venerdì 22 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

IL LUSSO / Operai in nero e dormitori abusivi: commissariata casa di moda

Lavori affidati in subappalto a opifici gestiti da cinesi che utilizzavano lavoratori in nero e clandestini. E’ l’accusa che ha condotto la Procura della Repubblica di Milano a sottoporre all’amministrazione controllata la casa di moda Alviero Martini, molto nota per le sue produzioni di borse e accessori. La indagini sono state svolte dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro.

L’azienda avrebbe affidato l’intera produzione, senza mai effettuare alcuna ispezione o controllo, a società terze, che a loro volta, pur vigendo il divieto di subappalto, esternalizzavano le commesse a opifici gestiti da cittadini cinesi.

Da settembre 2023, in particolare, i carabinieri hanno controllato otto opifici nelle province di Milano, Monza e Brianza e Pavia, tutti risultati irregolari, e hanno identificato 197 lavoratori, di cui 37 occupati in nero e clandestini. Negli stabilimenti è stato riscontrato che la produzione avveniva in condizioni di sfruttamento e in presenza di gravi violazioni della sicurezza. I lavoratori venivano anche ospitati in dormitori abusivi.

Al termine delle indagini, sono stati deferiti in stato di libertà dieci titolari di aziende di origine cinese e 37 persone non in regola con la permanenza o il soggiorno sul territorio nazionale; sono state anche comminate ammende pari a 153mila euro e sanzioni pari a 150mila. Per sei aziende è stata disposta la sospensione dell’attività. La casa di moda Martini e i suoi dirigenti non risultano indagati.

E’ stato portato alla liuce quindi un Made in Italy realizzato sfruttando lavoratori sottopagati, costretti a lavorare in opifici cinesi dove hanno riscontrato gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, con la manodopera ospitata in dormitori realizzati abusivamente e in condizioni igienico sanitarie sotto minimo etico.

Nel provvedimento si sottolinea come l’indagine della Procura ha appurato “una connessione tra il cosiddetto mondo del lusso da una parte e quello di laboratori cinesi dall’altra, con un unico obiettivo: abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti attraverso l’elusione di norme penali giuslavoristiche“. L’azienda di moda è stata ritenuta “incapace di controllare il ciclo produttivo”.

Inoltre la Alviero Martini non avrebbemai fatto ispezioni o audit sulla filiera produttiva per appurare le reali condizioni lavorative” e “le capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato”.

L’azienda avrebbe affidatomediante contratto di appalto con divieto di sub-appalto senza preventiva autorizzazione, l’intera produzione a società terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi“. E le aziende appaltatrici, però, avrebbero “solo nominalmente” una “adeguata capacità produttiva e possono competere sul mercato solo esternalizzando le commesse ad opifici cinesi, i quali riescono ad abbattere a loro volta i costi grazie all’impiego di manodopera irregolare e clandestina in condizioni di sfruttamento“.

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