La polizia ha sgomberato di alcune decine di studenti filopalestinesi l’università pagina di Sciences Po. La polizia è intervenuta questa mattina per evacuare alcune decine di studenti filopalestinesi che da ieri sera occupavano i locali della celebre università francese. Secondo le dichiarazioni di alcuni studenti all’interno, in contatto con i media, sono una cinquantina le persone ancora presenti nei locali della rue Saint-Guillaume.
Dopo aver sgomberato, la settimana scorsa, in seguito a un accordo con la presidenza di Sciences Po, gli studenti sono tornati ad occupare la facoltà ieri, insoddisfatti per i risultati della tavola rotonda con il Consiglio di facoltà sulle partnership universitarie con istituti israeliani.
Dopo il nuovo sgombero della facoltà, il governo francese fa sapere che su questo punto “la fermezza è totale e continuerà ad esserlo”. Secondo le testimonianze, molti poliziotti e gendarmi si erano posizionati già da questa mattina attorno alla facoltà. Verso le 11:30, gli agenti sono entrati nell’edificio, dove si sono trovati di fronte un gruppo di studenti, seduti, che gridavano “Israele assassini, Sciences Po complici”. Dopo alcuni minuti di confronto, le forze di polizia hanno cominciato ad evacuare.
Un negoziato dell’ultimo minuto fra gli studenti e la direzione di Sciences Po era fallito, nonostante la proposta di “un compromesso”. Il cosiddetto “comitato Palestina” della facoltà ha deciso a maggioranza di respingere la proposta di far cessare subito e spontaneamente l’occupazione in cambio della concessione dei locali del bar universitario, per continuare la mobilitazione e le riunioni.
Il governo ha fatto sapere che in alcuni casi simili, quelli di altre università del Paese occupate da studenti che protestano per lo scenario a Gaza, la situazione “ha potuto essere risolta con il dialogo”. “Questa fermezza paga – ha fatto affermato il governo -, ieri 23 siti occupati sono stati evacuati”.
NEI CAMPUS AMERICANI
Le proteste proPalestina nelle università americane hanno portato da aprile all’arresto di duemila studenti. Secondo i media le forze dell’ordine hanno sparato contro i manifestanti anche proiettili di gomma. Ieri notte la polizia è entrata nel campus dell’università Ucla (University of California Los Angeles) e ha sgomberato definitivamente il presidio degli studenti pro-Gaza.
Una troupe della Cnn, presente sulla scena, ha documentato l’arrivo della polizia e l’ingresso nel luogo in cui si erano posizionati i manifestanti filo-palestinesi. Ore prima, gli agenti avevano ritenuto che l’accampamento degli studenti, che protestano contro le azioni dell’esercito israeliano a Gaza, fosse un “raduno illegale”. La Cnn ha sottolineato che, di solito, definire un raduno “illegale” è un passo propedeutico allo sgombero e viene intrapreso prima che alle persone venga ordinato di disperdersi o affrontare l’arresto.
Le forze dell’ordine hanno poi cominciato a smantellare le barricate fuori dall’accampamento, come mostrano le riprese dell’emittente. La polizia aveva avvertito i dimostranti che, se fossero rimasti nell’accampamento, sarebbero stati passibili di arresto e avrebbero potuto farsi male, ma un gran numero di loro è rimasto al proprio posto. Mentre gli agenti entravano, si sentivano grida dall’interno dell’accampamento: “Mantieni la linea, mantieni la linea!”.
Un centinaio di manifestanti sono poi stati arrestati dagli agenti della California Highway Patrol. I dimostranti stavano tentando di rinforzare la barricata mentre la polizia l’ha sfondata. I fermati sono stati portati sugli autobus parcheggiati a circa un miglio dal campus. La Cnn ha visto un gruppo di agenti entrare nella Royce Hall dell’ateneo per raggiungere l’accampamento. L’emittente tv sostiene di aver visto membri delle forze dell’ordine sparare con quelli che sembravano proiettili di gomma.
Parla Biden: “Tuteliamo le proteste pacifiche, non quelle violente”
La legge e la libertà di parola “devono essere sostenute: le proteste pacifiche sono tutelate in America, il vandalismo e le proteste violente no” mette in chiaro il presidente Joe Biden, rompendo il silenzio sulle proteste nei campus. “Il diritto alla protesta non significa diritto al caos” ha sottolineato ancora il capo della Casa Bianca, precisando che “l’antisemitismo non ha alcun posto nelle università americane” e che “la guardia nazionale non dovrebbe intervenire nei campus”.
“Come presidente – ha aggiunto Biden – tutelerò sempre il diritto alla parola”, chiarendo che “non siamo un regime autoritario, dove mettiamo la gente a tacere, ma non siamo neanche un Paese che non ha leggi. In momenti come questo, c’è sempre chi corre per mettere a segno punti politici. Ma questo non è il momento per la politica. È il momento per la chiarezza”.
Joe Biden ha anche spiegato che “distruggere proprietà non è una protesta pacifica, è contro la legge. Il vandalismo, il rompere vetrate, chiudere i campus e costringere a cancellare le classi non è una protesta pacifica, così come non lo è minacciare o intimidire le persone”. Il presidente aggiunge che “il dissenso è essenziale per la democrazia, ma il dissenso non deve mai portare al disordine”.
I docenti della Columbia presentano la mozione di sfiducia alla presidente
L’associazione dei docenti della Columbia University ha presentato una mozione per votare la sfiducia alla presidente Minouche Shafik, criticando le azioni con cui ha risposto alle proteste nell’ateneo che “sono culminate con l‘orribile attacco della polizia contro i nostri studenti, una vergogna che tutto il mondo ha potuto vedere”. Nel documento si afferma che “un voto di sfiducia è l’unico modo per ricostruire la nostra devastata comunità e ristabilire i valori base dell’Università, di libertà di espressione, diritto di riunirsi pacificamente e gestione condivisa”.
LA CRONACA DI MARTEDI’
In precedenza, il dipartimento di polizia di Los Angeles aveva emesso un “allarme tattico” in tutta la città. Nelle ultime 24 ore, centinaia di manifestanti sono stati arrestati mentre in molti campus americani continuano le proteste contro la guerra a Gaza.
In mattinata era anche arrivata la decisione dell’Ucla di riaprire l’ateneo dopo una temporanea chiusura, segnalando “manifestanti estranei alla scuola” che stavano protestando vicino agli edifici, ha riportato la Cnn. In un post, l’università ha riferito che i manifestanti erano radunati all’incrocio tra Jefferson Boulevard e Figueroa Street e non era chiaro per cosa stessero protestando. Poco dopo le 21, ora locale, l’Ucla ha dichiarato che i manifestanti avevano lasciato l’area e che il campus era stato riaperto a “studenti, personale, docenti e ospiti registrati”.
Secondo la Reuters, i circa duecento manifestanti pro Israele hanno lanciato oggetti, si sono spintonati e presi a calci con i filo palestinesi. Sarebbero stati lanciati anche dei lacrimogeni. Alcuni armati di bastoni hanno picchiato altri. A un certo punto, un gruppo si è scagliato su una persona che giaceva a terra, prendendola a calci e picchiandola finché altri non l’hanno tirata fuori dalla mischia.
Nel Campus polizia e manifestanti stanno fortificando le loro posizioni: la polizia sta erigendo barricate di metallo e i manifestanti stanno sistemando tavole di legno e cartelli di protesta. È difficile vedere l’accampamento: “la polizia tiene a circa 30 metri di distanza e i manifestanti non permettono l’accesso dalle entrate posteriori”, scrive la Bbc.
La vice-cancelliere dell’università Mary Osako ha dichiarato che “stanotte si sono verificati orribili atti di violenza nell’accampamento” e che sono state chiamate le forze dell’ordine. La tensione è salita ma non è chiaro cosa abbia causato gli scontri. I filmati sui social mostrano persone che lanciano oggetti e petardi contro l’accampamento pro palestinese
Secondo una reporter del Los Angeles Times, i contro manifestanti pro israeliani hanno assaltato l’accampamento pro palestinese al grido di “Second Nakba”, ovvero l’incitamento a un secondo esodo forzato di arabi palestinesi dai territori occupati da Israele nel corso della prima guerra arabo-israeliana.
La Abc riporta che la polizia è intervenuta per disperdere i contro manifestanti che hanno assaltato l’accampamento a sostegno di Gaza. L’ufficio del sindaco di Los Angeles ha dichiarato che il dipartimento di polizia della città sta rispondendo alla richiesta di aiuto dell’università. La polizia è arrivata nel Campus
Solo poche ore prima la polizia aveva arrestato decine di manifestanti pro palestinesi che avevano occupato la Hamilton hall della Columbia University a New York. Il sindaco di New York Eric Adams ha affermato che almeno 300 persone sono state arrestate, ancora in corso le verifiche per stabilire chi tra loro è iscritto all’ateneo.
La protesta si sta allargando anche agli studenti dell scuole superiori. Alla City High di Iowa City stanno progettando di ospitare uno sciopero scolastico venerdì, secondo quanto postato su X. “Trascorrete la giornata con noi, un’ora aperta o solo pochi minuti durante la giornata scolastica per essere solidali con gli studenti di tutto il Paese”, si legge in un volantino degli studenti della City High.
Gli studenti hanno aggiunto che l’azione di venerdì non è una protesta contro la City High School, ma in solidarietà con “quelli della Columbia University, che si sono alzati in piedi per protestare contro il coinvolgimento degli Stati Uniti nelle gravi violazioni dei diritti umani che si verificano ogni giorno a Gaza”.
Donald Trump ha suggerito che le proteste a favore della Palestina nei campus universitari sono state fatte per distogliere l’attenzione dai problemi al confine tra Stati Uniti e Messico. In un post pubblicato sul social Truth, Trump ha tentato di sostenere la teoria secondo cui le manifestazioni a sostegno del cessate il fuoco a Gaza sarebbero state fatte per “distogliere l’attenzione dal nostro confine meridionale.