Le prime esperienze digitali (ad esempio il tempo trascorso davanti allo schermo e l’uso del digitale) hanno un impatto sullo sviluppo del cervello dei bambini, dal punto di vista funzionale e strutturale, ma questo impatto non è stato esaminato sistematicamente. Una dettagliata ricerca ha sintetizzato e valutato 33 studi raccolti sull’uso digitale dei bambini (di età compresa tra 0 e 12 anni) e sullo sviluppo cerebrale associato, pubblicati tra gennaio 2000 e aprile 2023.
Lo studio ha passato in rassegna 23 anni di ricerche sull’impatto dei dispositivi tecnologici, condotte su più di 30mila bambini sotto i 12 anni utilizzando tecniche di neuromaging. Per gli autori del lavoro, pubblicato su ‘Early Education and Development’, questi effetti sono più negativi che positivi (anche se ne rilevano alcuni anche in questo senso).
La sintesi delle prove ha rivelato che (1) l’esperienza digitale ha effetti positivi e impatti negativi sul cervello dei bambini, strutturalmente e funzionalmente; (2) potrebbe causare cambiamenti strutturali e funzionali nei lobi frontali, parietali, temporali e occipitali dei bambini, nella connettività cerebrale e nelle reti cerebrali; e l’area più vulnerabile è la corteccia prefrontale e la sua funzione esecutiva associata, e (3) l’esperienza digitale precoce ha impatti sia positivi che negativi sulla struttura cerebrale dei bambini longitudinalmente.
Pratica o politica: educatori e genitori dovrebbero essere consapevoli dei potenziali effetti dell’esperienza digitale sullo sviluppo del cervello dei bambini e fornire guida, mediazione e supporto adeguati per l’uso digitale dei bambini. I decisori politici dovrebbero stabilire e attuare politiche e regolamenti basati sull’evidenza per proteggere il benessere digitale dei bambini.
In particolare la ricerca rileva che il tempo trascorso davanti allo schermo porta a cambiamenti nella corteccia prefrontale del cervello, che è la base delle funzioni esecutive come la memoria di lavoro e la capacità di pianificare o rispondere in modo flessibile alle situazioni. Gli scienziati registrano anche impatti sul lobo parietale, che ci aiuta a elaborare il tatto, la pressione, il caldo, il freddo e il dolore; sul lobo temporale, importante per la memoria, l’udito e il linguaggio; e il lobo occipitale, che ci aiuta a interpretare le informazioni visive.
“Dovrebbe essere riconosciuto sia dagli educatori che da chi si prende cura dei bambini che il loro sviluppo cognitivo può essere influenzato dalle esperienze digitali che fanno”, evidenzia l’autore corrispondente dello studio, Hui Li, della Education University of Hong Kong. “Limitare il tempo trascorso davanti allo schermo è un modo efficace, ma impegnativo” e invece “potrebbero essere sviluppate e implementate strategie più innovative, amichevoli e pratiche”.
I ricercatori si fermano dunque prima di sostenere la necessità di limiti al tempo trascorso agli schermi da piccoli. Perché questo a loro avviso può portare a uno scontro. E non è quello che serve. Serve piuttosto, spiega Hui Li, che “chi ricopre posizioni politiche fornisca una guida, un coinvolgimento e un sostegno adeguati per l’uso del digitale nei bambini”. L’invito è ad aiutare i genitori a orientarsi, promuovendo programmi che supportino lo sviluppo positivo del cervello.
Il gruppo di ricerca – che comprendeva, oltre ad esperti dell’ateneo di Hong Kong anche ricercatori della Shanghai Normal University in China e della Macquarie University in Australia – ha voluto approfondire in che modo l’attività digitale influenza la plasticità, o malleabilità, del cervello durante i periodi critici dello sviluppo.
È noto che lo sviluppo visivo avviene soprattutto prima degli 8 anni, mentre il momento chiave per l’acquisizione del linguaggio è fino ai 12 anni, evidenziano gli autori, che hanno vagliato gli studi pubblicati sul tema tra gennaio 2000 e aprile 2023, con un’età dei partecipanti dai 6 mesi in su. I media basati su schermo sono stati quelli più comunemente utilizzati dai partecipanti, seguiti da giochi, scene visive virtuali, visualizzazione e modifica di video e utilizzo di Internet o tablet.
La conclusione dell’analisi è che queste prime esperienze digitali stanno avendo “un impatto significativo sulla forma del cervello dei bambini e sul loro funzionamento”. E “ciò è stato considerato sia potenzialmente positivo che negativo, ma soprattutto più negativo”. Per esempio alcuni studi esaminati osservano un’influenza negativa sulla funzione cerebrale richiesta per l’attenzione, le capacità di controllo esecutivo, il controllo inibitorio, i processi cognitivi e la connettività funzionale.
Altri lavori suggeriscono che un tempo maggiore davanti allo schermo è associato a una minore connettività funzionale nelle aree cerebrali legate al linguaggio e al controllo cognitivo, con effetti potenzialmente negativi sullo sviluppo cognitivo. È stato poi riscontrato che gli utenti di tablet hanno “funzioni cerebrali e attività di risoluzione dei problemi peggiori”. In quattro studi è stato scoperto che nei grandi utilizzatori di Internet e videogiochi si producono “cambiamenti negativi nelle aree del cervello, che influenzano i punteggi di intelligenza e il volume del cervello”.
Un generale ‘utilizzo intensivo dei media’ ha poi un potenziale impatto sull’elaborazione visiva e sulle regioni con funzioni cognitive più elevate. Tuttavia, sono stati condotti anche 6 studi che dimostrano come queste esperienze digitali possano avere un impatto positivo sulla funzionalità cerebrale del bambino.
Ad esempio, è stato riscontrato un miglioramento delle capacità di concentrazione e di apprendimento nel lobo frontale del cervello. Mentre un altro lavoro indicherebbe che giocare ai videogiochi può aumentare la domanda cognitiva, migliorando potenzialmente le funzioni esecutive e le capacità cognitive dei bambini. Riconoscendo alcuni limiti allo studio, gli autori raccomandano ulteriori ricerche.
“Innanzitutto – conclude l’autore principale Dandan Wu, dell’ateneo di Hong Kong – sia gli educatori che gli operatori sanitari dovrebbero riconoscere che lo sviluppo cognitivo dei bambini può essere influenzato dalle loro esperienze digitali”. Ed è poi “imperativo che i politici sviluppino e attuino politiche basate su prove empiriche per salvaguardare e migliorare lo sviluppo cerebrale nei bimbi mentre attraversano l’era digitale”.