venerdì 15 Novembre 2024

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MAGA? NO, MEGA

di Piero Di Antonio

Un po’ di pazenza, e tra non molto vedremo in  giro nelle nostre città i trumpiani dell’ultima ora con in testa, malcelando un beffardo sorriso d’orgoglio, il berretto rosso con la scritta MAGA (Make America Great Again – Fai l’America di nuovo grande) ostentato da Trump. E’ l’insopprimibile vocazione tutta italiana di “correre in soccorso dei vincitori” (vale la pena scomodare Flaiano), abbinata all’atavico “servilismo”, fenomeno tipico di chi aspetta sempre l’arrivo del pifferaio magico.

All’indomani della vittoria di Trump, il primo a presentarsi in Tv con la cravatta rossa (il colore dei Repubblicani americani) è stato Matteo Salvini (dice che lo farà per tutta la presidenza americana) che non si è fatto scappare l’occasione di tirare fuori dal suo misero repertorio anti-immigrati alcune dotte valutazioni sulle parole di Elon Musk contro i giudici che dovrebbero essere cacciati: “Zecche rosse, comunisti delinquenti…” si è lasciato andare il nostro vicepremier. Un linguaggio così apertamente volgare e violento che lascia intravedere il prossimo scenario della politica italiana su cui si staglierà sempre quel cappellino MAGA ostentato da Trump e dai suoi accoliti.

Anche l’Europa sarà presto prigioniera di MAGA? In parte lo è già, visti l’entusiasmo e il seguito che le teorie dell’allegra brigata di miliardari made in USA stanno suscitando al di qua dell’Atlantico e nei piani alti del potere politico e mediatico. Un po’ di pazienza, allora, e la Destra estrema presenterà il conto non solo in Pennsylvania e Michigan, ma anche alla nostra cara Europa, afflitta da un’amnesia indotta dai concetti terra-terra ma efficaci, ossessivamente ripetuti dal sistema informativo ormai arreso a sovranisti e suprematisti.

Siamo nella fase del linguaggio diretto, indecente, spinto e senza freni o sfumature. Altro non vuol dire se non “ora si fa come vogliamo noi”. E questo esercito di estremisti, un po’ razzisti e profondamente maccartisti nell’animo e nelle gesta, lo farà, siatene certi. D’altronde, le rivoluzioni dei ricchi sono sempre riuscite, anche le meno appariscenti.

MAGA quindi sarà predominante. Almeno per qualche tempo ci toccherà subirne gli effetti, che non saranno soltanto le conseguenze dell’isolazionismo americano e dei temutissimi dazi, ma ciò che si porteranno appresso: la devastazione culturale, sociale, umana, con riflessi drammatici sulla nostra convivenza di italiani-europei. Questo è il pericolo della regressione prossima ventura. Soffocherà quel grande e stupefacente esperimento politico che è stato ed è l’Europa, la nostra vera casa, da tempo costretta a subire i colpi di coloro che la vedono, e non da oggi, come fumo negli occhi.

Quale freno azionare per fermare questa ondata? Di quale scudo dotarci per non farci travolgere dalla nuova e cinica retorica dei tempi a venire? Una difesa da contrapporre a MAGA c’è, si chiama MEGA, ovvero Make Europe Great Always (Fai l’Europa Grande Sempre).

Ma basterà sostituire una A con una E? Tutto sta nella volontà di noi europei che per anni abbiamo goduto di una libertà senza ostacoili, di nuove generazioni che sanno percorrere l’Europa, amando le sue grandi città e la gente che le vive, senza uno straccio di passaporto, con lingue che via via sono diventate meno ostiche. In  tutti questi anni siamo riusciti a farci capire ovunque, a Berlino, come a Parigi o a Barcellona. Gli illusi suprematisti ed estremisti che la dileggiano non vedono una foresta di conoscenze e libertà che stava crescendo, preferendo ricorrere al linguaggio della forza e dei muri, del rifiuto. E in questo marasma di idee farlocche e campate in aria, sventagliate dai nuovi attori sulla scena mondiale, siamo spesso in ritirata non avendo il coraggio, o forse per via della nostra educazione, di replicare a brutto muso alle tante monete false nascoste dietro pensieri allarmanti.

Nei giorni della vittoria, leggere le biografie dei nuovi padroni del MAGA provoca brividi. C’è un no vax al Dipartimento della Salute, uno che porta il cognome dei Kennedy, c’è uno come Steve Bannon passato dalla galera a dettare la linea della politica estera americana, amici di Putin e fedeli osservanti della Bibbia. Il tutto in una confusione di ruoli e di idee che ha un solo obiettivo: rafforzare il potere, già saldamente in mano loro.

E noi europei? L’Italia fa parte di questo continente e deve ora e in seguito sorbirsi le dotte analisi degli smanettoni amici di Musk, tale Andrea Stroppa, che ci illumina sui veri problemi del nostro Paese.

«Qual è il problema dell’Italia? – si chiede il referente in Italia di Musk in una intervista al Giornale della famiglia Berlusconi – Ha tantissime piccole imprese, ad alto contenuto tecnologico, ma che non riescono a crescere. Il Paese non ha dimensioni per poter competere a livello internazionale – e se lo dice lui… –  Il perché si trova nelle politiche industriali non all’altezza, penso agli incentivi, che sono come una droga. Cosa succede al drogato? Che ha sempre bisogno della droga per restare in piedi. E poi in un sistema poco competitivo, perché la competizione viene bloccata dalla burocrazia e dai corpi intermedi». Lo smanettone abbraccia quindi i luoghi comuni sbandierati dalla Destra, nonostante si affanni a definire il suo amico americano “un centrista” salvo poi gettare la maschera e definire “inutili i sindacati” . Per ora inutili i sindacati, poi sarà il turno delle istituzioni di garanzia, i cosiddetti contrappesi, infine la Costituzione. Il gioco è ribaltarla e cambiarla in un  attimo, poiché la tecnologia non ne ha bisogno. Il mondo d’un tempo ha costruito un mondo parallelo che non vuole regole né restrizioni, che non si pone dilemmi etici e morali, che si rivolge solo a chi si droga ogni giorno davanti a un pc o a uno smartphone e pensa di essere una persona libera. E’ la modernità che ti viene concessa dall’alto e tu “bambino non puoi farci niente”.

Ma l’Europa può tanto, nonostante lo slittamento a Destra che potrebbe inficiarne il futuro. Al di là dell’Atlantico non sopportano le regole sull’Intelligenza Artificiale Generativa, né le multe per comportamenti anti-concorrenziali dei colossi social (l’ultima è dell’Antitrust a Meta-Facebook, 798 milioni di euro) e altri limiti. Avere le mani libere significa “lasciare fare, lasciar passare” alla faccia dei nuovi monopoli che la tecnologia ha creato.

A poi, che dire di quei miliardi richiesti per nuovi armamenti? Per fare la guerra a chi? L’Europa del MEGA è stanca dei conflitti. Vuole più armonia tra le sue genti, perché trae la forza dalla pace, dalla libertà di muoversi. Il tempo del “divide et impera” è finito. Com’è finito il tempo di sopportare sciocchezze che l’ultimo degli arrivati spiattella dalle colonne di un giornale. Ci dice che “l’Italia non ha le dimensioni per poter competere a livello internazionale”.  E finora che ha fatto? L’Italia non ha materie prime (l’America è autosufficiente), ma ha solo le enormi e riconosciute dimensioni della sua storia, della sua bellezza, della sua creatività e del suo genio. Grazie a questi doni fa parte delle nazioni più progredite del mondo, nostante i lacci che è costretta a tagliare ogni giorno e le presenze inquietanti che tentano di minarla dalle radici.

Che cosa si pretende, quindi? Che si rinunci alle sue istituzioni, al suo modo di vivere? Che si penda dalle labbra di chi vuole portare su Marte un milione di terrestri? Con una semplice domanda che l’Europa dovrà fare: per fare cosa su Marte? Mettere fuori la testa dalla scafandro e ammirare le bellezze del pianeta rosso? Meglio, allora, godersi Berlino, Parigi, Barcellona, Amsterdam, Firenze, Venezia, Roma, Napoli…

 

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