarlo, contro il capo della Casa Bianca in carica, Joe Biden.
Più che un giudizio politico, un anatema: “Possano marcire all’Inferno”. “Nessuno dei leader mondiali – ha scritto Trump sul suo social Truth – buoni o cattivi, è così malvagio e malato come i delinquenti che abbiamo nel nostro Paese che, con le loro frontiere aperte, l’inflazione, la resa in Afghanistan, la nuova truffa verde, le tasse elevate, nessuna indipendenza energetica, la crisi delle forze armate, Russia-Ucraina, Israele-Iran, stanno cercando di distruggere i nostri Stati Uniti, un tempo grandi. Possano marcire all’inferno!” ha tuonato con violenza il tycoon, riferendosi alle politiche dell’amministrazione guidata dal presidente Biden.
Ma torniamo a Tim Alberta. “In questo periodo natalizio ho riflettuto sulle parole del mio autore preferito, C. S. Lewis, (all’anagrafe Clive Staples Lewis, scrittore, saggista e teologo britannico, n oto come uno dei “padri” della narrativa fantasy, ndr). Una volta ha osservato: “Ora ho imparato che mentre chi parla delle proprie miserie di solito fa male, chi tace fa più male” dice Alberta nel suo articolo su The Atlantic.
“Parlare dell’evangelismo americano non è mai stata la mia intenzione. Essendo cresciuto nella sottocultura di destra del cristianesimo – figlio di un ministro di una megachiesa, seguace di Gesù, che si è autoidentificato come “evangelico” fin da bambino – ero un affidabile difensore della fede. Rifiutavo le caricature di persone come i miei genitori. Mi sono offeso per i tentativi di deridere ed emarginare gli evangelici. Ho cercato di vedere il meglio nella Chiesa, anche quando la Chiesa era al suo peggio
“Ci sono voluti la perdita di mio padre e gli eventi traumatici che hanno accompagnato il suo funerale – come scrivo nel prologo del mio nuovo libro, The Kingdom, The Power, and the Glory – per riconsiderare le implicazioni di quel silenzio”.
“La corruzione del cristianesimo americano non è una novità: i farisei moderni, da Jerry Falwell Sr. a Paula White, hanno passato 50 anni ad armare il Vangelo per vincere le elezioni e dominare il Paese, sfruttando le insicurezze culturali dei loro inconsapevoli fratelli per ottenere guadagni politici, professionali e finanziari, riducendo al contempo il Vangelo di Gesù Cristo a una caricatura agli occhi dei non credenti.
Il conseguente crollo della reputazione della Chiesa in questo Paese – con la frequenza domenicale, la percezione positiva della religione organizzata e il numero di cristiani autoidentificati ai minimi storici – lascia gli evangelici estranei ai loro vicini secolari come mai prima d’ora. I non credenti potrebbero preferire questa situazione. Potrebbero essere tentati di fare spallucce e andare avanti, supponendo che il crollo dell’evangelismo non sia un loro problema. Si sbagliano.
Con The Kingdom, the Power, and the Glory: American Evangelicals in an Age of Extremism, Tim Alberta, autore di un precedente successo sulla politica repubblicana e, quest’anno, del profilo che ha contribuito a far cadere Chris Licht alla CNN per via della sua strettissima vicinanza con Trump, offre un’altra lettura essenziale. È sostanziale, ricco di notizie e personale. Ma ci descrive anche il rinnovato ed entusiastico supporto che la destra, l’estrema destra evangelica, sta offrendo all’ex presidente.
“Ho cercato di onorare Dio con questo libro”, scrive Alberta. Figlio di un ministro presbiteriano evangelico che si è avvicinato alla religione dalla finanza, Alberta mette a nudo il suo dolore per come la croce sia diventata sempre più sinonimo di coloro che sventolano con più fervore le stelle e le strisce, a destra dello spettro politico. “Davanti a lui tutte le nazioni sono un nulla; per lui sono meno di un nulla e vanità”. L’insegnamento di Isaia è quasi dimenticato.
Nel suo prologo, Alberta ci riporta all’estate del 2019 e al funerale di suo padre. Il reverendo Richard Alberta è morto improvvisamente per un attacco di cuore. Tuttavia, un anziano della chiesa ha consegnato a Tim una lettera di una pagina in cui esprimeva la sua disapprovazione nei confronti dell’autore per non aver abbracciato Donald Trump come unto di Dio. Sì, lo stesso che ha reso “La seconda lettera ai Corinzi” una battuta. Il tempo, il luogo e il decoro sono stati scartati. I peccati di Alberta richiedevano un rimprovero.
“Facevo parte di un complotto malvagio – aveva scritto l’uomo – per minare il leader degli Stati Uniti ordinato da Dio. Le mie critiche al presidente Trump equivalevano a un tradimento – contro Dio e contro il Paese – e avrei dovuto vergognarmi di me stesso”. Alberta ha passato la lettera alla moglie. “Cosa diavolo c’è di sbagliato in queste persone?”, ha esclamato. Come molti fedeli avrebbero visto, probabilmente nulla.
L’anziano ripeteva semplicemente i sentimenti che si erano radicati nell’America evangelica dopo l’elezione di Trump nel 2016. La lettera incarnava un cambiamento in atto da decenni. La demografia era in mutamento. Barack Obama aveva occupato la Casa Bianca. Lo spirito di dissenso protestante, che un tempo alimentava la ribellione contro la corona, aveva lasciato il posto alla dichiarazione di Trump come emissario divino, un moderno Ciro. O Cesare.
Strano che Obama non abbia mai avuto un posto d’onore del genere. D’altra parte, era nero e liberale e le sue convinzioni personali potevano essere ignorate. L’evangelismo americano si era evoluto in un nazionalismo americano caffeinato, con l’identità bianca vicina alla superficie.
Franklin Graham, il figlio del defunto Billy Graham (decano degli evangelici che dettò per i mariti una regola d’oro: mai restare soli in una stanza con donne non sposate), minacciò gli americani dell’ira di Dio se avessero avuto la temerarietà di criticare Trump. “La Bibbia dice che all’uomo è toccato morire una volta sola e poi il giudizio”, ha detto su Facebook. Franklin, anche lui predicatore, è stato velocissimo nel fornire a Trump una giustificazione alle frequenti avventure extra-matrimoniali: “Siamo tutti peccatori”, ha spiegato.
Un altro famoso rampollo, l’ormai caduto in disgrazia, Jerry Falwell Jr – estremista e moralista come tutti i fanatici, sorpreso abbracciato a una donna destando enorme scandalo nella comunità degli evangelici, ndr– ha ammonito il suo gregge a smettere di eleggere “bravi ragazzi”. Invece, ha twittato, “gli Stati Uniti hanno bisogno di combattenti di strada come Donald Trump a ogni livello di governo”. Il risentimento e la lamentela hanno soppiantato, quindi, il messaggio delle Scritture e “Cosa farebbe Gesù?”.
Alberta ricorda anche un predicatore in Colorado che ha confuso la vittoria repubblicana alle elezioni di metà mandato con il trionfo di Cristo. “Possa questo Stato diventare rosso (il colore dei repubblicani) con il sangue di Gesù, e politicamente”-
“Lauren Boebert sembrava proprio a casa”, ricorda Alberta della polemista di estrema destra e deputata dello stesso grande Stato. “La Boebert non era infastidita da questo pastore che pregava per il sangue di Gesù – il suo prezioso sangue sacrificale, versato per la salvezza dei peccatori – per vincere un’elezione, perché, in fondo, non era infastidita da molto”.
Mesi dopo, la Boebert ha vinto la rielezione con un pareggio. Il suo recente comportamento in occasione di una rappresentazione del musical Beetlejuice a Denver – cantando, ballando, sniffando, palpeggiando – ha semplicemente confermato ciò che tutti pensavano fin dal suo arrivo sulla scena nazionale. È profondamente inadatta al potere. Deputata trumpiana, la Boebert era stata ripresa dalle telecamere mentre fumava e amoreggiava a teatro: cacciata , aveva mostrato il dito medio. Poi ha chiesto scusa.
Alberta è alle prese nel suo libro con il declino dell’affiliazione evangelica e la crescita dell’impopolarità evangelica. È consapevole della mancanza di interesse per la religione da parte degli americani più giovani. Lo scandalo e l’abbraccio del conservatorismo e di Trump hanno avuto un prezzo pesante. I “non religiosi” si rafforzano alle urne. Nel 2020, più di un elettore su cinque si è identificato in questo modo. Gli evangelici bianchi rappresentavano il 28%.
Alberta offre anche un approfondimento sugli eventi della Liberty University, la macchina della Virginia costruita da Jerry Falwell senior e junior. Jerry Jr mi disse… che la scuola stava costruendo una nuova struttura di 35 milioni di dollari”, scrive Alberta. “Ci sarebbe stato anche un ologramma di Falwell Sr che predicava”. Alla faccia dell’ingiunzione biblica contro l’adorazione di idoli e immagini.
“In realtà possiedo il nome di mio padre e si dà il caso che sia anche il mio”, ha dichiarato Falwell Jr. Secondo questa logica, le sordide circostanze del matrimonio di Falwell Jr. sarebbero macchie sull’eredità del padre. “Mi piace guardare”? Non è un’espressione di pietà o di fede. In questi giorni, Falwell Jr si batte contro la scuola costruita da suo padre. Caduto in disgrazia, per i continui tradimenti della moglie a lui noti, adesso vuole rientrare. Tra le sue rimostranze c’è il fatto che l’attuale dirigenza sta “scegliendo la pietà al posto della competenza”, come afferma Alberta. “È esattamente quello che mio padre non voleva che accadesse”.
Alberta coglie anche i veri sentimenti di Trump per la comunità evangelica, o almeno per coloro che si sono schierati con Ted Cruz nelle primarie del 2016. “I cosiddetti cristiani”. “Veri pezzi di merda”. A sette anni di distanza, non sembra che sia cambiato molto.
Secondo recenti rapporti, Trump ha deriso privatamente i leader anti-aborto come privi di “leva” per forzare la mano, mentre li ha rimproverati di non avere un altro posto dove andare dopo che la Corte Suprema ha abbattuto la Roe versus Wade ( la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, adottata con un voto 5-4, lo scorso 24 giugno 2022, che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade decisa dalla Corte Suprema il 22 gennaio 1973 che a sua volta aveva riconosciuto il diritto costituzionale della donna di porre termine alla gravidanza).
Secondo quanto riferito, Trump ha deriso come “sleali” e “fuori dal mondo” gli evangelici che hanno scelto Ron DeSantis. In Iowa, Trump ha un vantaggio di 30 punti. DeSantis cade, Nikki Haley gli sta alle calcagna (sollevata?). Mentre si avvicina il novembre 2024, si profila una svendita di Trump ai suoi sostenitori evangelici che comunque, per l’80 per cento, lo rivoteranno con maggiore entusiasmo.
Alberta chiude il suo libro con un versetto dell’epistola di Paolo ai Corinzi che lo stesso Trump non è riuscito ad azzeccare: “Perciò non fissiamo i nostri occhi su ciò che si vede, ma su ciò che non si vede, poiché ciò che si vede è temporaneo, ma ciò che non si vede è eterno”.
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