venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LO SHOCK DI QUELLE BARE

La pandemia da Covid-19 ha segnato la nostra storia recente. Più di quattro anni fa la crisi sanitaria si è abbattuta sul mondo e la nostra Nazione ha pagato un prezzo particolarmente alto. Oggi onoriamo la memoria dei nostri connazionali che non ci sono più e ci stringiamo alle loro famiglie e ai loro cari. Il dolore per le tantissime vite perse è una ferita ancora aperta”. Lo ha scritto in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della Giornata in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus.

“La crisi pandemica – ha proseguito – ha prodotto enormi conseguenze economiche, sociali e sanitarie e il cammino per uscirne è ancora, per diversi aspetti, lungo. Penso, ad esempio, all’impatto devastante che il Covid-19 ha avuto sui nostri bambini e sui nostri adolescenti. Servirà molto tempo e un complesso insieme di interventi per restituire alle nostre giovani generazioni ciò che la pandemia, e le regole sanitarie imposte all’epoca, hanno tolto loro. La pandemia ha sconvolto le nostre vite, ma il popolo italiano ha trovato la forza di reagire. E lo ha fatto con umanità, solidarietà, unità e abnegazione. Questa è l’eredità più preziosa di quella crisi, che dobbiamo saper ricordare e che ci può insegnare ancora molto”, ha concluso Meloni.

A Bergamo si è tenuta questa mattina la commemorazione delle vittime del Covid: presenti Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, e Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, accolti dal sindaco Giorgio Gori. Gentiloni ha fatto riferimento alle immagini di quando i carri militari con le bare lasciavano Bergamo: “Quelle immagini hanno anche risvegliato qualcosa nella coscienza dell’Europa, la necessità di un grande intervento comune di solidarietà dopo le prime settimane di chiusura ed egoismi nazionali. Oggi sono qui per rendere omaggio alle vittime e alle famiglie e per ringraziare il personale sanitario”.

“Oggi ricordiamo le persone che hanno perso la vita a causa del Covid. Un ricordo che non si esaurisce in questa Giornata ma portiamo con noi ogni giorno perché non dimentichiamo chi è deceduto a causa del virus e la sofferenza delle loro famiglie. E non dimentichiamo che tra le vittime della pandemia ci sono stati anche operatori sanitari. Non ringrazieremo mai abbastanza medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti e volontari che hanno lottato contro il virus e hanno assistito e curato i malati fino allo stremo delle forze. Le immagini dei camion di Bergamo che trasportavano bare hanno lasciato un segno indelebile e sono di continuo monito e sprone nelle attività che ci vedono impegnati”. È quanto dichiara il ministro della Salute Orazio Schillaci intervenuto alla cerimonia.

“Sono passati 4 anni da quel terribile 18 marzo con la foto con la colonna di camion in fila a Bergamo con le bare delle vittime da coronavirus. Immagini indelebili che riportano con la mente ad anni durissimi vissuti in prima linea anche dai medici internisti che hanno assistito il 70% dei pazienti colpiti dal virus. Ed è per questo che tutta la nostra comunità si stringe nel ricordo di chi non ce l’ha fatta”. È quanto afferma il presidente della Federazione dei medici internisti (Fadoi), Francesco Dentali nel suo intervento.

“Dalla pandemia – sottolinea – abbiamo tutti imparato moltissimo ma molto c’è ancora da fare per organizzare al meglio la nostra sanità sia per il presente che per non farci più trovare impreparati di fronte ad eventuali nuove emergenze. In primis, se vogliamo che il virus non rialzi più la testa occorre continuare la sensibilizzazione sull’importanza della vaccinazione nelle fasce di popolazione anziana e fragile che ancora oggi corrono molti rischi qualora dovessero contrarre il virus”.

“Occorre poi lavorare – segnala Dentali – per rendere i nostri ospedali più duttili e in grado di reagire prontamente a possibili nuove fasi critiche. Inoltre, la nostra assistenza territoriale va potenziata nel suo ruolo fondamentale di filtro. Per queste ragioni sarà fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr. Inoltre, auspichiamo venga al più presto approvato il nuovo Piano pandemico e allo stesso tempo sia messa in atto la revisione del Dm 70/2015 sugli standard ospedalieri in correlazione al Dm 77/2022 sugli standard territoriali in modo da creare quella reale sinergia tra ospedale e territorio da troppo tempo attesa”.

Nel prendere la parola Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia ribadisce che si stratta di “una cerimonia che serve a coltivare la memoria” di qualcosa alla quale “non eravamo preparati, noi europei” e l’Unione europea. Ricorda come “la risposta dell’unione europea, ricordo quei terribili giorni di fine febbraio e le prime due tre settimane di marzo durante i quali il lavoro della commissione era limitare i danni delle decisioni prese dai diversi paesi europei. Non dimentichiamo che la prima risposta in Europa fu di chiusura”.

Ma, sottolinea Gentiloni, “col passare dei giorni, tutto è avvenuto rapidamente e queste risposte di chiusura hanno lasciato il campo a una prova di solidarietà incredibile, senza precedenti a livello europeo”.

Era il 18 marzo 2020 quando – in piena pandemia – a Bergamo sfilavano decine di camion militari, in colonna, con le bare dei morti di Covid. Sfilando nel deserto spettrale delle strade svuotate dal lockdown, il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti cittadini non bastavano più, i morti erano troppi.

Il 18 marzo è a data scelta per celebrare la Giornata nazionale delle vittime del Covid, che ormai per qualcuno sembra un lontano ricordo, non per chi vive a Bergamo e Brescia e nelle zone più colpite dal virus. Forse anche per questo ha creato reazioni dure il raid dei no vax che hanno imbrattato con scritte e vernice rossa il Palaspirà, il palazzetto dello sport di Spirano, sempre nella Bergamasca, che ha ospitato il primo centro vaccinale in Lombardia (nella foto)

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